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La speculazione coloniale vista da Il Manifesto

Luciana Castellina su “Il Manifesto” del 9 agosto spiega a noi sardi (bontà sua) che le mega centrali eoliche off shore non sono impattanti sul paesaggio e tanto meno sugli equilibri di alcuni ecosistemi (ad esempio la rotta del tonno).

Quindi noi sardi, che evidentemente non arriviamo a tanta consapevolezza politica, dovremmo capire che è giunto il tempo di abbandonare ogni remora e desistere da qualsiasi resistenza.

Nemmeno una riga sul rapporto tra fabbisogno energetico della Sardegna e quote assegnate d’imperio alla nostra regione.

Nessuna riflessione sulla prospettiva neo coloniale (coerente con la classica tradizione della monocoltura) che pretende di trasformare l’isola in una piattaforma di produzione energetica quasi totalmente funzionale alle esigenze del continente e alle logiche speculative e di profitto delle multinazionali.

Meno di una virgola dedicata all’assenza di benefici che la Sardegna si troverebbe a ricevere in cambio di un così grave sacrificio territoriale.
Totale disinteresse verso le istanze di autodeterminazione di comunità e territori in difesa del proprio patrimonio produttivo, storico e ambientale.

In fin dei conti, la Sardegna è non solo poco densamente abitata, ma in via di spopolamento, dunque, tanto vale andare definitivamente via e lasciare la nostra terra al far west della colonizzazione energetica per il bene del belpaese (anzi, del capitale).

Cara Luciana, grazie dei consigli, ma non ne abbiamo bisogno. La Sardegna ha già pagato nella sua storia il prezzo dovuto al fatto di essere (come diceva Gramsci) una protesi coloniale dell’Italia, infatti abbiamo ancora il 65% delle servitù militari di tutto il Paese e la NATO ci usa come poligono di tiro e territorio nemico da bombardare durante le esercitazioni militari.

Per tua informazione, noi sardi non siamo contrari alla transizione energetica in quanto tale, ma ci opponiamo a una operazione speculativa tutta incentrata sulla remunerazione dei capitali, non sui bisogni. Una questione che un giornale autonominatosi “il manifesto”, quotidiano comunista, dovrebbe quanto meno prendere in considerazione.

Ma si sa, Marx è passato di moda, specie tra chi in passato si è richiamato al suo patrimonio teorico.


Immagine: Ansa

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Un commento

  1. Vedere che pezzi importanti di quelli che una volta erano vicino ai miei riferimenti etici e culturali stiano su posizioni di piatto asservimento è qualcosa di inquietante, e allo stesso tempo mi rende cosciente che serve davvero una strenua opposizione, una rivolta da parte di noi sardi, e di tutti quelli che hanno a cuore la Sardegna.
    Occorre fare tutto il possibile e anche di più per resistere. Questa è la nostra sfida più importante

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