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todde non dorme

Le ammissioni di Todde e il dinamismo della società sarda – S’Imprenta, rassegna stampa dalla colonia

Todde “non dorme la notte”, pensando al futuro del paesaggio sardo.
Per la prima volta, la governatrice fornisce la sua versione delle sue responsabilità di quando stava nel governo Draghi.

Ecco il testo del video:

“io ero viceministro del governo Draghi, in un governo che aveva passato le competenze energetiche al ministero dell’ambiente, e si, è vero, facevo parte di un comitato che si chiamava transizione ecologica, ma io RAPPRESENTAVO LE INDUSTRIE, e certamente non ho potuto vedere quel decreto, anche colpevolmente, lo dico, perché mi è passato, io non mi sono probabilmente in quel momento, visto che era un’implementazione di una direttiva europea, accorta di quanto fosse complicato successivamente da gestire, perché quel decreto diceva una cosa che molto spesso si dimentica: noi semplifichiamo, nella misura in cui le aree idonee devono essere fatte in 180 giorni. Le aree idonee le abbiamo aspettate per due anni e mezzo, ed è questo che ha causato la speculazione, ci sono stati quasi tre anni senza regole.”

Le responsabilità di Solinas, e di Anita Pili, allora assessora dell’industria, sono chiaramente gravissime. Ora la destra italiana si scatena contro le misure blande della sinistra italiana, ma al governo è stata totalmente silente. Invece Salvini, che governa con Pichetto Fratin, viene in Sardegna a dirci che dobbiamo difendere il paesaggio (dall’attacco del suo stesso governo italico). E i sardi ancora lo accolgono!

Pais (Lega), che ha votato contro l’attuale moratoria perché troppo blanda, ad agosto 2023, nel contesto di una manifestazione dei comitati sotto la regione (non è vero che la contestazione nasce ora), riceveva una delegazione a cui prometteva che la moratoria (la prima presentata dai comitati) sarebbe stata messa all’odg in pochissimo tempo.

Invece fu completamente ignorata e, anzi, qualche giorno dopo, Solinas, tramite il suo vice presidente, firmò l’intesa sul devastante Tyrrhenian Link.

Ma torniamo alle dichiarazioni di Todde.
Dunque, nel governo Draghi il comitato di cui faceva parte si occupava della transizione ecologica, ma “rappresentava le industrie“. 

In un secondo video Todde annuncia: «denuncerò chiunque mi accusa di conflitto di interesse», specificando che nel comitato per la transizione ecologica “portava le istanze” di aziende energivore, quali, ad esempio le “acciaierie”, “cementerie” e “produttori di piastrelle”.

Il concetto di “conflitto di interessi” è un concetto molto vago, non facilmente dimostrabile. Berlusconi ha negato fino alla morte l’esistenza di un conflitto di interessi, nessuno ha mai dimostrato che realmente imponesse ai giornalisti le notizie, ma il conflitto era palese.

In ogni caso, Todde ha ammesso il fatto che il decreto le è “passato” quando stava nel comitato per la transizione ecologica e di aver “rappresentato le industrie“, nella fase di scrittura del decreto Draghi. Questo ci costringe a tornare direttamente sulla modalità della selezione dei candidati, in una legislatura in cui la regione deve scegliere le “aree idonee”.

Todde ha rappresentato anche aziende delle rinnovabili?
Per fugare ogni dubbio, dovrebbe mettere a disposizione le carte che ha in mano e chiarire in tutta trasparenza. In assenza di risposte chiare ed esaustive il dubbio di conflitto di interessi è perfettamente lecito.

Domenica scorsa al presidio di Selargius è intervenuto dalla Corsica Ulivieru Sauli di Core in Fronte.
In Corsica i partiti nazionalisti e indipendentisti sono maggioranza di governo, pur non avendo, l’assemblea corsa, i poteri dello statuto sardo. Le questioni anticoloniali corse stanno però dentro ad una cornice nazionale o indipendentista e questo fa la differenza.

In Sardegna, noi abbiamo maggiori poteri statutari, ma a governare sono i partiti unionisti, di fatto anti-autonomisti, facenti capo ad interessi d’oltremare. La dialettica purtroppo non si dipana in un contesto natzionale e anticoloniale (verticale, Sardegna vs Italia), ma si risolve in un finto conflitto tra due centri di potere italico (orizzontale, destra italiana vs sinistra italiana), entrambi parte del problema.

In questo contesto, la questione indipendentista non è una questione ideologica e nemmeno antistorica.
È prima di tutto presa di coscienza che questa autonomia non serve a nulla, non solo perché alla fine prevarrà “l’interesse statale” su qualsiasi blando potere speciale, ma soprattutto perché viene gestita dal potere partitico italiano, con il risultato che siamo circondati da servitù di ogni tipo, per volontà di due bande del potere coloniale che fanno finta di alternarsi.

Ma c’è un ma. 
La resistenza popolare così determinata e ampia non era prevista.
Ecco dunque che la società civile sarda, estromessa da una legge elettorale antidemocratica, sta invece dimostrando maturità politica, sta partecipando ad una dura protesta e si è mobilita nella ricerca di soluzioni con diverse proposte. 

Vademecum sulle 3 proposte per la raccolta firme (e il rischio confusione) 

Il movimento anticoloniale sardo ha presentato nei mesi scorsi due proposte di moratoria, è riuscito a porre in cima all’agenda politica la questione speculativa, fino all’evento di Saccargia. 

Da Saccargia, il mondo coloniale si è accorto che la resistenza aveva assunto una forza popolare molto ampia, soprattutto perché è stata sostenuta dalla forza mediatica dell’Unione Sarda. I comitati hanno iniziato a dare fastidio a molti.
Questa fase si caratterizza per l’apertura di due fronti: 

Il primo è dovuto allo sbarco delle pale di Oristano, e alla guerra degli ulivi dopo l’esproprio di Terna di un terreno a Selargius. Sono nati due presidi. È la resistenza popolare, l’unica che può dare forza agli esigui poteri statutari.

Il secondo è la proposta legislativa della società civile. Sono emerse due proposte di legge popolari e un referendum. È la resistenza politica e amministrativa, che sarebbe totalmente inutile senza la prima. 

1. Legge “Pratobello” – UrbanisticaLegge popolare.
Raccolta firme disponibile in alcuni comuni.

Scritta inizialmente da Mauro Pili, presentata dal sindaco di Orgosolo. I Comitati e i sindaci, hanno valutato molto attentamente la legge ed inserito diversi emendamenti migliorativi, per cui la legge è ormai parte condivisa, non esclusivamente frutto del lavoro di Pili. Va sostenuta. 

2. PPR zone interne – Estensione alle zone interne – Legge popolare.
Raccolta firme non ancora disponibile.

Annunciato dal Comitato scientifico per l’insularità in costituzione, che presenterà la propria proposta e raccoglierà le firme.
Si basa sull’estensione del PPR (l’attuale salvacoste) alle zone interne. Non è escluso che i comitati possano raccogliere le firme per entrambi, in modo da puntare su più cavalli e vedere chi arriva al traguardo.

3. Referendum anti-rinnovabili a terra.
Raccolta firme disponibile in alcuni comuni.

Scritta in solitaria da Michele Pala, un avvocato nuorese, la raccolta delle firme senza condivisione di prospettive è uno sforzo titanico.
Peraltro il quesito non è stato formulato nel migliore dei modi, con linguaggio banalizzante, blocca completamente eolico e fotovoltaico a terra. Incluso il caso di un eventuale privato cittadino che volesse installare due pannelli nel proprio giardino, perché magari ha il tetto esposto a nord. 

Arriva una quarta posizione da parte di Soru, che critica le precedenti soluzioni, ma si limita ad esprimere alcuni concetti dentro ad un quadro, senza presentare un testo di legge, per cui rimane una bella intenzione, ma niente su cui lavorare o esprimersi nel dettaglio.

Insomma, al netto del prevedibile caos nella raccolta firme dei comuni, data dalla sovrapposizione dei provvedimenti, per cui il rischio di errori è fondato, la società civile protesta energicamente, e propone provvedimenti più o meno partecipati. 

La polpetta avvelenata dell’ANCI.

L’ANCI (associazione dei comuni) nel tentativo di porsi al centro della scelta delle “aree idonee”, vuole coinvolgere i comitati in un dibattito a tre con la regione.

È un tentativo di imbrigliare i comitati e di spaccarli con qualche lusinga, proponendo loro di entrare nella sala dei bottoni (o nella saletta giochi della stanza dei bottoni, dove non si disturba) con cui il governo sardo può trovare dei complici tra chi li contesta, spacchi il fronte comune e faccia scemare la protesta.

Certo, le posizioni dei comitati di mercoledì 31 luglio all’incontro con l’ANCI di Abbasanta sono state senza dubbio molto nette, a partire dal linguaggio (“superfici su cui installare le FER”) che rifiuta quello dettato dall’alto (“aree idonee”).

Le uniche superfici adatte emerse sono:

○ le aree i cui suoli siano già impermeabilizzati (asfalto, cemento)
○ le superfici di copertura di tutti gli edifici: tetti dei capannoni industriali e agricoli, degli edifici pubblici e privati, con eventuali deroghe per aree ritenute degne di tutela dall’impatto fotovoltaico
○ le aree contigue e di pertinenza di arterie viarie, ferroviarie e ciclabili per la realizzazione di infrastrutture lineari
revamping e repowering, esclusivamente senza incremento di altezza e occupazione di suolo rispetto allo stato di fatto

I comitati denunciano il riemergere della Questione Sarda e chiedono che Todde impugni il decreto Pichetto Fratin per ricontrattare la quota di 6.2 GW.

Questo ottimo documento esposto mercoledì, dovrebbe essere firmato da tutti i comitati quale punto di arrivo, non di partenza. Le posizioni sono sul tavolo pubblico.

Il rischio è che se si iniziasse una vertenza, in un tavolo vecchia maniera, le proposte e le buone intenzioni iniziali sarebbero oggetto di trattativa al ribasso. Mediata con le posizioni della regione, la proposta diventerebbe una delle tante in campo e, in un percorso di compromesso che è già sconfitta, i rospi da ingoiare sarebbero più di uno.
Con il rischio deflagrazione del coordinamento e dei comitati, vero obiettivo del tavolo.

L’unica via possibile per i comitati è quella delle leggi popolari.

Sa cida in 1 minutu

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Speculazione energetica. Esposto alla procura della Repubblica di Cagliari, presentato dal comitato “Coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica”.  L’uso di termini generici e dal significato ampio potrebbe portare all’estensione dei divieti anche ai cantieri già avviati.

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Imàgini de sa cida

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… e lo dice chi ha promesso invano ai comitati la discussione della moratoria già nel 2023.


Immagine: agenzianova.com

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