Musei sardi, un approfondimento – Contus de Arrejolas
Il panorama
L’ultimo rapporto della Cna (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) risalente al 2022 indica che i musei sardi registrano il valore più basso della media nazionale per quanto riguarda il numero di visitatori annuale; nonostante ciò, la rete museale sarda è tra le più ampie d’Italia con circa 254 tra siti e musei dislocati su tutto il territorio regionale.
La maggior parte è costituita da musei pubblici gestiti da enti locali, peculiarità legata alla tipologia archeologica dei siti presenti nell’isola a cui sono legati numerosi musei. Le aree archeologiche sono infatti 52, 8 i parchi archeologici e 28 i musei ad essi connessi. Per dare una stima sul resto dei musei esistono poi circa 155 tra musei e gallerie: oltre i già citati musei archeologici, 33 sono dedicati all’etnografia e all’antropologia, 19 all’arte moderna e contemporanea e altrettanti a temi specifici (musei tematici, case museo ecc.). Il resto dei musei appartiene ed è gestita da enti e fondazioni private.
Nonostante una parte consistente dei musei sardi si trovi concentrata nei centri urbani principali (Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari), ve ne sono altrettanti che sono invece situati nelle aree meno popolate. È spesso il caso dei Piccoli Musei, facenti parte dell’Associazione Nazionale dei Piccoli Musei, fondata nel 2007 da Giancarlo Dall’Ara, docente di marketing del turismo, che promuove un nuovo modello di gestione delle realtà museali più piccole, molto diverse dai grandi musei, profondamente legate al territorio e alle comunità, ciascuna con le proprie peculiarità.
In Sardegna i musei facenti parte della rete sono 23: si tratta di musei etnografici, come l’Antico mulino ad acqua Licheri di Fluminimaggiore, di musei legati a personalità sarde (Casa Manno ad Alghero, il museo Bernardo de Muro a Tempio o il Maria Carta a Siligo), di altri dedicati ad antiche arti (il museo del Mare e dei Maestri d’ascia di Sant’Antioco, quello della Tecnologia Contadina Francesco Salis a Santu Lussurgiu), ma sono comprese anche delle realtà dedicate all’arte e all’archeologia, come il Museum Perfugas della chiesa di San Giorgio, che ospita l’omonimo retablo, o il Museum Civitatense della Basilica di San Simplicio ad Olbia.
Contus de Arrejolas
A Cagliari si trova il particolarissimo museo Contus de Arrejolas, ovvero “racconti di riggiole”, dedicato alla storia delle antiche mattonelle maiolicate provenienti dagli antichi palazzi cagliaritani e non solo. Situato nel quartiere di Castello, in un edificio di epoca aragonese, proprietà da metà Settecento di Donna Francesca Sanna Sulis, grande imprenditrice della seta, il museo è stato fondato da Mercedes Mariotti nel 2014 e fa oggi parte dell’Associazione Nazionale dei Piccoli Musei.
Abbiamo incontrato Mercedes Mariotti che ci ha raccontato com’è nato il progetto.
Ceramista lei stessa, già prima del 2014 aveva acquistato un locale in Castello in modo da avere uno spazio apposito da dedicare integralmente alle sue creazioni. Erano anni in cui un gruppo di artisti e artigiani cagliaritani aveva lanciato un’iniziativa di recupero del quartiere attraverso l’apertura di botteghe artigianali, per riappropriarsi di una parte storica della città quasi abbandonata, lasciata all’incuria, in cui le ferite degli edifici distrutti dai bombardamenti della guerra non erano mai state risanate. Lo slogan dell’iniziativa era proprio “Aprite bottega!”.
È durante i restauri del palazzo, che non aveva delle vere e proprie fondamenta, ma che poggiava direttamente sulla roccia, che Mercedes Mariotti iniziò a rinvenire i materiali più disparati tra mattoni, tegole, frammenti di mattonelle, in quello che era il vespaio, ovvero il solaio di fondazione, uno spessore di terra costituito da un misto di materiali che rialzava il piano di calpestio. Si trattava di materiali di scarto, buttati lì dai piani alti dopo lavori di ristrutturazione dell’immobile, e tra questi vi erano anche tantissime mattonelle, tutte realizzate a mano, con i colori ancora intatti.
“Questo tipo di mattonelle arrivò in Sardegna all’inizio del Settecento e iniziò a scomparire nel Novecento, quando fu sostituito dalle mattonelle di produzione industriale. Ne trovai persino all’interno delle due cisterne del 600 a.C., situate all’interno dei locali del museo.”
In seguito ai primi ritrovamenti Mercedes Mariotti iniziò a pensare di raccoglierle per farne una collezione e successivamente nacque l’idea di costituire un museo. Interrompendo la sua attività di ceramista si dedicò interamente a questo progetto, iniziando a ricevere innumerevoli donazioni da parte di persone che erano in possesso di mattonelle antiche.
Un’altra componente che diede l’impulso alla fondazione del museo fu il lavoro di catalogazione di 127 mattonelle da parte della Soprintendenza, durato cinque mesi, che definì la collezione “di straordinario interesse storico artistico, la cui sede vuol diventare un veicolo di conoscenza e integrazione, un luogo dove, passando attraverso le riggiole si possa, con l’ascoltare, raccontarsi e al contempo creare occasioni di socialità, riscoprire la storia del quartiere e, da una raccolta di riggiole antiche, passare ad una raccolta di storie e vissuti condivisi.” (Maria Francesca Porcella, relazione della A.P.S.A.E. di Cagliari e Oristano, prot. 8928 del 19/06/2014).
“Per me la cosa più importante è ciò che danno le persone quando vengono a visitare il museo. Ci sono persone che donano la mattonella della vecchia casa dei nonni, in modo che il museo possa raccontare anche la loro storia. Il museo diventa di tutti, è fatto da persone, non è più privato”, continua Mercedes Mariotti.
Come poi ci ha spiegato, inizialmente i visitatori erano per lo più cittadini cagliaritani che manifestarono da subito grande curiosità per la collezione, forse anche per cercare di ridare dignità e rendere giustizia ai tesori di un quartiere dimenticato. Ultimamente è cresciuta invece la presenza straniera, con numerosi turisti che visitano il museo ogni anno.
Tra le mattonelle che fanno parte della collezione vi sono dei pezzi unici di straordinario pregio. “Oltre le mattonelle pavimentali ve ne sono anche altre, molto pregiate. Per esempio, c’è una mattonella catalana, arrivata a Cagliari all’inizio della dominazione spagnola, ritrovata in uno scantinato di via Lamarmora e donata da una cittadina, che noi abbiamo denominato “mattonella parlante”. Rappresenta un cervo, corrispondente allo stemma della famiglia Cerveillon, uno dei cui membri si era arruolato nell’esercito catalano che cacciò i pisani da Cagliari. Il simbolo della corona indica invece che un erede della stessa famiglia divenne viceré di Cagliari nel Seicento”.
Mercedes Mariotti ha poi parlato dell’Associazione Nazionale dei Piccoli Musei, di cui Contus de Arrejolas fa parte. “Inizialmente i piccoli musi erano mal visti dai grandi, erano considerati piccoli nel senso in cui non possedevano la volontà di crescere. Sappiamo bene che non è così; i piccoli musei sono musei di racconti, di partecipazione”. Come già detto infatti i piccoli musei sono sempre strettamente legati ed ancorati al territorio di appartenenza, sono espressione della sua peculiarità e per questo registrano una partecipazione molto attiva da parte delle comunità di riferimento. Come ricorda ancora Mercedes Mariotti, l’Associazione Nazionale dei Piccoli Musei organizza un convegno annuale, a cui tutti i piccoli musei sono invitati a partecipare, e organizza regolarmente una serie di iniziative, come ad esempio la recente “Insiemi”, tenutasi lo scorso maggio, in cui ogni museo facente parte della rete ha organizzato più giornate dedicate ad un tema particolare. Contus de Arrejolas ha allestito per l’occasione un’esposizione sui libri d’artista.
Ringraziamo Mercedes Mariotti per la sua disponibilità ed invitiamo tutti a visitare Contus de Arrejolas per conoscere, riscoprire e in qualche modo riappropriarsi della storia di Cagliari.
Immagine: contusdearrejolas.it