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Scuola, tecnologia e relazioni durante il Covid. Intervista a Carlo Duò

De Ninni Tedesco Calvi

La DaD negli ultimi mesi ha messo in crisi l’idea di scuola, il rapporto tra docente e studente, il processo di apprendimento/sviluppo, ma ha anche lanciato nuove sfide nelle tecniche didattiche.

Ne parliamo con Carlo Duò, Psicologo del Lavoro e delle Organizzazioni, specializzato in Comunicazione Strategica e Neurolinguistica, che da oltre 20 anni si occupa di consulenza risorse umane, training e professional coaching. Ha collaborato, tra le altre, con aziende come Apple Italia, Enel, Bridgestone, Mutuionline e pubbliche amministrazioni come il Ministero della Pubblica Istruzione, il MIBACT e il Ministero della Salute.
È stato docente a contratto presso diversi Master di specializzazione alle Università di Cagliari, Sassari, Verona e si occupa di editoria in partnership con BMJ, Franco Angeli, Springer Nature.

Buongiorno Carlo. In qualità di formatore di docenti e psicologo del lavoro, ti sono pervenute richieste di formazione o di intervento da parte di scuole?

Buongiorno. Si, negli ultimi 10 mesi la richiesta è stata soprattutto legata ai temi della trasformazione e educazione digitale, oltre che della gestione delle conseguenze psicosociali del Covid-19. L’impatto tecnologico, infatti, è andato a braccetto con l’impatto relazionale e comunicativo, sia per i/le docenti che per gli allievi/le allieve. Si tratta di questioni urgenti e complesse che in questo momento storico accomunano il sistema scuola al sistema delle imprese e delle pubbliche amministrazioni: una declinazione specifica dello smart working all’interno della peculiarità educativa. La cosiddetta digital transfomation ha investito tutti, ma sono convinto che nelle professioni di relazione l’impatto è stato particolarmente significativo.

Quali sono, secondo te, i bisogni formativi prioritari dei docenti in questo momento? Ad esempio: formazione tecnologica sulla DaD o formazione sulla pandemia (contenuti e sue conseguenze)?

Come accennato nella precedente risposta, credo sia prioritario un accompagnamento alla gestione del cambiamento. In particolare, è rilevante fornire strumenti tecnici e non tecnici per la gestione delle relazioni a distanza, per la progettazione formativa della DaD, per la comunicazione e rimotivazione degli allievi/delle allieve, in un cambio di paradigma che sinora non ha certo premiato le persone fragili (lato docenti e lato allievi/allieve). In seconda battuta, oltre a tematiche strettamente legate alla didattica, è rilevante fornire supporto psicosociale a tutti gli attori della scuola (famiglie comprese), dal momento che la “distrazione digitale” ha spesso fatto passare in secondo piano la pandemic faigue collegata alla variabile umana.

Le scelte fatte finora, sia politiche sia delle singole istituzioni, sono state adeguate ai reali bisogni formativi educativi? Quali conseguenze avremo nel prossimo immediato futuro?

Le scelte fatte sono state compiute in emergenza e spesso hanno risentito dell’impreparazione e della mancata programmazione. Per questo sono convinto che possano essere utilizzate quale base per migliorare e creare veri e propri programmi di evoluzione del sistema scolastico verso il futuro. Pensare però che questo obiettivo possa essere raggiunto solo attraverso le tecnologie sarebbe un grave errore. Oltre alle opportunità offerte dal digitale, è necessario creare un sistema culturale partecipativo e condiviso per l’accompagnamento all’innovazione. Altrimenti continueranno a sopravvivere differenze abissali tra scuole, allievi/allieve e docenti, a sfavore soprattutto di chi verrà abbandonato alla pura e semplice tecnocrazia.

Grazie Carlo.
Grazie a voi.

Foto de presentada:  Sebastian Herrmann on Unsplash

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