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Il Vietnam di Todde – S’Imprenta, rassegna stampa dalla colonia

Bollettino di guerra n.159: “le truppe italiane conquistano il porto sardo. La resistenza locale viene piegata, i camion passano, ma solo dopo una eroica resistenza. Sardi vinti, ma non convinti”.

Data la situazione, il linguaggio non può che essere “guerresco”, la voce tipica dell‘Istituto Luce. La Sardegna è attaccata da più parti, Todde e Cani sono concentrati su dove sistemare le servitù, invece che fermarle.

I presidi sono delle roccaforti di resistenza. Volontari, dormono al chiaro della luna piena, nelle tende, dopo l’assemblea in cerchio. Parole di speranza e voglia di resistere, coscienti di avere solo i propri corpi come arma di difesa della terra, mamma che ha visto nascere e che ha sfamato per millenni i suoi figli.

Quello di Oristano, punto di sbarco delle pale, viene sgomberato con violenza, i gazebo e i tavolini sequestrati. Le pale escono dal porto, viaggiano per le strade sarde.
Interviene Caterina Murino, i riflettori dovrebbero essere puntati da parte di tutti i media statali, su quello che sta succedendo. Ignorare la protesta non è una scelta neutrale. Ne parla giusto La7 e Rainews.

Il sindaco di Quartu, Graziano Milia, “si gira dall’altra parte”, il titolo del suo libro non è corretto. È ormai simbolo della classe politica locale che si presta a questo gioco, si arrocca nel suo fortino, di fronte alle richieste di un consiglio aperto, dei comitati di Quartu e Selargius.

In passato, si era espresso a favore dell’eolico offshore. Martedì, durante la seduta consiliare, lascia fuori una ventina di persone dei comitati (ma lo spazio non era pieno, come scrive erroneamente l’Unione Sarda) ed evita il consiglio aperto. Il Comitato di Quartu e Selargius occupa l’aula finché non ottiene una promessa di consiglio aperto.

A Samassi, spianano le rotonde per far passare le pale eoliche: “Tra Villacidro e Sanluri 24 torri alte duecento metri”

I cinque stelle nacquero movimentisti, cercavano il contatto con i comitati e mandavano un chiaro vaffa al potere. Oggi sono il Potere e lo esercitano alla vecchia maniera.

Todde riceve l’ambasciatore della Danimarca e rompe il silenzio fuori tempo massimo. Lo fa per dire “non sono stata io”, quell’eolico era già stato approvato da Solinas. Dall’Unione insistono: Marganai, in arrivo le pale. I fatti smentiscono la Regione. È stato approvato dalla giunta Pigliaru.

Il Fatto Quotidiano attacca Mauro Pili, reo di aver approvato nel 2003 l’eolico di Saccargia, oggetto oggi di repowering. Pili risponde su Facebook.

Questo passaggio storico non si può ricondurre ad una lotta tra bande di destra e sinistra, ma tra il sistema coloniale italico tutto e il popolo sardo.

Non una presa di posizione di Todde di fronte alle prepotenze sugli ulivi selargini. Non una di fronte alla resistenza del porto di Oristano.

Ci sono silenzi eloquenti, e quello di Todde è silenzio imbarazzato, da coda di paglia, di chi si trovava nel governo italico che ha favorito questa speculazione, e ora si trova vittima delle sue stesse ambiguità. Chi incolpare? L’inutile Solinas che non ha interferito con le scelte del governo italico di cui lei faceva parte? Si rende conto che la valanga che sta per crollare sarà letale per il suo consenso, pericoloso per la tenuta della maggioranza e il rischio di andare a casa anzitempo è reale.

«Ha tradito le aspettative»: la Base attacca Todde, ma gli altri alleati fanno quadrato intorno alla presidente. Per ora.

Appena il 15 maggio, Cani e Todde tuonavano una richiesta di chiarezza a Terna, “attenti alle legittime proteste dei cittadini” sul Tyrrhenian Link (che ricordiamo è già approvato e non fa parte della moratoria) ma non si è poi saputo nulla. Erano parole al vento.

La guerra non è solo una prova di forza politica, legale e militare. È prima di tutto mediatica.
Questo momento storico verrà certamente ricordato come l’ultima colonizzazione sarda, e come il periodo del risveglio della Natzione sarda, ma la storia viene scritta già ora, tutti i giorni.

Così, se la Nuova Sardegna che sostanzialmente ignora da mesi la questione speculazione e la resistenza dei comitati, questa settimana ne scrive due volte per stigmatizzarla, a proposito di un picco e due bidenti sequestrati ad Oristano. Nessun “bastone” o “mazza”, come scrive erroneamente il giornale. Due contadini, nel cofano della macchina avevano arnesi da lavoro che si possono trovare nei cofani di tutte le persone di campagna.

Peraltro sbagliano clamorosamente, uno dei tre denunciati non aveva una “condanna per eversione”, ma era stato solamente indagato. La differenza è, nientemeno, quella che passa tra un innocente e un colpevole.

Il giorno dopo, la Nuova insiste: “Oristano, presidio anti-eolico: al porto restano i rifiuti dei manifestanti“. Il presidio è stato sgomberato dalle forze dell’ordine, i gazebo per resistere alla calura estiva erano necessari, a luglio inoltrato. Prima sgomberano con la forza, poi la Nuova Sardegna sguazza nel caos creato.

Il trucco è palese: mettere in un angolo la protesta, come qualcosa di pochi estremisti, in modo che la popolazione si spaventi e prenda le distanze, dividendo il popolo sardo, o almeno quella grande quantità di persone che, timidamente, per la prima volta si sta affacciando alla partecipazione extra elettorale.

Il Re è nudo, la Nuova Sardegna si è mostrata ancora una volta. Un tempo, le copie cartacee dei giornali venivano utilizzate per pulire cardigas (gratticole) oggi non servono nemmeno a quello.

Il pesce puzza dalla testa, e la transizione è stata strutturata al contrario.
L’ente energetico sardo è inutile, in queste condizioni. Il piano energetico va inglobato in un più ampio piano industriale (ad esempio, Portovesme, azienda energivora, deve stare in piedi?).
E il piano industriale deve essere inglobato in un più ampio piano di politica economica, con chiari obiettivi economici, politici e sociali.

Tutto da ribaltare, prima di tutto occorre stabilire gli obiettivi economici, produttivi e redistributivi in un piano economico. Da cui si ricaverà poi un piano industriale. Solo successivamente verrà approntato un piano energetico, come conseguenza degli obiettivi precedenti.

Nelle scelte di politica economica occorre tenere in considerazione il fatto che l’industria delle rinnovabili è distribuibile tra privati (mentre non possiamo avere tante mini fabbriche di petrolio in casa, possiamo avere il fotovoltaico che produce energia elettrica).

La tecnologia delle rinnovabili, per sua stessa natura, consente una redistribuzione economica, ed è da lì che si deve partire. Todde, invece, pensa sia solo una questione di aree da sacrificare.

Comunque sia, siamo solo alla prima pala.
Ognuna di quelle pale che entrerà in Sardegna, sarà una servitù per i sardi, ma anche una croce da mettere sulle spalle della Todde e in generale sulla classe politica del duopolio italiano, per cui tanti illusi si sono spesi fino ad appena qualche mese fa.

La legislatura targata Todde si preannuncia come una delle più calde di sempre, in Sardegna. Un Vietnam, in cui alla fine i Cinque Stelle, in crollo costante, scompariranno definitivamente, perché hanno tradito il mandato iniziale e ora si trovano dalla parte opposta ai Comitati. 

Sa cida in 1 minutu

Speculazione energetica. Luras, un consiglio comunale straordinario per bloccare il maxi parco eolico.

Sanità. Posti letto esauriti, ospedali al collasso a Cagliari: vertice “urgente”.

Nuove Province, via libera, opposizione all’attacco.

Nomine alla Regione, per Christian Solinas e altri 21 chiesto il rinvio a giudizio.

Autonomia differenziata: la Sardegna approva la mozione per il referendum abrogativo.

Trasporti. Crash informatico globale, è caos negli aeroporti sardi: cancellazioni e ritardi fino a due ore


Immagine: Unione Sarda

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2 commenti

  1. “Egregi” giornalisti  della nuova Sardegna.
    Vi scriviamo per correggere un refuso presente nell’ edizione del 07 luglio del vostro quotidiano

    Scrivete “Pale eoliche, proteste al porto di Oristano. 16 denunce con sequestri di mazze e picconi”

    Li hanno sequestrati a noi, un contadino e una contadina  di Selargius.
    Erano nel cofano della nostra auto, in piena vista perché non c’ era nemmeno  la cappelliera.
    Erano assieme a spago, filo, pezzi di tubo da irrigazione, rubinetti etc
    E non erano mazze e picconi.

    Sapete, siamo individui strani, che difendono la terra stando nella terra.
    Così strani che quando arriva un appello a difendere la terra lasciano di corsa il lavoro , saltano in auto e vanno ad aiutare amic e compagn di lotta.
    Così strani che hanno sempre in auto le attrezzature del proprio lavoro. Siamo fatti e fatte proprio in modo strano, per noi gli attrezzi da lavoro servono per lavorare, non per fare del male.

    Marre e piccu, non mazze e picconi!
    Ecco il refuso da correggere.
    Due marre e un picco.

    Sono attrezzi da lavoro (avete presente quella attività che gran parte dell’ umanità svolge per campare? No? No, certo che non l’avete presente…)

    Attrezzi da lavoro tipici di una categoria antica e, secondo i vostri padroni, ormai scomparsa.

    Ne avete letto in tanti libri. Quelli che mettono le mani nella terra e addirittura la coltivano (spiegazione più avanti) portando cibo sano e fresco nelle tavole dei propri conterranei.
    Ne parlano poeti e scrittori di tutte le epoche.

    Contadini, detti anche agricoltori.
    Agri-coltori, quegli strani personaggi che lavorano nel luogo anch’esso mitologico chiamato agro o campagna.

    Per capirci, quei luoghi in cui il padronato ha deciso di mettere cemento acciaio alluminio e silicio.
    Quei luoghi dove crescono le piante, dove ci sono le vigne, dove ci sono gli orti e gli alberi.

    Capiamo la difficoltà nel trovarvi davanti a tante parole strane.
    Vi aiutiamo

    Vigna: coltivazione di piante di vite
    Vite: pianta che dà l’ uva, e con l’uva si fa il vino. Anche quello con le bollicine che bevete all’ apericena.
    Bestiale, persino il vostro prosecchino viene da una pianta!

    Coltivazione: quella attività che consiste nel curare piante che danno cibo. Strano ma vero, il cibo che mangiate viene in buona parte dai risultati di questa attività.

    Pianta: avete presente il ficus nel vaso in redazione? No, non quello di plastica, quell’ altro! Esatto, quello che innaffiate a turno tra una velina della questura e una leccata al sedere dei vostri padroni. Ecco, quella è una pianta!

    Albero: quella cosa che fa ombra ai giardinetti, ma che è presente soprattutto in campagna (vedi definizione).
    La cosa più green del pianeta.
    Pensate che respirando “mangia” anidride carbonica e “sputa” ossigeno.
    Incredibile, toglie CO2 e dona ossigeno. Gratis! Lo fa pure gratis!

    Il padronato ha deciso di togliere gli alberi per mettere industrie di produzione elettrica.
    E chiamano green togliere gli alberi gli orti i campi e le vigne.
    Anzi, lo fate voi nei vostri articoli.

    Con i vostri articoletti volere fare  il botto.
    Volete stupire, spaventare, creare  nei vostri lettori un senso di smarrimento, paura  e  quindi incapacità di  prendere posizione  dalla parte di chi lotta per la propria terra, perché la ama e perche grazie a questa vive.

    La terra, questa madre a voi sconosciuta, che per quattro righe e forse un po’ di vanagloria siete disposti  a tradire, perché invece di scrivere dei traditori scrivete dei traditi; perché invece di scrivere su chi la svende e su chi la compra per 4 denari scrivete sui braccianti, sui contadini “armati” di picco e marra.
    Voi non lo sapevate, voi mica vi informate, voi dovete scrivere la notizia che anche se puzza fa scalpore, fa rumore!
    Contadini e braccianti che quella terra non la potranno più avere, rubatagli da altri privati che come iene affamate vengono a depredare la nostra madre lasciandola esangue e rantolante.

    Ma è proprio quel lieve rantolo che la gente come noi, donne e uomini, compagne e compagni di lotta, sentono sin da lontano.
    Quel lieve rantolo che li fa correre velocemente dimenticandosi che le iene non sono solo i nostri colonizzatori.

    Si, è vero, siamo partiti di fretta con gli strumenti da lavoro  in macchina, non abbiamo fatto in tempo a scaricarli e siamo corsi lungo la  SS 131 per rispondere a quella chiamata che con tanta fatica, ma anche con tanta forza, tenta di unire la gente  sarda sotto un unico grido:
    A foras i colonizzatori, a foras i traditori!

    Vincenza e Matteo

  2. LETTERA APERTA ALLA NUOVA SARDEGNA

    “Egregi” giornalisti  della nuova Sardegna.
    Vi scriviamo per correggere un refuso presente nell’ edizione del 07 luglio del vostro quotidiano

    Scrivete “Pale eoliche, proteste al porto di Oristano. 16 denunce con sequestri di mazze e picconi”

    Li hanno sequestrati a noi, un contadino e una contadina  di Selargius.
    Erano nel cofano della nostra auto, in piena vista perché non c’ era nemmeno  la cappelliera.
    Erano assieme a spago, filo, pezzi di tubo da irrigazione, rubinetti etc
    E non erano mazze e picconi.

    Sapete, siamo individui strani, che difendono la terra stando nella terra.
    Così strani che quando arriva un appello a difendere la terra lasciano di corsa il lavoro , saltano in auto e vanno ad aiutare amic e compagn di lotta.
    Così strani che hanno sempre in auto le attrezzature del proprio lavoro. Siamo fatti e fatte proprio in modo strano, per noi gli attrezzi da lavoro servono per lavorare, non per fare del male.

    Marre e piccu, non mazze e picconi!
    Ecco il refuso da correggere.
    Due marre e un picco.

    Sono attrezzi da lavoro (avete presente quella attività che gran parte dell’ umanità svolge per campare? No? No, certo che non l’avete presente…)

    Attrezzi da lavoro tipici di una categoria antica e, secondo i vostri padroni, ormai scomparsa.

    Ne avete letto in tanti libri. Quelli che mettono le mani nella terra e addirittura la coltivano (spiegazione più avanti) portando cibo sano e fresco nelle tavole dei propri conterranei.
    Ne parlano poeti e scrittori di tutte le epoche.

    Contadini, detti anche agricoltori.
    Agri-coltori, quegli strani personaggi che lavorano nel luogo anch’esso mitologico chiamato agro o campagna.

    Per capirci, quei luoghi in cui il padronato ha deciso di mettere cemento acciaio alluminio e silicio.
    Quei luoghi dove crescono le piante, dove ci sono le vigne, dove ci sono gli orti e gli alberi.

    Capiamo la difficoltà nel trovarvi davanti a tante parole strane.
    Vi aiutiamo

    Vigna: coltivazione di piante di vite
    Vite: pianta che dà l’ uva, e con l’uva si fa il vino. Anche quello con le bollicine che bevete all’ apericena.
    Bestiale, persino il vostro prosecchino viene da una pianta!

    Coltivazione: quella attività che consiste nel curare piante che danno cibo. Strano ma vero, il cibo che mangiate viene in buona parte dai risultati di questa attività.

    Pianta: avete presente il ficus nel vaso in redazione? No, non quello di plastica, quell’ altro! Esatto, quello che innaffiate a turno tra una velina della questura e una leccata al sedere dei vostri padroni. Ecco, quella è una pianta!

    Albero: quella cosa che fa ombra ai giardinetti, ma che è presente soprattutto in campagna (vedi definizione).
    La cosa più green del pianeta.
    Pensate che respirando “mangia” anidride carbonica e “sputa” ossigeno.
    Incredibile, toglie CO2 e dona ossigeno. Gratis! Lo fa pure gratis!

    Il padronato ha deciso di togliere gli alberi per mettere industrie di produzione elettrica.
    E chiamano green togliere gli alberi gli orti i campi e le vigne.
    Anzi, lo fate voi nei vostri articoli.

    Con i vostri articoletti volere fare  il botto.
    Volete stupire, spaventare, creare  nei vostri lettori un senso di smarrimento, paura  e  quindi incapacità di  prendere posizione  dalla parte di chi lotta per la propria terra, perché la ama e perche grazie a questa vive.

    La terra, questa madre a voi sconosciuta, che per quattro righe e forse un po’ di vanagloria siete disposti  a tradire, perché invece di scrivere dei traditori scrivete dei traditi; perché invece di scrivere su chi la svende e su chi la compra per 4 denari scrivete sui braccianti, sui contadini “armati” di picco e marra.
    Voi non lo sapevate, voi mica vi informate, voi dovete scrivere la notizia che anche se puzza fa scalpore, fa rumore!
    Contadini e braccianti che quella terra non la potranno più avere, rubatagli da altri privati che come iene affamate vengono a depredare la nostra madre lasciandola esangue e rantolante.

    Ma è proprio quel lieve rantolo che la gente come noi, donne e uomini, compagne e compagni di lotta, sentono sin da lontano.
    Quel lieve rantolo che li fa correre velocemente dimenticandosi che le iene non sono solo i nostri colonizzatori.

    Si, è vero, siamo partiti di fretta con gli strumenti da lavoro  in macchina, non abbiamo fatto in tempo a scaricarli e siamo corsi lungo la  SS 131 per rispondere a quella chiamata che con tanta fatica, ma anche con tanta forza, tenta di unire la gente  sarda sotto un unico grido:
    A foras i colonizzatori, a foras i traditori!

    Vincenza e Matteo

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