Due foto di Solinas esistono al mondo: ovvero, bilancio di (quasi) fine mandato del governo sardo a guida Psd’Az
de Ivan Monni
2023, ultimo anno prima delle elezioni, inizia la lunga campagna elettorale. Tempo di bilanci.
Per garantismo non ci interessano le questioni giudiziarie, non colpevole fino ad eventuale sentenza negativa. Con l’augurio che riesca a dimostrare la sua totale innocenza.
La questione che ci interessa è quella squisitamente politica, su cui tante scelte sono risultate discutibili; la “questione morale” riguarda tutti i partiti sardi e italiani, non va posta da un punto di vista della giustizia, piuttosto di trasparenza nel rapporto politico verso gli elettori.
La prima questione politica è quella fondante, cioè l’alleanza con la Lega di Salvini e Eugenio Zoffili. Sarà la storia a giudicare, ma qualcosa già si può dire a rendiconto di questi quattro anni: la società sarda non ha fatto passi avanti da diversi punti di vista.
Economia
Gli anni della pandemia e la speculazione energetica hanno lasciato il segno in Sardegna.
L’export dell’agroalimentare è crollato (-25%). Se escludiamo la petrolchimica l’export sardo è pressoché irrilevante.
Con un’altra visuale possiamo considerare in aggiunta al valore delle esportazioni verso l’estero, anche quelle verso il continente italiano, per mitigare la situazione drammatica.
La politica su questo punto ha ignorato completamente la questione del Porto Canale.
Se la crisi si trascinava da anni, colpevoli le precedenti amministrazioni, ha avuto un improvviso crollo proprio in coincidenza con la nuova legislatura.
Oltre al danno della cassa integrazione dei dipendenti, il mancato transito delle navi comporta maggiori costi per l’export sardo. Le navi non viaggiano vuote, per cui dopo lo sbarco in import, trovano conveniente ricaricare per l’export. In assenza di un traffico in entrata, non si verifica anche un traffico in uscita. Alla centralità geografica nel Mediterraneo occidentale corrisponde una irrilevanza nei fatti, tutta politica. Non pervenuto sul fronte dello spopolamento interno, sulla questione latte e su modelli di sviluppo delle aree svantaggiate.
Scuola sarda
La scuola sarda è uno dei drammi principali isolani, il settore su cui la società dovrebbe investire, proprio perché il riscatto dell’isola può nascere solo dai sardi. Tra i rendimenti peggiori d’Europa, la questione va di pari passo con il punto precedente: al basso rendimento scolastico si lega nel medio termine il problema occupazionale e quindi economico.
Su questo punto Solinas e il Psd’Az hanno perso l’occasione unica di creare la scuola sarda, in cui materie vicine al territorio (storia, lingua, letteratura, geografia, arte) riescono a generare un maggior coinvolgimento e quindi un miglior rendimento.
La scuola sarda può essere lo strumento per una migliore integrazione culturale del nostro territorio, partendo da una rinnovata coscienza nazionale, dentro un contesto globale.
Inoltre si è ignorato completamente il problema dello standard grafico della lingua sarda. Solinas non è riuscito a dar seguito alle intenzioni programmatiche iniziali.
Trasporti
Qui a fallire è tutta la classe politica sarda. L’insularità in costituzione oltre ad essere stato un enorme sforzo a fronte di risultati concreti nulli, ha riprodotto una volta ancora lo schema di una Sardegna “strutturalmente povera”, in quanto isola, che sceglie la via assistenziale e non quella dell’autodeterminazione e dell’emancipazione.
A fronte di questa inutile battaglia astratta, si ripresentano puntualmente sotto le feste i problemi dei trasporti.
A questo proposito bisogna ricordare che nella legislatura abbiamo avuto la chiusura di Air Italy (ex Meridiana, ex Alisarda), ma la situazione era già compromessa dagli anni precedenti.
Riguardo ai trasporti interni, la situazione drammatica è cronica, sarebbe ingiusto addossare le colpe tutte a questa giunta, che pure non ha fatto nulla.
Sanità
La pandemia ha messo in luce le carenze infrastrutturali della sanità isolana, smantellata da decenni e al contempo l’inadeguatezza dell’assessore Nieddu con l’incredibile silenzio stampa imposto ai medici, in un momento in cui maggiormente c’era necessità di informazioni dagli operatori diretti.
Prenotare una visita significa attendere vari mesi, per cui le urgenze vengono smaltite, per chi può permetterselo, in ambito privato, con salasso annesso.
Non dobbiamo dimenticare infine, a proposito di sanità privata, i soldi elargiti all’emiro del Qatar, in un contesto in cui la Sardegna paga di tasca propria la sua sanità.
Questo fatto pone diverse questioni, tutte drammatiche: si va dalla sottrazione di risorse dal pubblico al privato, al problema legato ai finanziamenti del terrorismo (amplificato dalla questione dei mondiali), passando per la ridicola questione del nome dell’ospedale, fantozzianamente intitolato alla madre dell’emiro: gli extra comunitari ricchi, seppur in odore di terrorismo vengono accolti con umilianti (per il popolo sardo, non solo per chi li fa) salamelecchi, mentre gli extra comunitari poveri impauriscono e vengono lasciati morire in mare: una doppia morale che svela un classismo antistorico, a corredo del razzismo.
Rapporti con lo stato italiano
Qui dal Psd’Az ci si sarebbe aspettato maggior coraggio, almeno per la riduzione delle servitù militari, per la questione dei residui fiscali, l’agenzia delle entrate sarde e la revisione dello statuto sardo. Tanto più che il suo interlocutore privilegiato, la Lega, è stato al governo nei primi anni e alla fine della legislatura.
Il governo sardo ha avuto diversi contenziosi con il governo italiano, è riuscito ad opporsi all’eolico, perché il tema ambientale fa parte delle competenze sarde, ma è stato bocciato (per fortuna, a questo punto) riguardo la salvacoste.
Il “patentino” per entrare nell’isola, al tempo del covid, era stato bocciato dall’italia. Ha perso parecchi contenziosi, ne ha vinto qualcuno minore, come quello sulla caccia, ma qui la questione riguarda parzialmente il governante di turno, quanto i meccanismi istituzionali entro cui siamo inseriti.
La Corte Costituzionale italiana, l”ente cui spetta l’ultima parola, ha interessi tutti italiani per cui spesso si trova, entro i limiti della legge e della sua interpretazione, a spalleggiare il governo italiano.
Questo meccanismo è la ghigliottina di tante rivendicazioni in termini di “autonomia”, ormai una scatola vuota e senza poteri, che rende ancora più grave il mancato tentativo di riforma dell’attuale statuto sardo. Su questa grande occasione persa Solinas si misurerà direttamente con la storia.
Gli unici successi riguardano la fine dell’embargo delle carni sarde con la fine della peste suina, il cui merito andrebbe ascritto maggiormente alla giunta precedente e poco altro.
I tentativi di opposizione all’eolico e fotovoltaico dei giganti della speculazione e delle mega batterie vanno nella giusta direzione. Un po’ meno relativamente all’avvallo alla Tyrrhenian Link, che prepara la Sardegna ad essere la centrale coloniale energetica italiana.
Potremmo continuare con il problema dell’informazione sarda, trattato in questo articolo, con la questione incendi, in cui Solinas ha scelto di non recarsi con urgenza nel Montiferru, il pranzo di Sardara, il mega staff strapagato chiamato direttamente, il parlamentino nepotista dei figli degli onorevoli, il rimpasto infinito, le consulenze richieste a Briatore, le imbarazzanti trovate dell’assessore cartonato Chessa e tante altre vicende, ma è meglio restare sulle grosse questioni irrisolte e non diluire in tante micro questioni.
In questo contesto, le opposizioni non sono state pervenute, se non in alcune schermaglie minime: politicamente e mediaticamente inesistenti.
Dall’inizio dell’esperienza Cappellacci in poi la Sardegna non riesce ad avere un presidente all’altezza delle sfide attuali.
La classe politica sarda è integrata totalmente nelle dinamiche italiane, segue gli stessi schemi e ne ricalca gli interessi, trovandosi nell’imbarazzante situazione di dover rendere conto non agli elettori sardi ma ai capibastone dei partiti cui sono parte, direttamente o indirettamente.
E, ad oggi, non si prospetta una via alternativa.
Fotografia: Sardegnalive e RadioX