Conflitti politici e disparità di potere sulla Pratobello 24
Ci sono rappresentanti politici che non hanno nessuna esitazione a dare del fascista a persone che magari li hanno pure votati e che ora gli recriminano delle decisioni che deludono le loro aspettative di cambiamento e di difesa dei loro interessi.
Quando protesta il debole, cioè chi non ha potere riconosciuto, usa di solito delle forme estreme, fuori dalle righe, cioè urla e si sbraccia, insulta e magari bestemmia, insomma non è presentabile in pubblico, quindi va redarguito e sanzionato; purtroppo è questo il linguaggio dell’impotenza, di chi si sente tradito e non rappresentato, di chi è stato esautorato del proprio potere e della propria voce.
E nessuno che sia disposto ad ascoltare per capire quale dissenso voglia esprimere e quale malfunzionamento del sistema di rappresentanza abbia motivato questo gesto “estremo”, come pure molti altri. Meno che mai ci provano gli interessati, quelli che hanno il loro ruolo di potere e considerano che non devono rendere conto delle loro decisioni se non a chi forma parte dello stesso schieramento politico.
Chi ne esce sconfitta da queste polemiche è anzitutto la cultura democratica, dove i rappresentanti non occupano posti di privilegio ma di servizio, e devono quindi rendere conto del loro operato prima di ogni altra cosa, e avere come priorità assoluta quella di ascoltare le voci di chi manifesta scontento, dissenso o indignazione, perché la democrazia è il luogo in cui il conflitto va gestito pubblicamente, e nei conflitti politici le forme sono spesso il risultato di una disparità di potere così strutturale che molti hanno smesso di vederla.
Che la “sinistra della sinistra” sia così superficiale nella lettura di questa disparità di potere, tenendo conto che il suo ruolo storico dovrebbe essere quello di dare voce a chi ne ha meno, e difendere i suoi interessi, fa cadere le braccia e porta anche persone degnissime a prendere delle cantonate piuttosto consistenti. E intanto il problema resta lì.
Il punto è che nella nostra società c’è un deficit enorme di cultura democratica, non solo tra le persone ma, purtroppo, tra i rappresentanti politici, forse in un grado anche maggiore. Può darsi che da questo deficit prenda origine il fascismo, ma si tratta comunque di uno stadio successivo. Le parole vanno usate con responsabilità, come qualunque altra cosa. E chi ha più potere ha più responsabilità, anche questo va detto.
Pubblicato nella pagina Facebook di Stefano Puddu Crespellani
Immagine: SarDies.it