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I No che aiutano a crescere – S’Imprenta, rassegna stampa dalla colonia

Qualche settimana fa il ministro Pichetto-Fratin, in relazione alla protesta contro la speculazione energetica, ha dichiarato che “non si può dire sempre no“.

Recentemente c’è stata una manifestazione per il SÌ alla transizione energetica, e un articolo sul Manifesto sardo accusa i Comitati di essere sempre per il NO.

Il punto non è tanto la transizione energetica in sé. È necessario fare la transizione, a prescindere dalle questioni climatiche: sole e vento non inquinano, sono illimitati e la materia prima è gratuita.

Il problema è invece:

  • sul DOVE distribuire gli impianti all’interno dello stato italiano (sud e isole che producono per il nord?);
  • sul COME realizzarla (micro impianti o macro impianti? Fotovoltaico sui tetti o eolico? Offshore, a terra o sui tetti );
  • sul CHI deve guidarla (Stato / Regioni / Comunità);
  • sul CHI ricadranno i benefici (comunità territoriali / multinazionali).

Intanto tra le persone che hanno guidato il NO alla speculazione eolica, c’è il sindaco di Villanovaforru, Maurizio Onnis, che ha detto un chiaro SÌ alla comunità energetica: un Sì che aiuta a crescere.

“Dopo più di due anni e mezzo dall’inizio del progetto, la CER di Villanovaforru ha ricevuto i primi incentivi dal GSE: è una delle poche in Italia” (enostra.it: Arrivati i primi incentivi alla CER di Villanovaforru).

Esiste una legge regionale che stanzia le risorse per lo studio di fattibilità per le comunità energetiche per i comuni (Regione.Sardegna.it: Comunità energetiche, Giunta approva lista dei Comuni beneficiari delle risorse. L’Assessore Pili: “Le Comunità energetiche sono il futuro per l’indipendenza energetica della Sardegna”).

Questa è l’unica transizione buona e fattibile, non si capisce come mai gli altri comuni sardi dormano su questo passaggio fondamentale.

La scrittura e la consegna alle istituzioni regionali della proposta di legge sulla questione speculazione energetica chiude una fase dei Comitati: la fase di protesta ha ottenuto l’obiettivo di far sentire il fiato sul collo alla politica, che prendeva tempo e tergiversava in attesa di segnali elettorali.
Solinas non ha legiferato e non ha affrontato la moratoria, ma ha portato la questione direttamente al governo statale (Videolina: Eolico, governo-regioni sulle aree idonee: verso un nuovo decreto energia).
Nel palazzo della regione Sardegna giace inascoltata anche la richiesta di revisione del progetto per il Tyrrhenian Link, presentata dal Comune di Selargius (Report Sardegna 24: Selargius, il Comune approva ordine del giorno voluto dal Comitato No Tyrrhenian Link).

Ormai appare sempre più chiaro che la richiesta di autodeterminazione dei territori altro non è che richiesta di democrazia.
I concetti di “autodeterminazione dei territori” e “democrazia”, si sovrappongono fino quasi ad identificarsi.

Se sul territorio sardo, che conta 1.600.000 abitanti, decide un governo che sta a Roma, eletto con il voto di quasi 60.000.000 elettori, la volontà dei primi viene quasi annullata, schiacciata dalla maggioranza, che si esprime da un gabinetto che legifera anche per il territorio dell’isola.
Ma non basta. A vanificare la volontà democratica dei sardi ci si mette anche la classe politica sarda, succube dei giochi di potere italiani, che svilisce quel poco di autonomia che abbiamo.
E questo ci porta ai meccanismi di selezione dei candidati per le elezioni sarde del 2024.

Eletziones 2024

Nei media, il capitolo “elezioni sarde” è drammaticamente sclerotizzato tra destra e sinistra italiana, che si dimenano in uno scenario estetico pessimo, presagio di nuova astensione.

Destra e sinistra italiana stanno attraversando le stesse dinamiche, dunque si possono analizzare come un unico fenomeno, riassumibile in questi termini: mentre da Roma cercano di imporre i candidati, in Sardegna i partiti si dividono tra chi accetta ordini dall’alto e leader, o presunti tali, che lottano per essere candidati. 

Solinas (reduce dalla convention di 2000 persone, o 990 secondo Guerrini) Soru (reduce da una chiacchierata con Liberu) Milia (ma quest’ultimo nega per non bruciarsi, sperando di essere l’asso finale) si dimenano per essere candidati.

Invece Truzzu (che ha un gradimento bassissimo) e Todde (sconosciuta, ma che ha responsabilità nella questione Tyrrhenian Link) dall’alto vengono catapultati come reggenti feudatari degli interessi d’oltremare (Sardiniapost: Regionali, diktat di Schlein al Pd sardo: sostenere la Todde (M5s).

Il Campo Largo dice di avere trovato il metodo per individuare il candidato (Sardiniapost: Regionali, i criteri decisi dal centrosinistra per scegliere il candidato: metodo e merito).
Cosa succederà se, dopo aver stabilito il metodo di selezione, la Todde dovesse comunque essere confermata?
Il risultato sarebbe esilarante e drammatico allo stesso tempo. 

Probabilmente nel dopo elezioni, come dopo ogni post-elezioni, sentiremo parlare di “fare il PD sardo federato“. Ecco il dibattito del 2018 (La Nuova: Pd, segreteria provinciale verso un partito federato).
I sardi diranno No ai partiti che persistono con queste vecchie pratiche?

Per fare una corretta rassegna stampa coloniale (e non rafforzare lo schema mediatico tutto italiano) sarebbe necessario fare una lettura delle notizie al negativo, cioè con quelle che mancano.
Ufficialmente, il fronte italiano non ha ancora avversari da parte dell’autodeterminazione sarda.
Mentre il panorama del fronte elettorale italiano è sotto attenta osservazione, del mondo dell’autodeterminazione sarda non esiste alcun interesse da parte dei media coloniali.
In silente lavoro, il mondo dell’autodeterminazione cerca faticosamente di sciogliere gli ultimi ma intricati nodi, senza l’enfasi mediatica fornita ai partiti italiani.

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Imàgine de sa chida


Imàgine: valentinacottonepsicologa.pisa.it

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