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Assemblea Costituente del Popolo Sardo. Il momento è ora

Sindipendente, testata che stimo, mi ha chiesto di specificare la frase “La mobilitazione degli ultimi anni, che avviene in un periodo di autonomia differenziata, rende non rinviabile una “Assemblea Costituente del Popolo Sardo”, contenuta in un post pubblicato il 22 settembre, che a sua volta riprende quanto avrei voluto dire, per conto del Comitato No Tyrrhenian Link di Quartu, ad un incontro che si è tenuto il giorno prima ad Oristano, sul tema della transizione energetica.

A novembre 2023 ho pubblicato gli esiti di una ricerca, di tipo compilativo, dal titolo “L’Assemblea Costituente Sarda. La storia di una idea”. Successivamente la Fondazione Sardinia mi ha chiesto di pubblicarla all’interno del volume “Libertà e sudditanza – meres o tzeracos – Sette saggi sulle riforme istituzionali in Sardegna”.

In relazione al passato rimando a quanto già scritto e pubblicato. Credo che sia assolutamente necessario conoscere quella storia, per inquadrare la situazione attuale.

In queste poche righe cercherò di argomentare, invece, perché, per ragioni contingenti, si debba mettere all’ordine del giorno il tema della “Assemblea Costituente Sarda” (ACS). Nessuno l’ha fatto, nemmeno un documento di sindaci “democratici” presentato qualche giorno fa.

Le ragioni contingenti sono due: l’autonomia differenziata e la battaglia contro la speculazione energetica.

In relazione all’autonomia differenziata, mi ritrovo nello scritto di Danilo Lampis e Riccardo Laterza pubblicato qualche settimana fa su Jacobin.

Partendo da quella analisi, la Sardegna non può limitarsi a fare una sacrosanta battaglia per demolire l’autonomia differenziata con un referendum, o con un ricorso alla Corte Costituzionale. Rimanere fermi alla situazione attuale, nel caso di vittoria referendaria o in sede giurisdizionale, non basta. Anzi, non fa fare neanche un passo in avanti alle sarde ed ai sardi.

La voragine sociale, economica, e democratica, che avvolge e distrugge il nostro futuro ormai da molti anni non può essere risolta rimanendo in questa situazione.

Lo Stato italiano non mostra di voler affrontare la questione sarda, siciliana e meridionale. Tanto meno l’Unione Europea.

La Sardegna, col suo attuale Statuto, ha armi spuntate. Sono passati più di 70 anni dalla sua approvazione, non abbiamo scritto norme di attuazione, e per di più l’abbiamo anche usato male.

Bisogna riscriverlo, da cima a fondo. Non lo può fare solo il Consiglio regionale. La soluzione migliore sarebbe una Assemblea Costituente Sarda, eletta col proporzionale puro, per un periodo di 12/18 mesi, che abbia lo scopo di scrivere uno Statuto da consegnare al Consiglio regionale.

Su come farlo si rimanda a quanto già scritto.

In relazione alla battaglia contro la speculazione energetica, non c’è legge regionale che tenga, seppur scritta nel modo migliore possibile, che non possa essere resa innocua dallo Stato.

La soluzione contro il quarto colonialismo (devo a Cristiano Sabino questa definizione), che distorce elementi di progresso (chi non vuole le rinnovabili?) a favore di grandi capitali stranieri che usano in modo estrattivo la Sardegna con la complicità dello Stato, si risolve sollevando una questione politica.

Vanno benissimo le leggi regionali fatte nel migliore dei modi possibili, ma se la Corte Costituzionale (che nel conflitto tra Stato e regioni, in questi venticinque anni, non ha svolto un ruolo neutro), o il Governo, affossano queste leggi, cosa si fa? Non bisogna pensare ad un piano B, bisogna attrezzarsi per costruire ora il piano A.

Il Piano A è, per i sardi, conquistare spazi di sovranità sulla gestione di acqua, terra, vento, sole, territorio, veri tesori del XXI secolo. Lo si può fare presentando un nuovo Statuto, che il consiglio regionale da solo non riuscirebbe a scrivere (non ci è riuscito in questi decenni). Una ACS si.

Sappiamo anche che una eventuale approvazione di un nuovo Statuto sarebbe un atto politico, non ancora cogente dal punto di vista giuridico. La battaglia, infatti, è tutta politica. O pensiamo che qualcuno, a Roma, sia pronto a regalarci qualcosa? Continuiamo a parlare di questi temi. La mia disponibilità c’è.


Immagine: mediterraneaonline.eu

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