L’attivismo di Strajk Kobiet in Sardegna. Intervista a Carla Porcheddu
de Alessandro Derrù
La contesa del corpo femminile è da sempre oggetto di argomentazioni e dibattiti, spesso condotti da politiche autoritarie che si arrogano il diritto di scegliere per conto altrui senza coinvolgere i soggetti interessati. Da anni, il movimento polacco Strajk Kobiet (ENG: Women’s Strike, SRD: isciòperu de is fèminas, ITA: sciopero delle donne) si oppone alle politiche restrittive imposte dell’attuale governo di Diritto e Giustizia, destra nazionalista di matrice cattolica.
Il movimento ha nel tempo raccolto l’appoggio di numerosi Paesi che dall’esterno forniscono sostegno, attraverso azioni concrete o sensibilizzazione sui social. È un movimento che risveglia le coscienze e che ha trovato casa in Sardegna grazie a Carla Porcheddu, indipendentista banarese di padre sardo e madre polacca. Si chiama Strajk Kobiet Sardynia.
Carla, cos’è Strajk Kobiet?
Strajk Kobiet, che in polacco significa “sciopero delle donne”, è un movimento sociale per i diritti delle donne. Si è formato in Polonia nel 2016 per protestare contro il rifiuto da parte del Sejm, la Camera del Parlamento polacco, del disegno di legge Ratujmy Kobiety (Salviamo le donne) che liberalizzava la legislazione anti-aborto in vigore in Polonia dal 1993. Il progetto di legge avrebbe consentito l’aborto su richiesta fino alla dodicesima settimana di gravidanza, migliorato l’accesso alla contraccezione e all’educazione sessuale. Inoltre, in caso di malformazione grave e irreversibile del feto o di una malattia incurabile, l’aborto sarebbe stato consentito fino alla 24esima settimana, fino alla 18 esima settimana se la gravidanza fosse stata il risultato di stupro o abuso sessuale.
Dunque non si tratta di un partito politico?
No, Strajk Kobiet è un movimento senza colore politico e con una struttura orizzontale che in questi anni ha raccolto il sostegno dalle donne di diversi paesi d’Europa. Anche se all’inizio era legato a doppio filo con la legge sull’aborto, col tempo è diventato anche un movimento culturale. La Polonia in questi anni sta vivendo una rivoluzione culturale anticlericale. Tutto è partito dallo scandalo legato alla pedofilia nella Chiesa, che ha generato un forte sentimento di insofferenza verso la pesante ingerenza – in particolare – dell’Istituto di Cultura Legale Ordo Iuris, considerato un’entità infiltrata nell’attuale governo polacco. Nel corso degli anni, poi, il movimento ha assunto un carattere più ampio: a favore dei diritti delle donne in generale, diritti umani, diritti LGBT+, indipendenza giudiziaria, libertà di parola e contro il fascismo.
Perché è nato Strajk Kobiet Sardynia?
Ai primi di novembre ho lanciato un appello ai miei contatti Facebook dove chiedevo loro di inviarmi un selfie con l’immagine della saetta rossa per poter creare una manifestazione virtuale e attraverso questa espressione estetica, un sentimento comune di condivisione della lotta. In questo modo, anche se da lontano, saremmo stati vicini alle donne che manifestavano in Polonia contro il disegno di legge. Abbiamo raggiunto il nostro obbiettivo entrando poi in contatto con alcuni collettivi tedeschi su richiesta di Alicja Molenda, una delle rappresentanti del movimento di stanza a Berlino. Successivamente ho dunque creato la pagina Strajk Kobiet Sardynia per poterci coordinare meglio nella rete europea e supportare la causa proprio dall’isola.
Strajk Kobiet aveva lanciato un’iniziativa online per il 13 dicembre, attraverso la quale noi sostenitori all’estero avremmo potuto sostenere la protesta. Abbiamo proposto la partecipazione con questo appello: “Fotografati con il logo scaricabile dai post esplicativi utilizzando l’hashtag #SolidarityWithPolishWomen, e postala sull’evento”. Le adesioni sono state tantissime: in tanti e non solo donne, ci hanno mandato la loro foto con la saetta rossa. A quel punto abbiamo capito che potevamo contare sul sostegno di tante sarde e sardi. Così, abbiamo collaborato anche a un secondo evento, il 28 gennaio, e anche in quell’occasione abbiamo raccolto parecchie adesioni.
Avete un logo speciale che rappresenta la nostra isola, quindi siete ufficialmente parte della rete?
Noi, come Sardegna, facciamo parte di una rete europea di supporto, accreditata dalla sezione centrale di Varsavia che raggruppa Inghilterra e Germania. Inoltre, qualche giorno fa abbiamo ottenuto il riconoscimento ufficiale nella Wielka Koalicja za Równością i Wyborem (Grande coalizione per l’uguaglianza e la scelta). Abbiamo preparato del materiale poiché vogliamo farci conoscere, crescere, fare rete con altre associazioni e movimenti, perché i diritti delle donne purtroppo una volta acquisiti, non sono garantiti per sempre. Capita spesso anzi che vengano rimessi in discussione come in questo caso.
Nascete come supporto alle donne polacche, ma vi chiamate Sardynia, cosa potete fare da qui per aiutarle?
In Italia il diritto all’aborto è garantito dalla legge 194 ma, nonostante sia un diritto sancito da anni, viene continuamente minacciato in maniera più o meno esplicita, molto spesso da esponenti di partiti vicini all’area neofascista italiana. Ritengo che questo sia inaccettabile per uno stato, e/o per una nazione, che voglia far parte dell’Unione Europea e, proprio per questo, anche in Sardegna la nostra presenza è importante.
Ce lo ha dimostrato anche la cronaca recentissima, a Dorgali, Alghero, Macomer e Nuoro sono comparsi dei manifesti di una campagna “Pro Vita & Famiglia”, profondamente offensivi poiché rimettono in discussione il ruolo decisionale della donna e la sua capacità di essere un individuo dotato di diritti comuni. Strajk Kobiet Sardynia è intervenuto immediatamente con una proposta costruttiva: rielaborare il contenuto dei manifesti in difesa del diritto di scelta che spetta alle donne. Abbiamo fatto un comunicato che è stato ripreso da numerose testate locali.
Prossimi eventi in programma?
Ocannu onoramus sa Die Internatzionale de is Fèminas online, s’8 de martzu cun un’eventu online chi si narat Sena làcanas e sena cumpromissos (carca pro partetzipare). L’amus aprontadu paris cun Strajk Kobiet Berlin, FARSA Feminists Artywists Society in Action, Londra Ogólnopolski Strajk Kobiet Strajk Kobiet Polonia DOK Democracy is OK.
Amus a adobiare fèminas ativas a foras de sa Polònia, chi gherrant pro sos deretos de sas fèminas, sos deretos reprodutivos, fintzas a su deretu a s’istrumada, chi suportant sa comunidade LGBT+ e sas àteras atividades de solidariedade. Amus a tratare de comente operamus in sos logos mannos e comente si podet megiorare in sas cosas chi faghimus. Amus a acrarare a boghe manna subra ite no semus de acòrdiu, ite cherimus e ite nos auguramus pro como e pro su benidore nostru e de sorres nostras in Polònia.
Bos amus a nàrrere it’est s’isciòperu de sas fèminas a parre de onniuna e a parre de su Consìgiu consultivu de s’OSK – amus a chistionare sas solutziones pro sas fèminas in Polònia – comente sa “lege subra su sarbamentu”. – “Istrumada legale sena cumpromissos” – propostas de su Consìgiu consultivu – Equipe “Deretos de sas fèminas, istrumada e salude sessuale” – amus a allegare de comente pianificare sas vidas nostras cun cussèntzia, respetende sas libertades e sas dignidades nostras. Sas proibitziones, sa timòria, su disaprovu, su giudìtziu, sa disinformatzione in sos medias e in sos logos pùblicos, totus los cherimus bogare.
Chi siat una die de dibatas subra de s’ativismu de sas fèminas sena cumpromissos e prus addae de sas làcanas. Una die impare che sorres, de solidariedade e una die de cumpartzimentu de esperièntzias feministas, feminiles e ativistas, in su caminu pro s’agualidade.
Grazie Carla
Grazie a voi.
Foto de presentada: Strajk Kobiet Sardynia