
Assemblea Natzionale Sarda incontra gli studenti del Liceo De Castro a Oristano
Il 26 marzo 2025 Assemblea Natzionale Sarda ha incontrato le ragazze e i ragazzi del Liceo Classico De Castro di Oristano. Un momento importante anche perché non è stata ANS a cercarlo, ma loro: un gruppo di studenti, guidati dal rappresentante d’istituto, Alessio Cadoni, ha scelto di confrontarsi con l’associazione. Un fatto non scontato: se ANS è stata scelta come interlocutrice è grazie al lavoro costante che le Assemblee Territoriali e Settoriali svolgono per costruire coscienza di sé in Sardegna.
La richiesta era ambiziosa: parlare di cosa significhi essere giovani sarde e sardi e superare le solite frasi fatte sulla Sardegna, quelle che riducono tutto a stereotipi e luoghi comuni come “in Sardegna non c’è niente”.
Un incontro nato dalla curiosità degli studenti
Tutto è partito proprio da un’iniziativa degli studenti.
Il rappresentante d’istituto si è avvicinato alle attiviste e agli attivisti di ANS durante Fàulas, il festival che smonta i luoghi comuni sulla Sardegna, tenutosi per le prime tre edizioni proprio a Oristano.
Dopo questo primo contatto, vi sono stati vari incontri, coordinati da Noemi Obinu, tra un gruppo di alunni del Liceo De Castro, l’Assemblea Territoriale Aristanis e alcune socie dell’Assemblea Settoriale Universidade, gruppo che all’interno di ANS si occupa di creare coscienza natzionale nella fascia di popolazione più giovane.
L’interesse nato in modo spontaneo negli studenti da una conferma: il lavoro di ANS, che si impegna in tutto il territorio dell’Isola per valorizzare la cultura e la lingua sarda, sta lasciando un segno. E in questo, un ruolo chiave l’ha giocato anche la comunicazione delle attività di ANS. I ragazzi hanno guardato su YouTube i Talk di Fàulas, l’evento più importante del festival, nel quale ospiti esperti in vari ambiti vengono invitati a decostruire stereotipi sulla Sardegna con brevi e coinvolgenti discorsi.
La scuola ha accolto l’iniziativa con apertura, e nemmeno questa è una cosa da dare per scontata. Il confronto con i giovani è una responsabilità oltre che un’opportunità, e ANS ha accettato l’invito con entusiasmo. È stato importante esserci: sono stati messi dei semi che si spera diano frutti. E va ricordato che ANS ha risposto portando contenuti di spessore.
Per rendere la discussione ancora più ricca, infatti, è stato coinvolto il collettivo Filosofia de Logu, che si occupa di decolonizzare il pensiero e la ricerca in Sardegna. A rappresentare Filosofia de Logu è stata Federica Pau, ricercatrice nell’ambito dell’Estetica e teoria delle arti.
Sono stata coinvolta anche io, Federica Marrocu, per parlare di narrazioni e contronarrazioni. Il mio impegno, come guida turistica e divulgatrice, è cercare di raccontare la Sardegna fuori dall’immagine da cartolina per sensibilizzare sull’importanza di decolonizzare il turismo come pratica.
Cosa sappiamo (davvero) sulla Sardegna?
Per rompere il ghiaccio, è stato proposto ai ragazzi un sondaggio con due domande, attraverso un’app che consente di fare domande dal vivo e di interagire nell’immediatezza:
- Quanto avete imparato sulla Sardegna dai libri scolastici?
- Come completeresti la frase: “La Sardegna è…” usando un solo aggettivo?
Le risposte? Poche sono state le sorprese, tanti gli spunti di riflessione. Molti hanno detto di aver imparato “poco” o “niente” sulla Sardegna a scuola, con qualche riferimento all’età nuragica o a Eleonora d’Arborea. Alla Sardegna sono stati attribuite parole come “casa”, “tradizione”, “povera”, “sottovalutata”, “unica”, “magica” e “gabbia dorata”.
Alla domanda “quante e quanti di voi parlano il sardo?” pochissime sono state le mani alzate. Qualcuna in più per chi lo capisce, ma non lo parla. Una realtà che conosciamo bene, d’altronde.
La conoscenza di sé come strumento per comprendere il mondo
A partire da queste risposte, Federica Pau ha mostrato immagini di paesaggi urbani e rurali, mettendo in evidenza come il paesaggio sardo sia meno riconoscibile rispetto ad altri, nel senso che non riconoscendolo, non ci si può identificare con esso, non lo si percepisce come un luogo significativo. Ha spiegato che abitare un luogo non è solo stare in un posto, ma conoscerlo e viverlo in modo consapevole. Ma come si può conoscere un territorio se i programmi scolastici gli dedicano così poco spazio? Se non si studia, tanto per fare un esempio, il pensiero di Antonio Gramsci o di Placido Cherchi? O l’arte e la letteratura della Sardegna?
L’ignoranza di sé non è mai neutra: si finisce per diventare più oggetti narrativi che soggetti narranti. E questo rientra in un meccanismo più ampio, in cui la cultura italiana è dominante e quella sarda è marginalizzata. In questo quadro di disparità di potere e rappresentazione, il pericolo di un’unica storia, per citare la scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, è che diventi l’unica degna di essere conosciuta.
La narrazione contraria come pratica di libertà
Io ho scelto di iniziare il mio intervento parlando in sardo, per poi passare all’italiano. E l’ho fatto non perché il sardo non sia adatto a esprimere qualsiasi concetto, ma perché siamo cresciuti in un sistema che ha reso l’italiano la lingua “giusta” per farsi capire. Attraverso esempi concreti, attinti dai social media, dai giornali e dalla comunicazione istituzionale, ho passato in rassegna i luoghi comuni più diffusi (la Sardegna è un paradiso, terra ospitale, dalla cultura millenaria).
Nel condividere la mia esperienza di persona sarda cresciuta alfabetizzata e socializzata solo come italiana, ho invitato i ragazzi a liberarsi dagli stereotipi, non perché serva a qualcosa di pratico, ma perché è un atto di libertà. Fare narrazione contraria ha senso perché siamo sarde e sardi, indipendentemente da dove scegliamo di vivere.
E ora?
A fine incontro, una domanda ci ha colpito più di tutte: “Cosa dobbiamo fare con tutti questi discorsi?”
La risposta, da parte di Federica Pau, è stata di non accontentarsi, di studiare, informarsi, chiedere che la scuola dedichi più spazio alla Sardegna.
E noi di ANS? Abbiamo fatto un passo in più: abbiamo riposto “unitevi a noi!”.
Per costruire un futuro diverso, migliore, per la Sardegna, ciascuno può e deve fare la sua parte.