Todde, il punto più basso della democrazia sarda? (ma è realmente finita?) – S’Imprenta
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Todde decaduta dalla sua carica: “terremoto”, titola l’Unione Sarda.
Il Collegio regionale di Garanzia elettorale contesta la rendicontazione delle spese della campagna elettorale della presidente, perché Todde non ha inserito il mandatario che certifica le spese e per “la confusione dell’imputazione delle spese nel rendiconto”.
Già annunciata l’impugnazione del provvedimento, Todde dovrà rivolgersi al Tribunale ordinario e non al Tar (Tribunale amministrativo).
Stando a quanto trapela, Todde aveva già provveduto attraverso una memoria – e si procederà con l’impugnazione della decisione notificata la sera del 3 gennaio.
Se però anche il Giudice d’appello dovesse confermare il giudizio espresso dal Collegio regionale di Garanzia, il Consiglio regionale sarebbe a quel punto costretto a dichiarare la decadenza.
Anche secondo l’Unione Sarda, il passaggio al Consiglio regionale non ha potere decisionale ma deve solo ratificare l’ordinanza.
Inizia il tamtam delle dichiarazioni.
Alessandra Todde: «Sono serena, vado avanti nell’interesse dei sardi». Fanno quadrato i fedelissimi. Desirè Manca: «Diamo fastidio, non abbiamo paura». Uniti per Todde: «Sostegno alla nostra presidente». Il gruppo del Pd: «Siamo fiduciosi, pieno sostegno alla presidente Todde», Meloni, Pd: «Giusto Todde continui a lavorare in attesa della pronuncia».
L’opposizione attacca. Piga, Fdi: «Se Todde ha barato, giusto riandare al voto». Giagoni, Lega: «Il destino politico della Sardegna è appeso a un filo». Giovanni Satta: «Io l’avevo detto. Bella… ciao». Per Deidda, Fdi: «Brutta figura, pensano di essere più furbi degli altri». Per Cappellacci sono «Dilettanti allo sbaraglio». Più cauto Pittalis, Fi: «Colpisce la superficialità, si faccia chiarezza».
Un punto è questo: perché Todde ha scelto di andare in esercizio provvisorio se l’ordinanza è del 20 dicembre? È stata notificata il 3 gennaio, ma aveva già pronti tutti i documenti per impugnare, dunque era al corrente.
Altro punto: entro il 25 febbraio potrebbe decadere la legge 20/2024 (aree idonee) e lasciare praterie libere per le multinazionali, senza che venga rimpiazzata dalla Pratobello24.
Più volte qui abbiamo scritto che Todde è stata scelta per completare l’opera – era presente in ogni passaggio. Da Draghi (“rappresentava le aziende energivore”, durante la scrittura del decreto), a Pichetto Fratin (era a capo della Conferenza Stato-Regioni e trattava direttamente con il Ministro), fino alla legge 20/2024.
La missione è compiuta, è stata utile allo scopo.
Perché la richiesta dei giudici non è arrivata prima?
Annu nou, cosa bècia
Il 2025 inizia con lo sbarco delle pale, nuovamente a Oristano e a Cagliari. YouTG.net (la notizia si trova solo su questa testata) riporta che ci sarà la chiusura effettiva della strada 293 di Giba dal 7 gennaio 2025 al 15 gennaio 2025, limitatamente alla fascia oraria notturna dalle 23:29 alle 04:00 del giorno successivo.
La settimana scorsa un impianto fotovoltaico è stato incendiato.
L’arroganza elitaria di Todde non ha avuto confini: aver ignorato le firme è uno dei punti più bassi della democrazia in Sardegna.
Probabilmente non è stata ancora metabolizzata dalla società e dal suo stesso elettorato nella sua gravità. Rimarrà come macchia nera indelebile nel suo curriculum.
Questa settimana la Direzione generale della Presidenza della Regione ha bocciato il referendum consultivo sull’eolico e il fotovoltaico dell’avvocato Pala.
Premesso che il testo referendario era mal scritto e che un referendum simile avrebbe vietato l’installazione anche di un singolo pannello in un terreno privato per usi propri, a sconcertare sono le motivazioni della bocciatura della Regione, e lo mette bene in evidenza un comunicato di Sardigna Natzione: “esula del tutto dal campo degli atti che potrebbero essere compiuti in futuro dalla Regione“, chiamando in causa l’unità e indivisibilità dello Stato, richiamando l’art.5 della costituzione.
Mica era un referendum sull’indipendenza della Sardegna (acabonu mannu)!
Ecco alcuni stralci della decisione:
“Preliminarmente, giova rammentare che la Repubblica è “una e indivisibile” (art. 5 Cost.), precisandosi che mentre l’indivisibilità impone un limite determinato e tassativo, il carattere dell’unità è un principio elastico dal quale discendono puntuali limiti alle autonomie territoriali, tra i quali vengono in particolare rilievo:
-dell’interesse nazionale, […]
-quello della funzione statale di indirizzo e coordinamento dell’attività amministrativa delle Regioni [….]
In definitiva, l’autonomia regionale – anche secondo le previsioni di cui agli artt. 114 ss. Cost. e le norme costituzionali che regolano le regioni a statuto speciale – viene assicurata e difesa nell’unitarietà dello Stato. […]
Le finalità cui mira la normativa statale, pertanto, non tollerano eccezioni sull’intero territorio nazionale, sicché le regioni non possono sospendere le procedure di autorizzazione, né subordinarle a vincoli o condizioni non previste dalla normativa statale anche le Regioni a statuto speciale sono tenute al rispetto dei princìpi fondamentali in materia di “energia” .
Il testo emerso, da un lato ammette che la Sardegna non ha poteri decisionali sul suo territorio, dall’altra è un atto di pura sottomissione allo stato italiano senza nessuna possibilità di autodeterminazione.
La parola “democrazia” è vuota senza “autodeterminazione”, e si completa solamente quando i due termini si fondono insieme.
Perché la sovranità dei sardi è assente dallo Statuto? E cosa comporterebbe averla?
Alla seconda domanda rispondiamo con un esempio.
Se l’Italia decidesse di spedire le scorie nucleari in Sardegna, troverebbe l’opposizione dei sardi. L’Italia potrebbe far decidere democraticamente, per cui potrebbe far svolgere un referendum in tutta Italia sulle scorie in Sardegna.
Siamo il 2% dell’elettorato, per cui un’eventuale vittoria per il sì al 98% darebbe patente di democrazia e legittimità.
Questo meccanismo lo viviamo a ogni elezione, quando le istanze sarde valgono il 2% nel contesto statale.
L’inserimento della sovranità sarda nello statuto era stata richiesta a gran voce anche dall’italianissimo (e odiatissimo dagli indipendentisti) Lussu.
Tuttavia non ottenne neppure quella, Lussu rimase deluso dallo Statuto attuale – si aspettava un leone, venne fuori un gatto – per cui oggi la sovranità dei sardi appartiene all’Italia, che la esercita in maniera del tutto discrezionale.
Ma la domanda è: i sardi sono coscienti di essere un popolo, con una sua storia, una lingua, una letteratura, distinto e distante, anche geograficamente, dall’Italia?
In Sardegna, il punto di vista italiano è imposto fino ad arrivare all‘immedesimazione tra colonizzatore e colonizzato. Se non esiste consapevolezza di questo rapporto, tanto vale pestare acqua, qualsiasi rivolta, o Rebellia, è inutile.
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Il castello in aria sta per crollare, i pragmatici razionalissimi ingegneri, hanno fatto male i calcoli dei pro e dei contro, e non tengono conto delle situazioni climatiche aleatorie.
La “siccità” contemporanea solare ed eolica (oltre che piovana, dunque idroelettrica) nel centro Europa ha causato un crollo della produzione di energia e un vertiginoso aumento dei prezzi.
A porre i dubbi sulla sostenibilità del sistema energetico europeo è la stessa rivista pro transizione, Qualenergia.it: Come reggerà il sistema elettrico in periodi di siccità di vento e sole?
Sa Cida in 1 Minutu
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immagine: La Nuova Sardegna