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La salute dell’ospedale San Marcellino di Muravera, specchio della malattia della sanità sarda

Due gravissimi fatti riguardanti la sanità sarda sono emersi questi giorni. 
Il primo è quello della donna incinta che ha perso il bambino, rimandata a casa perché senza tampone molecolare.  

Sono state aperte delle inchieste interne e ministeriali per fare luce sulla vicenda. 
Il secondo caso riguarda la dottoressa di Muravera che da oltre 30 ore ha lavorato incessantemente per mancanza di un sostituto/sostituta.  

Anni di smantellamento della sanità pubblica sono alla base della crisi sanitaria sarda, a fronte dell’altra notizia: la regione sarda è stata oggetto di attenzione dell’Antitrust, perché l’attribuzione delle risorse extra-budget alle strutture private non favorisce il merito e l’efficienza, ma il criterio della spesa storica, creando così dei presupposti per il consolidarsi di posizioni dominanti. 
Non solo si taglia dal pubblico per il privato, ma si fanno favoritismi clientelari nel privato stesso. 
 
Brigida Carta, insegnante di Muravera, ci racconta la crisi dell’ospedale San Marcellino, per arrivare alle radici delle responsabilità politiche. 

De Brigida Carta 

Le battaglie si vincono o si perdono, anche quelle politiche, ma se le armi sono spuntate e gli alleati affannano, la sconfitta è assicurata.  

Ma chi combatte e cosa?  

“Riorganizzazione del sistema sanitario”, “razionalizzazione della rete ospedaliera”, “piano strategico triennale” “depotenziamento”, non hanno mai fatto presagire nulla di buono per la sanità territoriale in generale, idem per quella sarrabese.  

È in virtù loro che l’ospedale San Marcellino di Muravera ha gradatamente chiuso i reparti e si è visto sguarnito delle migliori figure professionali. Con buona pace degli utenti di quel territorio costretti alla penosa emigrazione sanitaria? Niente affatto. 

Il sussulto è stato immediato e forte, il territorio si è ribellato. È stato spesso teatro della campagna di contrasto alla cinica mannaia delle normative che hanno contabilizzato anche il più fondamentale dei diritti.   

Ma la consapevolezza che da solo e senza armi non si vincesse ha fatto sì che dal segreto delle urne di volta in volta emergesse l’alleato politico con cui condurre questa battaglia ormai ultradecennale. Destra o sinistra-sinistra o destra, entrambe fedeli ai dettami romani, alternativamente hanno sposato la causa sanità di quell’area territoriale disagiata, riportando nei palazzi istituzionali gli umori locali e riaccendendo in aula infruttuosamente il dibattito politico sul tema. 

Ma…tertium non datur? Affatto!  
Troppo rischioso osare rompere la tradizione politica e riporre la fiducia in un terzo e alternativo alleato.  

 Alleato “cun sa castiada dae Mont’e Prama e chenza meris allenus. Cun is ainas acutzas”. Capace di allargare le strette maglie dell’ostile normativa in nome del Popolo sardo e in ossequio alla Sua Legge costituzionale- lo Statuto speciale della Sardegna “[…] la Regione ha facoltà di adattare alle sue particolari esigenze le disposizioni delle leggi della Repubblica […]”.   Decreto Ministeriale n. 70 “Le regioni a statuto speciale […] applicano il presente decreto compatibilmente con i propri statuti di autonomia e con le relative norme di attuazione e, […] compatibilmente con le peculiarità demografiche e territoriali di riferimento nell’ambito della loro autonomia organizzativa […]”.   

Alleato arguto e solerte che ha saputo osare. Lui sì!   

È tutta e solo sarda la petizione di sanzione dello Stato italiano da parte della Commissione Europea per l’imposizione alla Sardegna del numero chiuso nella facoltà di Medicina. 
Per una buona sanità e perché quello sia l’ultimo turno di trenta ore. 
Insomma, o si lotta o si rimane fermi al palo. 

Intanto “godiamoci” il balletto di inizio anno “Pronto soccorso h 24, anzi h 12, anzi no h24”.  

Piticu su giramentu de conca.  

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Un commento

  1. I ns politici ci stanno portando alla sparizione è necessario intervenire con forza onde evitare ulteriori chiusure cercando di riportare la situazione a prima di questo sfascio.

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