La calata dei “Big” romani – S’Imprenta, rassegna stampa dalla colonia
Dopo la calata delle esercitazioni militari italiche e della Nato, dei signori della speculazione eolica, delle possibili scorie nucleari, del grave problema della siccità, e delle ricorrenti cavallette, ci mancava solo questa: la calata dei “Big” (mi raccomando il maiuscolo) romani.
Le catastrofi artificiali che provengono dall’italia si susseguono senza sosta.
Tipicamente, la discesa del “Big” romano è accompagnata da un armamentario di frasi fatte e banalità da elargirsi agli autoctoni come carramatzinas e specchietti per le allodole.
Molto spesso viene accolto con pabassinas, launeddas e ballus tundus, senza che gli autoctoni si accorgano che l’autofolklorizzazione banalizzante ha l’effetto primario di sottomissione e di prostrazione.
Il linguaggio giornalistico che definisce “Big”, il politico romano completa il quadro della sottomissione da parte di noi “Smalls”, che “da soli non riusciamo a farcela”.
Qui non lo chiameremo “Big”, ma “Mi-ndi-andu”, cioè, “Me-ne-vado”.
Mi-ndi-andu è quel personaggio dello slang del sud Sardegna che, arrivato in ritardo, a fine discussione, senza conoscere nulla del dibattito pregresso, viene fuori con la soluzione più banale, quella che già tutti hanno esposto o provato, di cui si è discusso e la cui idea si è accantonata. “Là, arribau Mi-ndi-andu“.
Mi-ndi-andu sbuca proprio in quel momento, sotto elezioni, quando l’attenzione è alta. Da 60 anni non fa altro che ripetere la stessa lista di cose da fare, piazzando i suoi candidati che non risolveranno nulla.
La lista dei problemi che Mi-ndi-andu ha memorizzato durante il viaggio in aereo, in cadira di prima classe, ha generato parecchie idee “geniali”.
È proprio in quell’istante, non appena sceso dall’aereo che, con aria solenne e studiata pomposità, Mi-ndi-andu tuona le altisonanti parole:
“la Sardegna ha un potenziale enorme nel turismo“, aggiungendo che “bisogna allungare la stagione“, e che “bisogna puntare sulla vendita dei pirichitus“.
O peggio ancora, “risolveremo il prezzo latte e il caro biglietti aerei“, non si sa se in quest’ordine esatto e con quale priorità.
Gli autoctoni scrosciano applausi a conferma che, loro si, che sono i veri “Big”.
“Bisogna allungare la stagione“… esattamente come? con quali politiche? con quali fondi?
“potenziale turistico inespresso“… quale turismo? di massa o elitario? costiero e interno? città o mare? ospitalità diffusa o grandi alberghi? con quali soldi? prima risolviamo il problema trasporti?
“bisogna puntare sull’agroalimentare“… con quali terre, se le stiamo dando agli speculatori dell’eolico? con quali produzioni se l’UE paga per dismettere le produzioni? che tipo di agroalimentare? con quali mezzi economici? quale progetto?
“bisogna risolvere il caro biglietti“… con quali aerei? il modello concorrenziale, aerei pubblici, o misto? come tratti con Raynair? come tratti con la Tirrenia? con quali rapporti di forza ti poni con dei monopolisti? come attrai nuove compagnie al tavolo per ridurre la forza del monopolista?
“bisogna puntare sulla cultura“… quale cultura? quella dei camerieri vestiti in abito sardo o quella archeologica? quella italianizzata o quella sarda? quella folkloristica o quella culturale?
Del “come” risolvere, con “quali risorse” e con “quali tempi“, non c’è traccia.
Un giornalista serio dovrebbe ribattere con delle domande e Mi-ndi-andu cascherebbe come una pera.
La lezioncina studiata in aereo da Mi-ndi-andu non è sufficiente per capire i problemi della natzione sarda, che ha caratteristiche e problematiche molto differenti dal nord italia, area su cui lo stato centrale basa le sue politiche economiche poi applicate su tutta l’italia.
Questa passerella che ogni cinque anni ci tocca subire, è la conferma che la politica sarda è succube di quella romana.
È la conferma che, non solo entrambi i candidati sono stati scelti a Roma, ma che dopo la visita, che determinerà la vittoria di uno dei candidati, Mi-ndi-andu potrà accampare diritti sulla vittoria e quindi richiedere favori in pieno stile feudale, proprio dopo che il candidato ha pronunciato le ingenue parole “autodeterminazione dei sardi”.
Uno spettacolo raccapricciante al quale ci tocca assistere anche a queste elezioni.
La campagna elettorale è abbastanza povera di contenuti, Alessandra Todde produce idee banali, senza conoscere minimamente la Sardegna, basa tutto sul voto utile, ma non emerge nessuna sintesi programmatica o un’idea di governo. Una candidata fredda per una fusione a freddo tra due partiti ai ferri corti.
Un programma racchiuso in enne pagine e che non si riesce a sintetizzare, significa che non è chiaro nemmeno a chi lo ha scritto. Fumoso e disorganico.
Truzzu non pervenuto, se non per la modifica della Salvacoste, che vorrebbe saccheggiare. È la sua priorità.
Dei sondaggi farlocchi se n’è parlato a sufficienza.
Un dato del sondaggio Bidimedia tuttavia sembra significativo, perché se dei totali delle somme non c’è da fidarsi, perché gli elettori sono stati selezionati in ambito esclusivamente social, delle tendenze dei pesi all’interno degli stessi dati, qualche elemento su cui ragionare ci può essere:
Soru avrebbe la fiducia del 60% di elettori di centro, del 10-15% tra il centrodestra, e del 10-15% tra il centro-sinistra, mentre tra i Cinque Stelle sarebbe bassissima.
In pratica se si sommano i voti tolti ai Cinque Stelle con il centro sinistra, Soru toglierebbe più alla destra.
Dunque, Soru prenderebbe più voti dalla destra e, se il centrosinistra riuscirà a far vincere Truzzu, dovrà flagellarsi con sé stesso. Si riparlerà di PD federato e autonomo dal PD statale e delle primarie da rilanciare. Troppo tardi.
Un altro elemento verosimile è che Truzzu prende meno voti della sua coalizione, dato che tenderà a peggiorare, visto come sta portando avanti la campagna elettorale, tra caduta alberi e forfait nei confronti elettorali diretti con false accuse di non essere stati invitati.
È chiaro a tutti che non è all’altezza della situazione, la paura del confronto è indice di mancanza di idee e di scarsa leadership.
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Immagine copertina: fandom.com