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Selargius, terra di servitù energetiche e la nascita del nuovo comitato

   
Lunedì 29 maggio, alle ore 18, presso la Biblioteca situata in Via Sant’Olimpia, si terrà un incontro del comitato con l’obiettivo di contrastare la realizzazione delle nuove stazioni elettriche previste nelle campagne di Selargius, ennesima servitù nel territorio sardo.

Il quadro generale è ormai chiaro come la luce del sole: la Sardegna serve all’Italia come terra di servitù. 

È servita nei secoli perché ricca di risorse minerarie (non ultimo il nero autarchico carbone); per fornire legname per le traversine ferroviarie di fine ottocento, disboscando l’equivalente di un quarto dell’isola, fatto che ebbe ripercussioni sul clima e sulle piogge; come territorio in cui installare l’industria inquinante negli anni della Rinascita (delle aziende di Milano che prendevano i soldi e spostavano i macchinari); per le basi militari sperimentali, dove, qualunque stato della NATO poteva, pagando l’affitto all’Italia, sperimentare qualsiasi bomba, incluse quelle all’uranio impoverito, senza nessun controllo; per le esercitazioni militari tutt’ora in corso, che devastano il territorio, ma non generano di fatto nessun indotto (le forze straniere in Sardegna della Noble Jump 2023 hanno comprato l’acqua da bere da un’azienda napoletana, 76.000 euro, solo per fare un esempio) e bloccano lo sviluppo turistico, vera miniera dei tempi nostri.
Sarà probabilmente deposito per le scorie nucleari. 

“L’isola selvaggia e incontaminata” è un falso mito che ci raccontiamo ancora, ma a breve la verità sarà talmente illuminante, che anche il mito sbiadirà, fino a scomparire nei ricordi degli anziani. I turisti non verranno più se non per ridere dello scempio che abbiamo permesso che ci passasse sopra le nostre teste. 

La classe politica sarda da decenni ha, da un lato, concesso tante servitù senza nulla chiedere in cambio per i sardi, se non la propria carriera politica dentro i partiti italiani
Dall’altro, ha puntato non sullo sviluppo autoctono come via per l’emancipazione, ma sull’elemosina dell’insularità in costituzione, nient’altro che un’inutile ovvietà lapalissiana che non ha risolto il problema dei trasporti.  
Oggi si parla di post-colonialismo, ma gira e rigira la storia è sempre la stessa che si ripete: dominatori che sfruttano la Sardegna, politici locali corrotti o compiacenti, cittadini inconsapevoli, rassegnati o distratti dai problemi quotidiani. “Indifferenti”, direbbe con disprezzo Gramsci. 

Questa è l’ora del sole e del vento. 

Fare della Sardegna la fonte di energia dello stivale, devastando definitivamente il panorama ambientale dell’isola, a scapito dell’industria turistica e di quella agroalimentare è il progetto. 
I disastri si vedranno nei prossimi anni. Ci sono richieste di installazione di impianti che porterebbero nelle nostre montagne e nei nostri mari circa 1500 pale eoliche da parte dei signori della speculazione che viaggia sul vento e sulla luce del sole. 

Immagine: zeroemission.eu

Tutta l’energia prodotta sarà conservata in mega batterie, trasportata con dei cavi che sventreranno l’isola, per poter essere raccolta e fornita all’Italia, passando per la Sicilia. Come tanti affluenti di un fiume, i cavi elettrici dell’energia prodotta convergeranno entro una mega ciabatta elettrica, per poi passare via mare verso l’Italia.  

La regione Sardegna, che pure ha competenze ambientali, sta accettando passivamente tutto quello che gli passa sopra: le elezioni incombenti suggeriscono a Solinas di fare scelte ponderate e di non pestare piedi potenzialmente scomodi. Opposizione in regione non pervenuta.
 
In questo contesto generale, emerge una storia, solo apparentemente locale, strategica per il piano statale. 
Terna, alla ricerca dello sbocco al mare, come raccordo di tutta l’energia prodotta, ha individuato l’agro del cagliaritano.  
Ed eccoci alla cronaca dei fatti, racconto di sindaci con buon senso, di altri più ingenui oppure più spregiudicati e senza scrupoli. Giudicherete voi.
 
A maggio del 2021 dal ministero arriva la comunicazione ai comuni di Settimo San Pietro e di Selargius sulla necessità di creare degli impianti per la canalizzazione dell’energia elettrica che passerà per il TYRRHENIAN LINK. 

La regione sarda fa da intermediaria.  
Il sindaco di Settimo San Pietro, immediatamente si è riparato dietro ad una questione di vincoli di usi civici, per cui il cerino è rimasto in mano al sindaco di Selargius (che è anche assessore all’urbanistica dal 2007) il quale entusiasticamente ha accettato le servitù a scatola chiusa sulle campagne selargine.

Nel contesto delle servitù sarde, poco cambia se l’impianto si realizza a Selargius o a poche centinaia di metri di distanza dello stesso agro, nel comune di Settimo, ma è importante il diverso atteggiamento di fronte all’ennesima servitù.  
 
A scatola chiusa, senza avere conoscenza dei progetti, sul tipo di impatto ambientale e sui cittadini, il sindaco di Selargius accetta e si rende disponibile per accogliere la servitù.  
 
A Selargius esiste già una stazione elettrica degli anni Ottanta, per cui il sindaco ha pensato bene di posizionarla a fianco della struttura, forse immaginando una semplice estensione dell’esistente.  

Immagine stazione elettrica esistente: Google Maps


Il progetto esecutivo arriverà solamente ad agosto del 2022. E qui la prima sorpresa: le carte evidenziano immediatamente il fatto che NON si tratta di un semplice duplicato della centrale esistente, ma di una struttura ad alto impatto ecologico- ambientale.  

Progetto nuove stazioni


 
Le stazioni, infatti, sono due. La prima, una stazione di smistamento, di cui ancora si sa poco, e una stazione di conversione, composta da 6 edifici.  
 
Due di questi edifici sono alti 22 metri, con un basamento di circa 50×60 metri
altri due edifici sono alti anch’essi 22 metri, con un basamento di circa 40×30 metri; il quinto edificio è alto circa 13-15 metri; il sesto edificio è alto circa 13-15 metri ed ha la destinazione d’uso a magazzino. 

Progetto nuove stazioni

In pratica una riedizione delle torri di Pirri, leggermente più basse, ma grandi come la metà circa di un campo da calcio, in un territorio fondamentalmente pianeggiante, se si esclude il solo colle di Mat’e Masoni.  

Immagine: Google Maps


I cavi dovranno passare lungo la strada Selargius-Ussana, costeggiando l’area in cui è previsto da tempo il progetto di una vasca di laminazione, finalizzata al riassetto idrico del Riu Nou.  
Dunque, i due progetti potrebbero entrare in conflitto e, come prima conseguenza, potrebbe saltare il piano di riassetto idrogeologico. La fretta ha generato gattini ciechi e nuovi problemi.
 
La commissione urbanistica si è riunita a marzo del 2023 per esaminare il protocollo di intesa che sarebbe dovuto andare in Consiglio per approvazione, ma, data l’incapacità del sindaco di fornire le risposte alle tante domande, quest’ultimo ha rimandato questioni e discussione ad un consiglio comunale organizzato ad hoc, in presenza di due consulenti della TERNA cui rivolgere le stesse domande.  
 
Il 15 marzo, in seguito a questa commissione, Terna è intervenuta in seduta del Consiglio, ha spiegato il progetto, ma molte domande non hanno trovato risposta (non è stato fornito ad esempio un rendering).

Per un disguido, “un errore tecnico”, la seduta non è stata videoregistrata, caso raro da parecchi anni a questa parte. Esiste solo un verbale sommario e non esaustivo della seduta, in un contesto in cui è necessario controllare asterischi e virgole, parole dette e soprattutto quelle non dette. 
 
Ora, l’improvvisazione con cui si affrontano certe questioni lascia senza parole. Non è una semplice scelta locale paesana (o cittadina, come i selargini amano dire) ma è il nodo cruciale, raccordo di mille servitù dell’isola e, al tempo stesso, cartina di tornasole dell’atteggiamento della politica sarda, succube nei confronti del governo italico.

Da un lato, la centrale è di primaria importanza per il governo italiano che intende perseguire il progetto della Sardegna come terra delle mille servitù. Dall’altro lato i sardi che si trovano con una classe dirigente non competente e inconsapevole del proprio ruolo politico, a difesa dell’ambiente, indifferente alle questioni culturali a difesa degli interessi dei sardi, ci mostra il perché dei mille ritardi che ancora tengono la Sardegna sottosviluppata e succube di speculatori e governi centrali disinteressati al benessere dei sardi.  
 
Che succederebbe se il consiglio comunale votasse contro al piano di indennizzo? Lo stato italiano imporrebbe comunque l’ennesima umiliazione all’autonomia dell’isola?  
 
Il 4 maggio 2023, il Consiglio Comunale ha approvato una mozione riguardante la valorizzazione dell’agro. La mozione, presentata dalla minoranza, ha ottenuto anche il sostegno della maggioranza.
Tuttavia, la maggioranza ha appoggiato la proposta a condizione che non venisse menzionata Terna SPA nel testo, nonostante il fatto che le nuove centrali occuperanno ben 17 ettari dello stesso agro.
 
Durante la stessa riunione, il sindaco ha ammesso ingenuamente che esiste già un alto livello di inquinamento elettromagnetico, come se questa fosse una giustificazione valida per continuare a inquinare invece che risolvere il problema esistente.

È già a conoscenza il sindaco dell’impatto sull’inquinamento elettromagnetico delle nuove stazioni, oppure si affiderà al caso, sperando nella buona sorte?

“Conoscere per deliberare”, diceva il liberale Einaudi, prendere decisioni in contesto di asimmetrie informative è una follia che pagheranno tutti i selargini nei prossimi anni. 

Secondo indiscrezioni, i terreni destinati all’esproprio saranno pagati dieci volte tanto il loro valore di mercato. La speculazione energetica in arrivo in tutta la Sardegna è gigantesca e il tempo è troppo limitato per intraprendere trattative conflittuali o contestazioni con i proprietari dei terreni.

Tra i possibili beneficiari ci sono anche alcuni membri dell’amministrazione, come indicato dalla pagina pubblicitaria acquistata da TERNA sull’Unione Sarda (pubblichiamo qui uno stralcio come esempio).


È possibile che in futuro ci siano inchieste giudiziarie su questo e su altri punti, la fretta e la grossolana impreparazione potrebbero riservare sorprese. 
 
C’è ancora un aspetto da segnalare.
In passato, nei dintorni dell’area interessata, sono state trovate tante evidenze archeologiche, segnalate dallo storico indipendente ed ex ispettore onorario Carlo Desogus. Lo stesso Desogus, (che avevamo intervistato qui a S’Indipendente) proprio ieri (il 27/05/2023) nella giornata di Monumenti Aperti, ha ufficializzato e presentato la donazione della sua incredibile collezione personale di reperti trovati nel comune di Selargius.
Ma sono stati donati al comune di Settimo San Pietro.

L’archeologo Giovanni Ugas, nella stessa giornata, ha spiegato l’importanza di quei reperti, senza dubbio di prim’ordine.
Possiamo menzionare un pugnale di bronzo, del quale esiste solo un altro esemplare in Sardegna, simile nella forma, ma più antico, alle spade di Sant’Iroxi (Decimoputzu).
Queste sono simili alle spade degli Shardana raffigurate in Egitto.

Presentate anche tante ceramiche, tra cui una rara di provenienza etrusca, che testimonia i rapporti commerciali della Sardegna, e altri reperti che risalgono dall’epoca del bronzo fino all’epoca romana.

Perché sono stati donati al comune di Settimo e non a quello di Selargius?
Perché quest’ultimo non ha mostrato interesse (non ha neppure risposto) alle ripetute offerte di donazione di Desogus, a testimoniare la totale assenza di cultura delle amministrazioni di Selargius.
Il comune di Settimo si è mostrato più lungimirante, accettando immediatamente l’offerta di Desogus.

È risaputo che, come dicono i proverbi, l’erba del vicino sembra sempre più verde, ma in questo specifico caso, con l’istituzione delle stazioni elettriche a Selargius, lo spazio verde effettivamente diminuirà.

Tuttavia, è fondamentale ribadire che il problema non si risolverebbe semplicemente spostando le stazioni di un centinaio di metri, oltre un confine visibile solo sulle mappe. Si tratta piuttosto di un problema che riguarda il futuro e la subordinazione dell’intera Sardegna, relegata a terra delle mille servitù italiche.

A chiosa di questo contesto, diverse società private hanno già inoltrato richieste di allaccio di impianti offshore e di accumulo elettrochimico, come accessori della futura stazione. Queste dovranno collegarsi alla stazione elettrica, creando così una coesistenza di vari impianti. Si costituirà pertanto una sorta di distretto elettrico.

Il progetto TERNA rappresenta l’avvio della trasformazione radicale di ciò che una volta era la campagna di Selargius, per millenni dedicata alla produzione di vini di eccellente qualità, si trova adesso in balia di politici incapaci di rilanciarne lo sviluppo.
Avrebbero potuto farlo anche incoraggiando l’unione dei numerosi piccoli produttori in un progetto comune, come quello di una cantina sociale. 

Ad oggi il protocollo di intesa non è ancora stato approvato in consiglio comunale, la maggioranza potrebbe perdere pezzi se messa al corrente dei rischi e delle responsabilità. 
 
Intanto un comitato cittadino si sta organizzando, tra mille difficoltà, scarsa informazione e tanto disinteresse da parte dei selargini.  
 
Come scritto all’inizio dell’articolo, lunedì, 29 maggio, presso la Biblioteca di via Sant’Olimpia, alle ore 18, si riunisce il comitato, si spera arrivino più persone possibili.


Ecco il comunicato di costituzione del Comitato:   

 
In data 04/04/2023 nel corso  di un’assemblea pubblica  che ha visto  la partecipazione di numerosi cittadini e cittadine, esponenti istituzionali, agricoltori locali e rappresentanti di associazioni culturali, si è  costituito il   
 
COMITATO PER LA DIFESA DEL TERRITORIO nel Comune di Selargius con le seguenti finalità:  
 
Appreso che  il Comune di Selargius ha avviato da tempo l’iter tecnico amministrativo per  autorizzare  TERNA SpA  (proprietaria della Rete Elettrica di Transizione Nazionale (RTN) e titolare della concessione delle attività di trasmissione dell’energia elettrica nel territorio  nazionale)  per la  realizzazione   nel proprio territorio agricolo di  due stazioni elettriche (una di conversione e una di smistamento), nell’ambito del  progetto  Collegamento HVDC Sicilia – Sardegna – “West Link” per gli interventi ricadenti nella Regione Sardegna.  
 
 La localizzazione delle due Stazioni elettriche scelta da Terna SpA con il benestare dell’Amministrazione di Selargius (anche la Stazione di Conversione destinata a Settimo San Pietro ma rifiutata dai suoi amministratori perché andava ad impattare  in terreni gravati dal vincolo di uso civico)  vanno a sottrarre  17 ettari di terreni al nostro Agro che viene ulteriormente impoverito a seguito della destinazione di suolo agricolo   alla  zona G del PUC, dove l’amministrazione avrebbe dovuto indicare a Terna  come zona   idonea  alla  localizzate delle  due stazioni.  
 
 Il percorso tecnico amministrativo del progetto si è svolto in pieno lockdown, senza un adeguato coinvolgimento della cittadinanza (consultazione che è prevista per legge).   
 
Sappiamo che il progetto ha una rilevanza Internazionale ( destinato a rafforzare l’hub energetico del Mediterraneo per un futuro energetico più sostenibile)  Nazionale e Regionale    tant’è che è stata la Regione Sardegna (assessorato dell’industria)   a  promuovere il  dialogo di Terna SpA  con le amministrazioni interessate dagli interventi compresa Selargius;  
 
Ma riteniamo che Selargius, ( come accaduto in passato con le sottostazioni di Pizz’è Pranu e di Is Corrias)   non debba  pagare  un contributo all’interesse Nazionale così pesante,  rinunciando ad investire su uno sviluppo economico produttivo del suo Agro.  
 
Il comitato per la difesa del Territorio  
 
·       Ritiene che il peso di un  intervento così importante non vada sostenuto dalla sola  Selargius  ma vada distribuito in altri territori attraverso  una programmazione e una regia Regionale o Ministeriale ;  
 
·       Esprime forti preoccupazioni per il complesso delle attività che dovranno essere poste in essere a carico del Comune di Selargius che appare sguarnito di risorse umane e professionali;  
 
·        Intende aprire un dialogo con l’Amministrazione Comunale perché la cittadinanza venga sentita in merito alla questione prima che si arrivi alla scelta definitiva della localizzazione delle due stazioni in agro di Selargius.  


Immagine: Youtube. Foto reperti: Mario Tuveri


 
 
 

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