Lapsus freudiani, Raptus italiani – S’Imprenta, rassegna stampa dalla colonia
La reazione immediata di Todde alla deitalianizzazione della Sardegna (e della Sicilia) perché assente da una cartina dello stand della Calabria alla Fiera di Vienna, denota un tentativo di farsi accettare come difensora dei sardi, in una banale vertenza a costo zero.
“Non si tratta solo un disguido grafico – precisa l’esponente del M5s -, ma di una colpevole omissione che dimentica la nostra identità e il contributo delle due isole maggiori alla cultura e alla bellezza del nostro Paese. Chiedo un chiarimento immediato e un correttivo da parte degli organizzatori e vi assicuro che darò seguito a queste parole con azioni concrete per garantire il giusto riconoscimento e la considerazione che la Sardegna e la Sicilia meritano ogni volta che si porta nel mondo l’immagine dell’Italia”.
Ansa
Invece, l’assessora al Turismo della Sicilia, Elvira Amata la prende con la giusta dose di ironia:
“Oggi la Calabria ha sancito la secessione di Sicilia e Sardegna dal resto d’Italia”.
Marsalalive.it
Non si affanni Todde, l’errore è freudiano, e non è nemmeno il primo.
Qualcosa vorrà dire?
Provi Alessandra Todde a leggere (a voce alta) “Sardigna no est Italia“, almeno per sentire il suono che fa.
La toponomastica locale è piena di orrori, nomi mutati dal colonizzatore “bianco” italico, la cosa è stranota da anni: ad esempio, “Malu ‘entu” (cattivo vento) che diventa “Mal di Ventre”, “ìsula de is Càvurus” e “Golfo de li ranci” ( entrambi dei granchi) rispettivamente “isola dei Cavoli” e “Golfo Aranci”.
Domenica scorsa sono andato ad Alghero ed ho visitato la grotta di Nettuno.
Dalle guide nessuna parola su Antoni Simon Mossa, geniale architetto e artista sardo, poliedrico intellettuale e padre dell’indipendentismo moderno, che ha progettato l’Escala del Cabirol, oltre 630 gradini di una spettacolare scala panoramica, attraverso cui si accede alla grotta.
In compenso enfasi e retorica su Carlo Alberto (“Big” ante-litteram) che si degnò di visitare la Sardegna e la grotta, che infatti reca un marmo che ne attesta il passaggio.
Vizio che ancora persiste ad ogni elezione: vinti e convinti (ma non tutti) per dirla con Cicitu Masala.
“la considerazione che la Sardegna e la Sicilia meritano ogni volta che si porta nel mondo l’immagine dell’Italia“
Sì, ma quale Italia?
Domenica scorsa era l’anniversario dell’unità d’Italia. Per qualche motivo festeggiano con retoriche parate militari il 2 giugno e il 4 novembre, ma non il 17 marzo, che non è neppure festivo.
Nell’immaginario collettivo l’Italia, dal ‘200 dantesco all’800 leopardiano, ha creato le migliori poesie, musiche e opere liriche mai realizzate.
Il Rinascimento di Leonardo, Giotto e Michelangelo (e tanti altri) ha realizzato le migliori sculture, dipinti, architetture. È stato l’apice della fase creativa italiana e mondiale. Bologna, Padova e Napoli fondarono tra le prime Università al mondo. Il punto è che quella Italia che ha prodotto quei capolavori non era un’entità statuale e nemmeno politica, ma un insieme di stati indipendenti.
L’unità statuale risorgimentale dell’Italia è avvenuta con una conquista, in alcuni casi violenta, o con plebisciti farlocchi, di quegli stati indipendenti. Alcuni nemmeno erano occupati dallo straniero (il Vaticano, ad esempio).
In seguito, la giovane Italia, rinnegando i precedenti accordi, con una capriola carpiata ha dichiarato guerra alla triplice intesa, generato e regalato al mondo il fascismo, e si è alleata con il nazismo in una nuova guerra.
Ma la retorica italiota parla di “difesa” della patria, e di nonni morti che “donarono la vita perché l’Italia fosse libera e giusta“.
Fake news in bella vista nei centri storici, con il crisma dell’ufficialità del potere.
L’Italia non aveva nulla da difendere, non era sotto attacco. Ha volutamente aggredito la Grecia e la Russia nella seconda guerra, l’Austria nella prima, il Vaticano nel post unità. I garibaldini aggredirono il Regno delle due Sicilie per regalarlo ai piemontesi.
L’Italia ha, inoltre, una storia coloniale breve ma intensa.
Riguardo al fronte interno, più che di Italia bisognerebbe parlare di Italie, al plurale.
Lo scandalo non è la mappa senza la Sardegna, ma queste mappe, che mostrano un colonialismo interno tra nord e sud e isole:
Le esercitazioni militari normalmente avvengono in Sardegna, questa mappa è dell’esercitazione “Mare Aperto 2021”.
Qui sotto, l’andamento del PIL per abitante dal 1871 al 2009.
Da notare due cose:
– nel 1871 lo scarto del reddito tra nord e sud era molto più ridotto rispetto a quello del 2009
– le oscillazioni sono specularmente divergenti o convergenti, per cui quando il PIL del nord-ovest aumenta, quello del sud si riduce, e viceversa. Esiste correlazione tra lo sviluppo del nord-ovest (poi raggiunto dal nord-est) e il sottosviluppo del sud e delle isole.
Il problema è che si governano aree estremamente polarizzate, basando l‘analisi sulla media (non rappresentativa di nessuno) dei dati statistici, infine orientando le politiche economiche agli interessi del nord, più forte politicamente, mediaticamente ed economicamente.
Economie diverse necessitano di politiche economiche diverse, sembra lapalissiano scriverlo, ma in Italia non lo è. È dunque necessario che esistano governi diversi per attuare politiche economiche diverse, e anche questo è lapalissiano. Governi diversi, infine, necessitano di statualità diverse.
L’esperimento chiamato Italia è fallito nei numeri del sud e delle isole, nelle culture e nelle lingue locali azzerate (la vera cancel culture) e si conclude con il fatalismo delle aree più povere che, persa la fiducia nei propri sistemi, vedono i propri figli emigrare senza sosta, finendo per impoverire quello che resta.
Le cartine potrebbero essere tante, ad esempio potremmo aggiungere quelle delle autostrade e dei treni ad alta velocità, ecc.
Vediamo invece una cartina sull’eolico off-shore, che mostra il sud e le isole ancora una volta colonizzati.
Quest’ultima cartina ci porta alla questione urgente, altro che “colpevole omissione che dimentica la nostra identità“.
Nel Sulcis è previsto un impianto offshore di 65 pale, collegato ad un parco batterie.
Come conseguenza, non accenna a diminuire la resistenza dei Comitati contro la speculazione, che entra nella fase di maturazione, in attesa del confronto/scontro con Todde.
Il comitato nuraxino ha manifestato contro la sotto-stazione ed ha aperto un Presidio, simbolo fisico della resistenza dei territori, simile a quello de sa Barracca di Selargius.
Anche Selargius ha fatto un’ennesima manifestazione, con corteo fino al Municipio, dove ha incontrato e messo alle strette il sindaco, ormai incapace anche di difendersi, oltreché di difendere il paese dalle grinfie di Terna, con cui mantiene un approccio collaborativo.
Intendiamoci, la questione è coloniale, basata su rapporti di forza spropositati, garantiti dal governo italiano. Lo ha detto chiaramente Terna nell’incontro pubblico di luglio 2023: alla fine, sul Tyrrhenian Link, “decide il ministero”. Cioè il colonizzatore italico, in barba all’autonomia. Il sindaco di Selargius ha poche carte in mano da opporre.
Questo non significa giustificarlo, anzi. Avrebbe potuto schierarsi con i cittadini, opporre cavilli burocratici sulle virgole, cercare contenziosi, ritardare il danno, creare consapevolezza tra i proprietari affinché non vendessero. Sul voto per il ricorso straordinario al presidente della repubblica si è addirittura astenuto, e questa decisione grava come un macigno sulla sua posizione, marchiata indelebilmente da quella scelta.
Gli autonomisti si mettano l’animo in pace, non c’è da “imparare ad usare l’autonomia“: l’autonomismo è lo status quo, ed è fallito da decenni, perché alla fine… “decide il ministero”
Nonostante l’art.4 dello statuto sardo assegni alla regione poteri in tema di energia, fatti salvi gli interesse statali. Su quelli decide lo stato italico, che impone anche quali sono i casi di interesse generale (salvo rare decisioni contrarie della consulta).
L’ipocrita ricerca dell’intesa con le comunità locali è puramente di facciata.
La stessa ipocrisia della retorica vuota dell’unità, esistente solo nell’art.5 della costituzione italiana e nei moniti, ormai stanchi e poco vibranti, di Mattarella. L’unità è inesistente nella realtà economica, culturale e politica.
Come se ne esce?
I Comitati territoriali compiono un ottimo lavoro di resistenza, ma hanno un raggio d’azione politico limitato.
I movimenti e partiti indipendentisti ancora non decollano nella società.
La via sarda dell’autodeterminazione è sbarrata da una legge elettorale che soffoca nella culla qualsiasi tentativo di rappresentanza e di radicamento di un movimento democratico.
Dunque, come si esce dal settarismo senza snaturare l‘idea di autodeterminazione?
Le minoranze possono influenzare le maggioranze e riuscire a diventare maggioranza, esistono degli studi a proposito (ad es. Moscovici) ma occorre coerenza nella diffusione del messaggio e persistenza nel tempo. Anche se lo studio in laboratorio non tiene conto che, dati i mezzi mediatici a disposizione, le minoranze potrebbero nemmeno arrivare a creare dibattito intorno alle loro questioni.
L’indipendentismo è inconsistente numericamente, se non diventa chiassoso e pungente non riuscirà a far discutere delle proprie questioni.
Imàgine de sa chida
Ecco una mappa italiana in cui è presente la Sardegna.
Àteras novas de sa chida
Polìtica e tzerachìa
La più votata è Desirè Manca (M5S) con 8092, che vale da sola il 23% del totale dei Cinque Stelle, ma che probabilmente sarà marginalizzata nell’assegnazione delle poltrone
Sardiniapost
Cagliaripad
Ambiente & Speculatzione
“Una delle meraviglie della costa occidentale deturpata da un fiume rosso, che ha versato sulla riva i residui di metalli delle miniere chiuse da più di trent’anni“
Tiscali News
Mala Giustìtzia
“La gip del tribunale di Cagliari Manuela Anzani ha revocato tutte le misure cautelari nei confronti di Tomaso Cocco: da oggi il primario del reparto di Terapia del dolore dell’ospedale Binaghi di Cagliari è di nuovo in libertà.“
Insularidade in costituzione e trasportus
Economia Coloniale
«Serve volontà politica e un approccio meno ideologico, ma grazie a I.A. e nuove tecnologie si può fare. Lo dicono gli studi e lo chiedono sempre più aziende»
Cultura
81mila euro l’importo complessivo stanziato dalla Regione. Coinvolti i Comuni di Dolianova, Serdiana, Soleminis, Donori, Barrali e Settimo San Pietro
Vàrias
“Incidente sul lavoro in mattinata nella zona industriale di Macchiareddu: per cause ancora da accertare un operaio di quarant’anni è precipitato da un’altezza di due metri e mezzo all’interno del Tecnocasic.“
Immagine copertina: adn24.it