Lingua Sarda per amanti delle montagne
Conoscere la lingua locale – che sia il sardo o qualsiasi altra lingua del mondo – ci aiuta a vivere appieno e meglio conoscere i luoghi che abitiamo o attraversiamo. Una lingua, infatti, non si sviluppa fuori dal tempo e dallo spazio, ma si evolve in un luogo ben determinato e di quel luogo mantiene le tracce nel tempo, ne racconta la storia.
Potremmo dire che in ogni lingua sono sedimentati gli eventi che si sono succeduti in un determinato territorio e, per questo motivo, cancellare una lingua e sostituirla con un’altra che viene da lontano, significa cancellare una parte consistente della memoria storica di un popolo e sostituirla con una storia estranea.
Parlando di montagna e escursionismo, conoscere il sardo, riconoscere il significato dei toponimi, ci può dire tanto riguardo alla nostra meta, riguardo a ciò che incontreremo lungo il cammino e ciò che avremmo potuto incontrare nel passato.
I toponimi delle montagne sarde infatti – a parte alcune eccezioni – altro non fanno che descrivere come si prensenta o si presentava un determinato luogo e raccontare l’utilizzo che di un territorio si faceva nel passato.
Per rendere una idea di quanto i toponini ci possano parlare, proverò a fare una breve lista – non certo esaustiva – di termini che è possibile incontrare frequentemente camminando per le montagne sarde o consultando mappe, riportando quando possibile esempi di luoghi più o meno conosciuti:
• Spèndula / Istrampu: tantissimi conoscono, probabilmente, la “Cascata Sa Spèndula”, nel territorio di Villacidro. È forse uno dei salti d’acqua più visitati tra i numerosi presenti in Sardegna, anche per via della semplicità con la quale si può raggiungere, a pochi passi da un parcheggio.
“Sa Spèndula”, però, non è il nome proprio della cascata, come potrebbe far pensare il nome della località, ma “spèndula”, così come “istrampu”, altro non sono che le parole sarde corrispondenti all’italiano “cascata”.
Si potrebbero fare decine di esempi in riferimento a questa parola, ma giusto per citarne alcuni tra i più suggestivi si possono menzionare S’istrampu de su Segnore nel territorio di Villanova Monteleone, S’istrampu de Massabari e S’istrampu de Cabu Nieddu nel territorio di Cuglieri o Sa spindula nel territorio di Uta.
Per questo motivo, toponimi quali “Cascata Sa Spendula” o “Cascata S’Istrampu” altro non sono che una ripetizione priva di senso.
• Mitza / Bena / Funtana: si tratta di geosinonimi e in italiano si traducono come “sorgente”. È molto conosciuta la località Mitza Margiani nei boschi di Villaverde o la località Is Benas nel Monte Arci di Morgongiori. In entrambi questi posti, come ci dice il nome, si trovano sorgenti, dalle quali diverse persone dei paesi vicini vanno a rifornirsi d’acqua.
Questa parola, da sola, non ci da però indicazioni sul fatto che l’acqua della sorgente sia potabile o meno, o sul fatto che la sorgente sia perenne o stagionale. Per questo motivo, se vediamo l’indicazione per una “mitza”, non diamo per scontato che là potremo rinfrescarci o abbeverarci. Per queste necessità è sempre meglio cercare maggiori informazioni.
• Scala / Iscala (talvolta in alcune aree del Campidano e della Marmilla troviamo la “b” al posto della “l”): Questa parola ha lo stesso significato del termine italiano “scala”, ma nell’ambito della montagna indica un sentiero molto ripido, una strada in forte pendenza che permette di passare da una parte a un’altra di un monte, specialmente lungo un suo costone.
Per fare alcuni esempi, soltanto sul Monte Corrasi, che per sua conformazione presenta numerosi sentieri estremamente ripidi, possiamo trovare Scala ‘e Pradu, Scala ‘e Marras, Scala Cateddu, Scala de Vortas, Scala s’Arenargiu, Iscala de sa Verveche e tante altre ancora.
• Pitzu: uno dei suoi significati è quello di “becco di uccello”, da qua la parola sarda “spitzulare” che significa tanto “beccare” quanto “pizzicare”. Nelle montagne indica una cima particolarmente appuntita, proprio come il becco di un uccello.
• Bruncu: Si tratta anche in questo caso di un termine che assume significati diversi a seconda del contesto di utilizzo. Può infatti significare “muso/grugno”, così come “cima”, intesa non per forza come il punto più alto di una montagna ma anche in senso più generico di “luogo elevato”, dal quale solitamente si ha una vista ampia sul territorio circostante.
Chi ha un minimo di familiarità con le montagne della Sardegna conoscerà sicuramente Bruncu Spina, tra i comuni di Villagrande Strisaili e Desulo, che con i suoi 1829 m.s.l.m., rappresenta la seconda cima più elevata dell’isola. Un altro esempio che si può citare è Bruncu Mùtzius, sul Monte Arci, accanto a Sa Trebina Lada, dal quale si può godere di un meraviglioso panorama su tutto il campidano di Oristano e sui monti all’orizzonte.
• Padente / Padenti: letteralmente “bosco/foresta”.
• Serra: Si tratta di un’altra parola che può assumere diversi significati a seconda del contesto. Significa infatti “sega” ma nel contesto montuoso assume il significato di “crinale/giogaia”, ovvero quella linea immaginaria che unisce le zone più elevate di un rilievo montuoso e che spesso corrispondono allo spartiacque.
• Gorropu / Carropu: tutti conosciamo la “gola di Gorropu”, ma esattamente come nel caso di illogica ripetizione in “Cascata Sa Spendula”, Gorropu non è un nome specifico esclusivamente di quel luogo, ma significa esattamente forra / canalone / gola di montagna / crepaccio, nei quali – talvolta a periodi alterni – scorre dell’acqua.
• Bacu (spesso in località del nord si trova scritto “’accu”): è un termine dal significato molto simile a quello precedente, talvolta interscambiabile, che indica però solitamente una gola molto stretta. Troviamo questo toponimo in numerose località dell’Ogliastra, dove l’acqua ha scavato parecchie strette gole tra le rocce calcaree. Nel solo comune di Baunei i toponimi contenenti la parola “bacu” si contano a decine: Bacu Lispedda, Bacu Mudaloru, Bacu Padente, Bacu Addas e tanti altri ancora.
• Badu / Bau: significa “guado”. Famosissima la località Bau Mela nel territorio di Villagrande Strisaili, con piscine naturali scavate nel granito le cui immagini hanno avuto una ampissima diffusione nei social negli ultimi anni.
Per quanto non legata al mondo dell’escursionismo, è ampiamente conosciuta anche la località Badu ‘e Carros nel comune di Nuoro, dove attualmente sorge un carcere. Il nome ci racconta che un tempo, al posto di quelle mura, scorreva un fiume o un torrente che poteva essere attraversato da carri.
• Genna / Janna: ha il significato di “porta”, ma anche quello di “passo/valico”. Cito soltanto, per riportare un esempio, Genna Sìlana, passo situato nel territorio di Urzulei, dal quale parte uno dei due principali sentieri che portano a Gorropu, ma il nome è estremamente comune in tutta la Sardegna.
• Èlighe / Ìlixi: si tratta della pianta arborea probabilmente più diffusa nei boschi dell’isola: il leccio. Il suo nome è di evidente origine latina, in suo nome scientifico è infatti Quercus ilex.
Lo troviamo in numerosi toponimi tra i quali si possono citare S’Elighe ‘e Tureddu, luogo del Supramonte di Orgosolo in cui è presente un famosissimo leccio che nella sua lenta crescita ha spaccato il masso dentro il quale cresceva, o la località Elighes ‘uttiosos nel territorio di Santu Lussurgiu. Toponimi contenenti la parola “Ilixi” sono molto frequenti nella Sardegna centrale e meridionale: Genna S’Ilixi si trova indistintamente nel Gennargentu di Desulo, nel Marganai a Iglesias, in Ogliastra a Talana, nel Monte Linas a Villacidro.
• Benturzu / Gurtuju / Unturzu / Intruxu (si può trovare scritto in modi molto diversi per via della differente pronuncia nelle diverse varianti locali del sardo): questo termine è molto interessante perché – come ho raccontato in un video pubblicato recentemente su Instagram – ci racconta un ambiente che non è più come prima: il suo significato è infatti quello di “grifone”, un rapace che nel passato popolava i cieli della Sardegna e che la mano umana ha portato vicino all’estinzione sull’isola.
Il fatto che il suo nome compaia in numerosi toponimi sparsi per tutta l’isola è testimonianza di quanto ampia fosse la sua diffusione. Tra Gallura, Logudoro, Marghine-Goceano, Montiferru e Campidano il nome è presente in diverse località quali ad esempio Punta S’Untulzu a Berchidda, Monte su Enturgiu a Seneghe, Punta Gurturgius a Siniscola, Iscala Antruxoni nel monte Arci di Morgongiori, Campu Antruxus a Solarussa.
L’elenco di termini sardi che troviamo nelle nostre montagne potrebbe continuare, ma già questa breve lista ci da un’idea di quanto sia importante la nostra lingua per comprendere il territorio e conservarne la memoria.
Negli ultimi tempi, tuttavia, si sta verificando un fenomeno particolare, sopratutto su piattaforme quali Google Maps – punto di riferimento per molti viaggiatori tanto locali quanto stranieri – che permettono agli utenti di contribuire inserendo o modificando nomi di luoghi sulle mappe: molti turisti aggiungono o modificano punti di riferimento in modo che risultino utili a chi, non conoscendo l’isola, ne voglia fruire da spettatore e non da protagonista. I nuovi punti di riferimento non sono mai in lingua sarda e spesso contengono termini dal sapore fiabesco che trasformano il territiorio in una sorta di parco divertimenti a uso e consumo di visitatori in cerca di scorci insagrammabili.
Benché non si tratti di denominazioni ufficiali, si trovano su piattaforme utilizzate da tutti, sono talvolta sponsorizzate da giornali, canali social o agenzie di viaggio, e così influiscono inevitabilmente sulla visione del territorio. Non è da escludere che alcuni di questi termini entrino a far parte del linguaggio degli stessi sardi, come già accaduto ad esempio per Cala is tramatzus da tanti conosciuta come Spiaggia delle Uova di Dinosauro o nel caso la celeberrima Costa Smeralda il cui nome gallurere è Monti di Mola.
E allora che immagine della nostra terra vogliamo lasciare a chi verrà dopo di noi? Quella di un’isola i cui abitanti hanno un forte legame col territorio o quella di un luogo da fruire come spettatori in cui gli abitanti sono mere comparse? Dipenderà da noi e dalla cura che avremo della nostra terra e della sua lingua.
Immagine: Marco Piras