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Scuole, Università, ONG: il lavoro sporco propagandistico della “transizione energetica” – S’Imprenta

S’Imprenta – Rassegna stampa dalla colonia

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Dai dati dell’Istat del 2023, emerge che “la povertà è inversamente proporzionale al titolo di studio. Peggiora la situazione dei diplomati“. L’abbandono scolastico e in generale il rendimento, come fenomeno strutturale, potrebbe in parte spiegare alcuni deficit dell’economia sarda.

Emerge in queste settimane una “transizione” propagandata da alcuni media, nelle scuole, con pesanti fondi europei a diverse ONG (ecco la lista di quelle coinvolte, tra cui risulta il WWF e Slow Food), da un lato, e portata avanti dalle organizzazioni legate alla ‘Ndrangheta, o da multinazionali che espongono delle scatole cinesi con capitali irrisori, dall’altra.
È il lato sporco della transizione.

In principio era stata la città di Quartu, nel 2023, sindaco Graziano Milia, che patrocinò l’evento. “Sardegna, al Poetto di Quartu l’eolico marino spiegato a 60 bambini“, titolava il Sole24Ore.

Testualmente dal giornale: “Sulla spiaggia del Poetto, sessanta alunni di prima media dell’Istituto Comprensivo “Maria Lai” di Quartu Sant’Elena, nel cagliaritano, accompagnati dalle loro insegnanti, hanno partecipato al workshop OffshoreWind4Kids. L’evento è stato organizzato da Renantis e BlueFloat Energy, con il patrocinio del Comune di Quartu Sant’Elena.”

Bambini che giocano all’offshore

L’evento di Siniscola, di martedì 11 febbraio 2025, era stato preceduto da quello del Liceo Mossa di Olbia di dicembre 2024.
Ne dava notizia con toni entusiastici la stessa Nuova Sardegna, che risultava tra i relatori nella persona del direttore:

“A illustrare il progetto, Fabrizio Puddu, stakeholder manager di Nadara e Michela Sinesi, manager di BlueFloat energy. In apertura di incontro, nell’aula magna del liceo scientifico, il direttore della Nuova Sardegna, Giacomo Bedeschi, ha presentato il progetto La Nuova@Scuola, giunto all’ottava edizione.”

L’incontro di Siniscola di martedì 11 febbraio è stato anticipato da un articolo di Mauro Pili, per cui lo scontro tra i due quotidiani è aperto e frontale.

La risposta degli studenti di Siniscola è stata magistrale (Siniscola, in centinaia davanti alla scuola superiore contro l’assalto eolico: salta l’incontro con la Nadara Spa) ed ha trasformato l’evento in un autogol.
Gli studenti in sciopero, supportati dai comitati e movimenti, hanno ribaltato la convinzione di chi pensa che basti iniettare dosi massicce di info coloniali nel sistema per ottenere indottrinamento a proprio piacimento.

Parla Antonio, 18 anni: “noi sapevamo già da tempo che Nadara sarebbe venuta, e non avevamo dubbi che questa veniva per rappresentare i propri interessi, per questo eravamo determinati ad esprimere il nostro dissenso verso le sue politiche, optando alla fine di farlo tramite la manifestazione di Lunedì.
Appena uscita la notizia dell’Unione Sarda, eravamo indecisi fra il creare un contraddittorio all’interno della presentazione, dimostrando che noi non ci facciamo indottrinare e sappiamo reagire in modo critico alle informazioni che ci vengono date, oppure manifestare il nostro dissenso scioperando fuori dalla scuola. Si è deciso di agire come istituto e di decidere se manifestare o meno con un voto sul gruppo delle quinte, e abbiamo deciso di scioperare. Spero che si riesca a scioperare per la palestra del Pira, che è rimasta inagibile per un mese ormai per colpa di un crollo all’interno della struttura, e che questo sciopero alla provincia riesca a farla mobilitare nel sistemare la questione al più presto”.

Sara, età 18 anni. “La prima cosa che mi è venuta in mente è stata quella di informarmi di ciò che mi stava accadendo attorno, sia sull’azienda che stava per fare la presentazione nella nostra scuola e sia il motivo del loro arrivo. Distruggere le nostre coste e la nostra natura per i loro affari.
Era l’ora che anche noi giovani iniziassimo a muoverci. Il dibattito è avvenuto nel nostro gruppo dei rappresentanti, ogni rappresentante ovviamente riferiva tutto alla propria classe. La prima cosa è stata l’informazione, tutto ciò che poteva essere utile veniva mandato a tutti gli studenti perché nessuno doveva rimanere all’oscuro della situazione. Poi io personalmente mi sono messa in contatto con mia zia che mi ha aiutata a richiamare i comitati da tutta la Sardegna per darci il loro supporto. Successivamente ci siamo messi in contatto con diversi giornalisti e abbiamo preparato dei cartelloni. Spero che la nostra iniziativa dia il coraggio a tutti i giovani della Sardegna a lottare per le proprie idee e non farsi scoraggiare da nessuno. Se si crede in qualcosa bisogna urlarlo.

Per Andrea, 17 anni, “sinceramente non sono così sicuro che tutti seguano le nostre orme, ma lo spero veramente con tutto il cuore. La nostra isola è sempre stata protetta da generazioni, noi giovani siamo obbligati moralmente a mantenere la difesa del nostro territorio; la grinta e la forza scorre nel nostro sangue sardo. Chi viene in Sardegna per conquistarla o danneggiarla verrà sempre respinto.


È necessario decolonizzare l’informazione, ma lo è ancora di più decolonizzare la scuola. Mettendo insieme il fatto che secondo l’Istat la povertà è correlata al titolo di studio e che questo è il livello della scuola italiana, abbiamo un grosso problema.

Presso l’Università, Terna ha pagato totalmente il master Tyrrhenian Lab, finalizzato all’assunzione, tipico dei momenti in cui occorre dare una manciata di posti di lavoro per giustificare una nuova servitù e tentare di comprare la nuova borghesia. Esattamente come propagandavano i militari con le basi.
Analisi tecniche sul Tyrrhenian Link e propaganda a fini economici non vanno tanto d’accordo, e a perderne di autorevolezza è sicuramente la prima.

Ci troviamo dentro ad un paradosso, per cui se vogliamo emanciparci dobbiamo studiare, ma se lo facciamo nella scuola italiana ci auto-colonizziamo, alimentandoci con una narrazione esterna tossica.
L’unica nuova scuola possibile per una reale emancipazione e autodeterminazione è la Scuola Sarda, con lingua, storia, geografia, letteratura e arti sarde.

Il 22 febbraio è previsto nella scuola Othoca di Oristano un confronto tra Michele Zuddas, Maria Grazia Demontis e Maurizio Fadda, relatori contro la speculazione, e Marta Battaglia (Legambiente), Enrico Piano, Daniele Cocco (ingegneria di Cagliari).


L’accelerazione di questi interventi propagandistici coloniali è in linea con la frettolosa ansia da prestazione dell’UE: la Commissione europea porta avanti l’iter di infrazione contro l’Italia e altri sette Paesi Ue per non aver recepito nel diritto nazionale le norme Ue per accelerare le autorizzazioni per i progetti green, modificando la direttiva energie rinnovabili.

A Dolianova si parla di lotta, a Isili brucia una pala

L’evento sulla speculazione di Dolianova di domenica 9 febbraio, organizzato dal Comitato del Parteolla-Gerrei, in cui nessuno dei sindaci invitati direttamente si è presentato, è stato di alto livello.
Lo è stato finché l’intervento del disturbatore seriale Roberto Schirru ha buttato in caciara la serata. L’obiettivo era chiaramente buttare alle ortiche un dibattito importante, con interruzioni, fino all’intervento dei carabinieri.
L’argomentazione è la solita bufala coloniale, che attribuisce ai sardi il record italiano dell’emissione di CO2.
Schirru tuttavia ammette che togliendo le emissioni della petrolchimica (industria che ci è stata imposta) passiamo da 15 milioni (in realtà 12) di tonnellate di CO2 “a 5 milioni”, il che ci porta ad essere tra le regioni con più basse emissioni in Italia. Ma non basta, perché questo dato include anche il 39% di quota export elettrico verso l’Italia.
Maurizio Onnis (che era tra i relatori) duramente replica che “non tutti dovrebbero avere diritto alla parola”, almeno “non chi ci vuole opprimere”.

Roberto Schirru, ambientalista Greenpeace e Legambiente, ex PD, imprenditore nelle rinnovabili con interessi importanti nel settore, non è nuovo a questo tipo di apparizioni improvvise negli eventi.
Nel web il suo nome appare in un articolo del 2010 della Nuova Sardegna (Morittu: assalto all’eolico nei nove mesi della giunta di Masala e Cappellacci).
Nell’articolo, il riferimento è alla questione Flavio Carboni, che fece affari nell’epoca Cappellacci, Verdini, massoneria P3.

Parlando dell’epoca in cui al governo andò il centro sinistra, Morittu confessò che: “Pressioni politiche, del resto più che lecite, sì, come quelle di Greenpeace e di altre associazioni ambientaliste, che volevano maggiori liberalizzazioni, mentre noi avevamo fissato regole molto rigide». Un gruppo imprenditoriale lo incontrò anche lui. Ricorda oggi Morittu: «Mi chiamò Roberto Schirru, consigliere comunale a Sassari, e mi chiese di incontrare alcuni dirigenti del gruppo Falk“.

Nella stessa serata di Dolianova, Bustianu Cumpostu ha sostenuto che una legge popolare non passerà mai, a nessun livello, perché quelli sono gli ordini dall’alto.
Sulla stessa linea Maurizio Onnis, secondo cui la questione legislativa e i tribunali non sono sufficienti, serve una reazioni più forte, naturalmente pacifica e non violenta.

Intanto il Comitato del Sarcidano incendia una pala eolica (ma era di legno). Allegoria del potere che viene giudicato e messo al rogo, sotto le fiamme.
Inizia il Carnevale e, verosimilmente, il fenomeno si ripeterà, Re Cancioffali è destinato a morire, almeno per un giorno.

Nel comunicato aggiungono, e passiamo all’aspetto politico, “Insieme a tante altre realtà civiche in lotta, abbiamo inviato una lettera a tutti i Prefetti sardi, in cui caldeggiamo una presa di responsabilità da parte delle pubbliche autorità. Chiediamo un cabina di regia ai massimi livelli, perché la contrarietà popolare, democratica e territoriale alla speculazione energetica è plebiscitaria e quasi unanime (Comitati, Comuni, Comunità Montane, ANCI, Stampa regionale e locale, Associazioni, e soprattutto i 211.000 sardi che hanno firmato la Pratobello 24).
Chiediamo che lo Stato e le sue Istituzioni ne prendano finalmente atto e si avvii in Sardegna una transizione democratica, diffusa e concertata (quella per intenderci inscritta nella Pratobello 24) con i depositari della sovranità sostanziale: i Sardi.

Il Comitato di Selargius giovedì ha incontrato il sindaco, a proposito del secondo impianto di batterie BESS che deve ancora entrare in Conferenza di servizi, di fianco al Tyrrhenian Link, e denuncia in un comunicato l’immobilismo di quest’ultimo, mentre il territorio verrà industrializzato.

Su Comitadu pro sa Nurra dichiara sostegno all’iniziativa legge elettorale, mentre a Quartu si organizza una manifestazione.
In tutta la Sardegna si moltiplicano gli eventi, la sensazione è che la lotta stia per ripartire più forte di prima, e con più determinazione.


Politica. Caso Todde, conflitto di attribuzione: sarà all’ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio regionale la mozione sul conflitto di attribuzione tra Stato e Regione in merito all’ordinanza di decadenza della presidente Todde.

Politicamente alle corde, dopo “Teti è un paese primitivo“, per Todde, in Sardegna “odio come essenza primaria“. Ma i sardi non erano “capaci di amare”? (cit. di un alleato)

La speranza è che non ci creda davvero e che sia una sciocchezza dovuta allo stress da decadenza, dalla sconfitta sul referendum sull’autonomia differenziata, dall’impugnativa della legge 20, dal logoramento per aver ignorato le 210.000 firme, dalla crisi della sanità, dal bilancio provvisorio.
Perché richiamare addirittura “l’essenza primaria“, dunque immutabile, è gravissimo, oltre che una sciocchezza sesquipedale.


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2 commenti

  1. Si s’ódiu est coment’e “essenza primaria” in sos Sardos, Alessandra Todde de cale Pianeta ndh’est próida o ndhe l’ant fata pròere e a “amore come essenza primaria” sua pro fàghere unu regalu a nois Sardos? O est a “orgoglio di prima donna Presidente” ma a birgonza de Sardigna?

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