Cronaca di un giorno di festa per Sa Die de sa Sardigna
In una bella giornata primaverile si è svolta la festa de sa Die de sa Sardigna.
Festa è il significato che ha voluto dare ANS alla giornata, voltata tutta in positivo.
I significati fanno la differenza: non rievocazione storica, non rivendicazionismo revanscista. Semplicemente festa partecipata. La festa colorata di rosso si è svolta seguendo diversi eventi nel corso della giornata, che hanno coinvolto attività commerciali e altre organizzazioni. L’effetto ottico immediato è stato quello di una via, su Brugu (oggi Corso Vittorio Emanuele II), addobbata con bandierine, palloncini rossi ai bordi della strada. Bandiere sarde ovunque.
Per le strade si sono alternati diversi musicisti che, per tutto il giorno, hanno fatto da colonna sonora alla giornata.
E poi gli eventi. Le passeggiate storiche hanno narrato i luoghi della Sarda Rivoluzione, e la figura sempre più ingombrante di Carlo Felice. Il successo di partecipazione ha mostrato ancora una volta la sete di conoscenza della gente riguardo alla storia dei nostri avi e della nostra terra.
La mancanza dell’insegnamento nei canali ufficiali della nostra storia ha generato delle lacune per cui con sorpresa tanti scoprivano che no, non “siamo sempre stati isolati dal resto del mondo” e che gli ideali nati altrove hanno attecchito in breve tempo anche qui da noi.
Una delle passeggiate in lingua inglese ha visto la partecipazione di turisti, ormai presenti tutto l’anno a Cagliari.
La caccia al tesoro per i bambini, in collaborazione con gli scout, ha animato la mattina. Tra ricerche di indizi per le strade e prove enigmistiche da superare i bambini hanno appreso con stupore che “Cabudanni è a settembre”, che i loro genitori fanno un mestiere che si chiama “crannatzeri” e “picaparderi” e che è esistito un Regno Sardo con un re non sardo.
Tutti hanno superato mirabilmente la prova fonetica finale: nara “cixiri”.
La commemorazione dei martiri della Sarda Rivoluzione ha reso giustizia e riequilibrato in qualche modo l’importanza che storicamente in Sardegna si è data alla statua di Carlo Felice e alla toponomastica monarchica, dimenticando i tanti uomini morti per un ideale di libertà.
Le immagini e i video della festa sono rimbalzati febbrilmente sui social colorando le bacheche, quasi unicamente a tema Sa Die.
Tra le varie immagini di Angioy e le foto della festa, rimbalza tardivamente sui social la nota stonata della Regione: Insularità, soddisfazione del presidente Solinas: “il parlamento riconosce i diritti della Sardegna. Grande risultato alla vigilia della giornata di orgoglio del popolo sardo.”
È una giornata di festa, il comunicato non riesce comunque a guastare l’atmosfera.
Nel pomeriggio un evento a sorpresa: da un balcone di piazza Yenne inizia il processo a Carlo Felice: “colpevole” è l’inequivocabile sentenza, dentro un processo che dura da qualche anno e che ha permesso a tanti sardi di conoscere quel pezzo di storia.
Infine festa al suono di fisarmonica fino a tarda sera, con ballus tundus e gli altri passi della tradizione sarda.
Chi altro dire su una giornata riuscitissima?
Gràtzias a ANS, e a totu is chi ant partecipau.
A àterus annus!