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Gli Artisti Sardi Indipendenti e la battaglia per la Dignità Culturale

Riceviamo questa riflessione dal coordinamento de Sa mesa de is artistas sardus, un progetto che nasce da alcuni artisti sardi indipendenti che stanno cercando di costituire un tavolo condiviso che metta in primo piano la dignità professionale e lavorativa degli artisti/artiste sardi che producono arte e cultura resistente nella nostra isola.
Sa Mesa de is Artistas si porrà come obiettivo quello di coinvolgere il pubblico sardo e tutte le istituzioni per costruire un percorso virtuoso che possa valorizzare arte e musica residente per arrivare ad una proposta di legge che possa tutelare le produzioni sarde meritevoli affinché vi sia una distribuzione equa delle risorse pubbliche e vi sia uno scambio culturale reale con altre realtà.


La Sardegna, anche quest’anno, ha festeggiato il capodanno 2025 con le principali piazze che hanno visto i palchi occupati dai grandi vip del mainstream italiano gestiti dalle grandi agenzie di produzione. Soldi pubblici a cascata che hanno finanziato soprattutto mega eventi poco diffusi nei territori che hanno la finalità di presentare i grandi numeri all’opinione pubblica. Tutto questo, ha messo in moto un battage promozionale da parte dei media sardi che mirava a mettere in evidenza l’ospite fomentando una sorta di gara a chi ha l’artista più “grosso”, l’artista più “famoso”, la piazza più bella. 

Sono poche le voci libere che invece hanno parlato di come gli Artisti/e Sardi sono stati spesso esclusi o relegati ad un ruolo marginale, magari per dare quel tocco esotico e identitario per lavare qualche coscienza. Resta il fatto che nessun palco, ben pagato, ha visto protagonisti artisti sardi giovani talentuosi o realtà storiche consolidate e originali che, vi diamo una notizia, nella nostra isola esistono davvero!  

Tutte le città principali, dal Nord al Sud dell’isola, hanno speso ingenti budgets per la maggiore finanziati con soldi pubblici regionali, per organizzare eventi di massa che hanno messo in primo piano spettacoli generalisti con nomi che possano soddisfare il simpatico mantra del “ ma portano Gente… “. Ma poi, alla fine tutta questa gente l’hanno portata davvero? Forse si, in alcuni casi, in altri decisamente è stato un mezzo flop.  

Del resto abbiamo potuto notare che questi eventi hanno innescano anche forme di speculazione veramente indegne dove in alcune città e paesi si sono proposti affitti a prezzi folli solo perché è arrivata la STAR di turno.   

Come sempre Sa mesa de Is artistas sardus, progetto che è in fase di organizzazione, è attenta a proporre delle riflessioni costruttive nel merito della dignità artistica residente e indipendente che nella nostra terra è florida e che presenta professionisti e progetti di tutto rispetto. Inoltre, non riteniamo che la nostra isola non debba essere aperta ad artisti esteri e quindi italiani, tantomeno promuoviamo l’isolamento artistico: al contrario, crediamo profondamente nello scambio culturale, in un dialogo aperto e arricchente con il resto del mondo. Siamo però convinti che questo scambio deve essere paritario e non può trasformarsi in una forma di servitù artistica, dove gli artisti locali vengono messi in secondo piano a favore di nomi esterni che spesso consumano risorse pubbliche senza lasciare nulla di tangibile al territorio. 

I soldi pubblici dovrebbero essere utilizzati per creare eventi sostenibili e diffusi, in cui gli artisti sardi possano dialogare con quelli provenienti da altre realtà, valorizzando le rispettive esperienze e contribuendo alla crescita culturale di tutti. Un vero scambio culturale non è fatto di sudditanza, ma di confronto, di contaminazione e di reciproco arricchimento. Ecco perché oggi più che mai gli artisti sardi meritano di essere ascoltati e supportati, ma questo non può avvenire se le risorse destinate alla cultura vengono impiegate per perpetuare un sistema che privilegia solo il prodotto di massa e ignora chi lavora con passione e competenza sul territorio.

Non si chiede esclusività, ma equità. Una programmazione culturale intelligente e inclusiva può fare la differenza, garantendo non solo spettacoli di qualità, ma anche una crescita economica e sociale per gli artisti e le comunità locali. Investire sugli artisti isolani (competenti e talentuosi)   non è solo un atto di “giustizia culturale”, ma anche un modo per costruire una Sardegna  capace di esprimere sé stessa e, allo stesso tempo, di dialogare con il mondo. 

Purtroppo, ogni capodanno e ogni estate, dobbiamo assistere a uno spettacolo triste. Questa dinamica genera un circolo vizioso: la marginalizzazione degli artisti locali porta a una cultura sempre più omologata e priva di radici, che a sua volta spinge il pubblico, sempre più educato spesso al piu’ becero e cialtronesco intrattenimento fine a se stesso, a preferire prodotti già confezionati e vendibili, a discapito della scoperta e della valorizzazione del talento isolano. Non si tratta di rifiutare l’influenza esterna o la collaborazione con artisti di fama internazionale, ma di garantire un equilibrio che permetta anche alla Sardegna di raccontarsi attraverso le sue voci, i suoi suoni e le sue storie.

Eppure, gli artisti sardi sono sempre chiamati in causa quando c’è da difendere questa terra contro speculazioni energetiche e altre servitù e non si sono mai tirati indietro portando la loro musica e la loro poesia come testimonianza attiva. 

Il pubblico, che poi si divide sui social alimentando ancor di più questa assurda gara a chi spende di più per il vip di turno, ha un ruolo fondamentale nel riconoscere e sostenere il valore dell’arte locale: non deve limitarsi a consumare passivamente ciò che viene proposto, ma deve diventare parte attiva del processo culturale, chiedendo più spazio per le espressioni sarde e rifiutando il pregiudizio che l’artista isolano non sia “all’altezza”. Pensiamo davvero che un progetto artistico sardo sia “provinciale” o poco “influente” ? Pensiamo davvero che gli artisti sardi siano buoni solo per la sagra delle olive o della purpuzza? ( per quanto molte sagre possano essere meglio di certi eventi mainstream…). Eppure la Sardegna ha dimostrato in molte occasioni di essere un crocevia di creatività e talento, capace di influenzare e ispirare anche oltre i suoi confini. 

E’ indubbio che sia necessario un cambio di prospettiva. Le istituzioni, le organizzazioni culturali, gli stessi comitati delle feste paesane e il pubblico stesso devono prendere coscienza del valore immenso dei nostri artisti e impegnarsi attivamente per sostenerli. Servono spazi dedicati, politiche culturali inclusive e una maggiore attenzione alla diversità artistica. Gli artisti e le artiste sardi non chiedono privilegi, ma pari dignità e l’opportunità di contribuire a un panorama culturale che sia davvero rappresentativo dell’isola. La Sardegna, che ha una vocazione naturale come laboratorio culturale al centro del mediterraneo, non può permettersi di essere solo un contenitore passivo per eventi di richiamo. La lotta per la dignità culturale degli artisti sardi indipendenti è una piccola grande battaglia di tutti che puo’ portare nuova consapevolezza e attivare quelle dinamiche virtuose di cui la nostra terra ha bisogno. 

Coordinamento costituzione 

Sa mesa de is artistas Sardus  


Copertina: Cagliari Today

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