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Pandemia e campagna mediatica contro la Sardegna

Omar Onnis, autore del pezzo intitolato Il parco giochi chiude, analizza la campagna mediatica scatenatasi attorno al 20 agosto contro la Sardegna. Crescono i contagi da Covid-19 e cresce l’“esportazione” di questi contagi dall’isola in seguito al rientro in continente dei vacanzieri estivi. All’improvviso è tutto un fiorire, su testate giornalistiche cartacee, digitali e televisive, di testimonianze sulla “pericolosità” della Sardegna come incubatrice della pandemia. Pericolosità non giustificata dai numeri, perché l’isola non primeggia né per numero assoluto di contagi né per tasso di contagio. Interrogarsi su tale campagna diffamatoria è però difficile: si possono ipotizzare motivazioni storiche, economiche e sociali, ma nessuna appare esaustiva. L’unica conclusione cui si può davvero arrivare, secondo l’autore, è che tutto questo deve spingere noi sardi a ripensare profondamente il rapporto con l’Italia e le sue istituzioni. Sotto, l’avvio del pezzo. Il resto si può leggere qui.

“Virus, la Sardegna spaventa”. Titolo principale della prima pagina di Repubblica, domenica 23 agosto.
“Sardegna is the new Codogno”, presa da Facebook.
“Chiara Ferragni e Fedez fanno il tampone: ‘In Sardegna c’è un’aria un po’ pesante’”, titolo di un pezzo su l’Unione Sarda online.
È solo un campionario minimo della campagna mediatica di questi giorni. La Sardegna, da terra ingrata che rifiutava l’aiuto generoso dei turisti, pretendendo misure di controllo e di contenimento dei flussi, si è trasformata, nel breve volgere di un paio di giorni, nel centro di propagazione della pandemia di covid-19.
Sfatiamo subito questo mito: né per tasso di contagi, né per numero di ospedalizzati, né per numero di infetti in terapia intensiva, e via elencando tutte le varie categorie statistiche, la Sardegna è ai primi posti, nello lo stato italiano. Basta consultare i bollettini giornalieri, persino quelli giornalistici (non sempre precisi e chiari), per farsi un’idea di dove stia ancora oggi il nucleo attivo del contagio. 

Foto: Isaac Quesada (Unsplash)

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