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La vergogna de Sa Die alla Conferenza regionale dell’emigrazione sarda

Pubblichiamo un post del professor Casula, in cui emerge ancora una volta il tentativo di snaturare la festa dei sardi de Sa Die de sa Sardigna ed inglobarla, ricontestualizzandola, all’interno della retorica patriottarda italica. Il tentativo è palesemente quello di sterilizzarla dei significati politici e di “normalizzarla”.


Una vergogna. Anzi: un’infamia.

Nella Conferenza regionale dell’emigrazione sarda, tenutasi a Cagliari il 28 e 29 aprile scorsi, con 250 delegati dei Circoli sparsi per il mondo, assieme a decine di ospiti provenienti da Europa, Sudamerica, Australia, Canada, Giappone e Stati Uniti, si è consumata una vergogna. Anzi: un’infamia.

Le note della banda musicale della Brigata Sassari hanno introdotto la Conferenza con tre Inni:

1. Cunservet Deus su re di Vittorio Angius

2. Dimonios di Luciano Sechi

3. Fratelli d’Italia di Goffredo Mameli.

Tre obbrobri. E comunque tre Inni che in quella Conferenza non avevano niente a che fare.

Il primo è un cortigianesco e servile Inno in onore del re e della monarchia. Di grazia: occorrerà pur ricordare agli organizzatori e a chi ha fatto questa scelta che siamo nel 2023 e che nel 1946 la monarchia è stata sconfitta in un Referendum e il re è stato “cacciato”?

Il secondo è un inno mistificatorio ambiguo e obliquo, si parla ancora “pro s’onore de s’Italia e de Sardigna”; devono decidersi o con l’Italia o con la Sardegna! E basta con la retorica della Brigata Sassari, divenuta da mito nella Prima guerra mondiale a strumento bellicista e di guerra oggi.

Il terzo Inno cantato è stato “Fratelli d’Italia”. In Sardegna, in una Conferenza di emigrati sardi, per di più proprio nel giorno di Sa Die, che ricorda e celebra la cacciata dei Piemontesi, si canta l’Inno italico? Peraltro un Inno che è brutto, bellicista, militarista e militaresco, ultraretorico e che riassume una “storia” falsa e falsificata: “Dall’Alpe a Sicilia dovunque è Legnano; oggn’um di Ferruccio ha il core e la mano; I bimbo d’Italia si chiaman Balilla; il suon d’ogni squilla i Vespri sonò”.

Mi chiedo: che c’entrano i combattenti della Lega lombarda, i Vespri siciliani, Francesco Ferrucci, morto nel 1530 nella difesa di Firenze, Balilla, ragazzino che nel 1746 avvia una rivolta a Genova contro gli austriaci, con l’Italia, il suo “Risorgimento”, la sua Unità? C’entrano un’acca.

Viene invece escluso e non viene cantato l’Inno sardo “Su patriota sardu a sos feudatarios”, noto anche come “Procurade ‘e moderare” di Francesco Ignazio Mannu. Peraltro l’Inno ufficiale della Regione sarda!

Ricordo agli smemorati che il Presidente della Regione con decreto n. 49 del 24 aprile 2019 ha dato attuazione a quanto stabilito dalla Legge Regionale n. 14 del 4 maggio 2018 che riconosce il componimento melodico tradizionale “Su patriota sardu a sos feudatarios”, Inno ufficiale che “contribuisce a sottolineare i caratteri dell’autonomia speciale riconosciuta dalla Costituzione alla Sardegna e ad accentuare il senso di appartenenza dei sardi a un comune territorio, avendo come obiettivo il rispetto, la cura e la valorizzazione delle peculiarità che lo contraddistinguono e lo sviluppo delle potenzialità che possiede”.

Questo scrivono gli stessi che il 28 aprile hanno preferito Inni reazionari, monarchici e bellicisti invece che l’Inno “autonomistico” da loro formalmente scelto e in realtà proditoriamente tradito.

Vergogna Regione!

Agli emigrati hai proprio dato un bel messaggio di autonomia e identità sarda!


immagine: paradisola.it

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