Assalto eolico: la nascita dei nuovi Comitati Gallura e Nurra
Sul fronte delle lotte contro l’assalto alle rinnovabili che vede la Sardegna, insieme alla Sicilia e alla Puglia, la regione più coinvolta d’Italia per numero di richieste, si sono recentemente aggiunti ai tanti altri attivi soprattutto nel sud, due nuovi comitati territoriali per il nord dell’isola: Gallura e Nurra (dopo Mejlogu e Anglona). In particolare l’area del sassarese risulta essere quella più interessata per una quantità impressionante di domande relative a agrivoltaico, eolico e fotovoltaico, per non parlare dell’eolico offshore. I neo comitati si sono già inseriti nella rete di coordinamento sarda che ha di recente tenuto un incontro a Bauladu per predisporre una proposta di interventi urgenti, da presentare al nuovo governo sardo, tra cui una moratoria rispetto alle domande da valutare e un piano energetico per la Sardegna che consenta di spazzare via la speculazione e costruire insieme una vera transizione ecologica e democratica.
Nella logica di sostegno a queste lotte per una transizione condivisa dai territori e non meramente speculativa, tanto da essere stata definita una “quarta colonizzazione” proprio in alcuni nostri articoli, riceviamo e pubblichiamo due interventi dei neo nati comitati Gallura e Nurra, invitando a diffondere e intervenire attivamente nel dibattito in difesa della nostra terra.
Speculazione energetica in Gallura, concitata assemblea pubblica a Luogosanto
La lotta del Coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica continua.
Sabato a Luogosanto, in un’assemblea pubblica molto partecipata tenutasi all’Auditorium Petr’Alluttu e caldamente richiesta dalla popolazione, si è cercato di fare un quadro della situazione relativa ai progetti di parchi eolici ricadenti sul territorio.
“Non siamo il Coordinamento contro la transizione energetica – ha ricordato Agostino Peru, portavoce del movimento spontaneo – la quale è assolutamente necessaria: ciò che mettiamo in discussione è la modalità in cui questa transizione sta avvenendo, con progetti calati dall’alto che prevedono l’installazione di mega parchi eolici o fotovoltaici”.
Ma cosa si può fare per fronteggiare questa speculazione? “La priorità è quella di bloccare tali impianti e spingere la Regione, attraverso la sensibilizzazione delle Amministrazioni locali, alla richiesta di una moratoria dei progetti. In secondo luogo è necessario stilare, in accordo con enti locali e comitati, un piano energetico regionale che tenga conto delle peculiarità dei territori e delle direttive europee non considerate – afferma Maria Grazia Demontis, attivista del comitato –. Le normative europee prevedono che l’installazione degli impianti sia prossima ai luoghi di consumo dell’energia prodotta, cosa che qui non avverrà visto che i sardi non ne usufruiranno”.
L’incontro, moderato dalla giornalista Daniela Piras, è stata l’occasione per precisare che, le tanto decantate direttive europee, non impongono la creazione di mega impianti industriali ma, anzi, inseriscono il concetto di “prosumers”. Ancora Demontis: “I prosumers sono figure che vedono coincidere produttori e consumatori, allo scopo di favorire e stimolare la creazione di comunità energetiche. Inoltre, nelle direttive si parla chiaramente di tutelare il paesaggio, la cultura, il suolo e la biodiversità”.
“È previsto un impianto anche in prossimità del sito archeologico di Barumini – ha detto Marta Tolar, referente del coordinamento nella commissione tecnica costituita in seno al Consiglio comunale di Tempio –. Tutto ciò è aggravato dalla mancanza di trasparenza riscontrabile quando si cerca di accedere ai progetti. Ne consegue una grande difficoltà a capire cosa realmente stia succedendo. La commissione ha lo scopo di vigilare sullo stato dei progetti gravanti sul territorio comunale e di muovere ogni possibile passo per contrastarli”.
Le immagini che scorrono sullo schermo riportano schemi di pale e basamenti, dimensioni, raggi, quantità di materiale utilizzato. Per una sola turbina si parla di almeno 1300 m3 di calcestruzzo per il basamento e di un ettaro di piazzola. “La Gallura non ha aree pianeggianti adatte a questo tipo di manovre – precisa Tolar –, di conseguenza sarà necessario manomettere ulteriormente il territorio per innalzare un parco di 6, 10 o 14 aerogeneratori”.
L’intervento del naturalista e cartografo Vittorio Angius ha sottolineato come l’Amministrazione locale stia da anni investendo su altri tipi di valorizzazione del territorio: “Il cammino di Santu Jacu, i sentieri Cai, le chiese campestri – spiega Angius, mostrando una simulazione in 3D da cui si evince come il monumento naturale di Monte Pulchiana potrebbe essere compromesso dalla presenza delle torri eoliche –. Stiamo parlando di pale alte 10 dieci volte il campanile della basilica di Luogosanto. Da Bassacutena se ne vedrebbero ben 25, da Luogosanto “solo” 11. I due percorsi di investimento non sono affatto complementari; anzi, la speculazione in atto precluderebbe la possibilità di qualsiasi altro tipo di sviluppo e valorizzazione del territorio”.
L’archeologa Angela Antona ha messo in evidenza come la zona attorno alle turbine eoliche sarà sottoposta a restrizioni per un raggio di 500 m. “In questa zona non sarà più possibile costruire, pascolare, e né coltivare. Sono aree che perdiamo definitivamente”.
Enrico Casini, guida ambientale cicloturistica, ha sottolineato quanto la Gallura sia meta di tour e viaggi da sempre, oltre che protagonista di un fenomeno di immigrazione in controtendenza da parte di numerose persone che scelgono di riabitare le aree rurali. “Che relazione ci sarà tra le nuove trasformazioni e il turismo?” si domanda. La risposta non è semplice poiché “Non si trovano esempi di situazioni del genere nel mondo, visto che in posti simili non hanno permesso la costruzione di tali impianti”. Ci sono esempi, invece, di ciò che accade nel resto del mondo. “Dall’Europa, all’isola di Nuntaket nel Massachusetts, al Messico, al Sud Africa, all’Islanda, all’Inghilterra – conclude Casini – numerosi sono gli studi sulle controindicazioni. Se vogliamo fare da cavie non abbiamo che da dirlo”.
“Potremmo essere invece esempio contrario e virtuoso – ha spiegato Gianni Monteduro, referente insieme a Marta Tolar nella commissione tecnica di Tempio – attraverso gli strumenti a nostra disposizione, quali una mappatura completa ed esaustiva di tutti i beni identitari, archeologici, culturali, paesaggistici della regione Sardegna e l’allargamento delle buffer zone”.
La strada da seguire è quella dell’apertura di tavoli di trattative. Prosegue Monteduro: “trattative forti tra enti locali e Regione e tra Regione e Stato. Un altro strumento da adottare è far valere lo Statuto autonomo sardo. Occorre anche analizzare le sperequazioni riguardo le quote di energia da produrre in Sardegna. Non è possibile che la Sardegna sia chiamata a produrre una quantità di energia capace di coprire il consumo di oltre 50 milioni di abitanti”.
Diversi gli interventi del pubblico in sala, preoccupato dal possibile scenario, che ha sollecitato il sindaco Agostino Pirredda, anch’egli presente, ad esprimersi al riguardo. “Noi siamo preoccupati quanto lo siete voi – ha affermato Pirredda – ma le Amministrazioni comunali sono disposte a rinunciare a quei benefici che i signori del vento propongono? Il ragionamento deve essere fatto a tutto tondo, le Amministrazioni comunali devono ragionare tutte allo stesso modo. Noi faremo le dovute opposizioni, ma non possiamo dire no a tutto. Se per ‘transizione energetica’ s’intende ciò che è stato rappresentato oggi è una catastrofe, ma di progetti ne stanno arrivando tanti. Uno dei progetti può essere anche compatibile con la valorizzazione del territorio. Il fotovoltaico andrebbe abolito, per me, ma se la transizione energetica deve essere portata avanti, gli impianti li dobbiamo fare, da qualche parte”. Mentre i suoi concittadini incalzavano per avere delle risposte chiare, il sindaco ha proseguito: “Noi adotteremo la nostra deliberazione a breve. Dobbiamo ragionare sui parchi eolici: se l’impianto eolico è identificato in una zona impervia, dove non c’è sviluppo turistico, lì può essere fatto. Dobbiamo raggiungere un compromesso…” Interrotto dalle contestazioni dell’Auditorium, il sindaco ha chiuso il suo intervento chiedendo quale sia l’alternativa. Gianni Monteduro ha provato a riassumergli in sessanta secondi le quasi tre ore di assemblea, elencando quale sia la strada più auspicabile da seguire: comunità energetiche finanziate al 100% dallo Stato, eliminazione dei contributi ai maxi impianti, creazione di produzione da fonte rinnovabile prioritaria su tutti i tetti, eventuale minieolico nelle zone industriali”.
“Se è fattibile, ben venga” ha concluso il sindaco Pirredda.
Assalto eolico: anche il Comune di Sant’Antonio di Gallura delibera contro la speculazione
È sempre più fitta l’agenda del Coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica, che nel giro di pochi mesi ha incontrato, in Gallura, 24 amministrazioni comunali su 26. L’obiettivo è infatti quello di confrontarsi con tutti i Sindaci galluresi, per condividere informazioni e strategie volte alla tutela del territorio. La speculazione in atto radicherebbe la Sardegna in un ruolo di servitù energetica della Penisola, con conseguenze devastanti sotto il profilo economico, paesaggistico, ambientale, storico-culturale. Il contrasto a questo saccheggio è doveroso e urgente.
Anche gli amministratori locali iniziano ad avere un quadro più completo della situazione a cui si andrà incontro, se non si sarà in grado di porre un argine agli assalti di multinazionali e piccole aziende che, come rapaci, stanno calando sulla terra sarda. È in gioco il destino della Gallura e di tutta l’Isola, che verrebbe sfigurata da una miriade di progetti falsamente ecologici e di taglia industriale.
Martedì 27 febbraio una delegazione del Coordinamento è stata invitata ad intervenire al Consiglio Comunale convocato da Carlo Viti, Sindaco di Sant’Antonio di Gallura. Già nei mesi scorsi il Sindaco e il suo staff avevano incontrato più volte alcuni membri del Coordinamento, stabilendo una collaborazione che è sfociata infine nella delibera di Consiglio. Il documento, approvato all’unanimità, ha lo scopo di creare le massime condizioni di tutela per tutto il territorio comunale.
I numerosi cittadini presenti hanno avuto modo di porre domande e di manifestare la propria contrarietà a progetti calati dall’alto che, incuranti della vocazione turistica e agricola di questo territorio, spazzerebbero via ogni legittima aspirazione locale. Sarebbe impossibile, infatti, pensare al futuro e a qualunque tipo di sviluppo all’interno di una landa industriale.
È stato sorprendente, per molti, scoprire che i cosiddetti “signori del vento” progettano di innalzare le loro gigantesche pale anche su terreni privati, senza nemmeno aver consultato i proprietari.
«Noi vogliamo continuare ad ammirare i nostri paesaggi e i nostri cieli notturni. Vogliamo continuare a godere del silenzio della nostra terra. Ricordiamoci che sono proprio queste caratteristiche a richiamare qui i turisti. Non vogliamo perdere tutto ciò che abbiamo». Queste alcune delle parole dei cittadini intervenuti.
Il Coordinamento ringrazia il Sindaco e la sua Amministrazione per la prontezza con cui hanno accolto, e tradotto in atti, le istanze di salvaguardia e difesa della nostra terra, in nome di una transizione energetica democratica.
Foto di copertina: Barbara_Rosenthal