A l’Alguer, en una de les ciutats mès turística de la Sardenya, la classe de lo duenyos se mou tranquil·lament amb lo esfructament estajonal, entrant a plen títol en la complexa temàtica del treball, en la situaciò sarda del treball estajonal i en caracter colonial del turisme en Sardenya.
Aquestes temàtices tendre de esser, avui mès de ahir, necessariament analitzades i críticada, obrint un nou procés politic de lluita i no sol de una generica, ma necessaria, rivendicaciò de los drets, ma mès profondament, una rivendicaciò de una dignitat que tenim, i que ès la consciència autodeterminada de les coses que mos pertoca, que volem i que deiem prendre.
A la fi de le vagada estajò, un grup jovanil ha volgut començar un nou camí politic en ciutat, que poguessi trencar lo clima de una pau fea, una pau terrificant, de l’esfructament dels lloc i de les persones, per organitzar la ràbia e lo malestar difús. Un grup que has com tema de lluita i de analisi aquell del treball, i amb la voluntat de portar en llum les contradiccións entre lo model·lo social i economic atcual, unir la comunitat treballadoras i agir, amb mou determinats i autodeterminats.
Per això lo primer pas ès estat la creació de un qüestionari destinat a qui treballa, sobretot estajonal, llançar lo moviment amb dats, números i les experiència directa de les traballadoras i traballadors.
De fet, la primera necessitat ès aquella de crear un moviment ample, que pogui esser inclusiu per totəs que sòn estatəs, sòn i seran esfructatəs.
No podríem que començar donques, amb u qüestionari que poguessi encunjar les experiència directa.
Havem començat a l’Alguer no sol per motivaciò llegades a companyò de Dignitat que estan aquí, ma més profundament, per les específics i greus problemàtiques que la ciutat de mès de quinze ans viu.
Percosa Dignitat parlant de treball estajonal no puc ignorar los temas que giran a costat del treball, com lo turisme, un fenomeno que ès la mobilitàt cega del capitalisme, i ademès, una de les expressions de report colonial entre la Sardenya i l’Estat italià, amb effects que sòn: lo territori com parc de jocs, gran banyeto i terreny funcional a la mafia, camorra i ‘ndrangheta. Expressiò colonial que ès donques acompanyada da les altres colonitzacions de tipus militar, energetic-speculatives i carcerarie.
Lo 31 de maig, en assemblea, havem presentat lo nostre moviment, la nàixita i la raò que han portat a la necessitat de una nova realtat, Dignitat.
Havem fet la primera restituciò dels dats del qüestionari:
Déspres havem presentat lo nou qüestionari, més ràpid i curt, per esser compilat en tres minuts, i que de ara distribuirem.
Un’assemblea que sès concluida déspres de tres horas de reflexió, crítica e propostes, que havem acceptat i que lego esviluparem per les pròximes iniciatives. Volem continuar a fer de les places lo terreny de la lluita, de la ràbia i del malestar del treball; una ràbia i un malestar que tenim de utilitzar contra aquell que esfructen en treball i contra aquell que governen carinyant lo pèl a la classe de lo duenyos.
Tenim de fer claresa en qui sem quan anem a treballar. La classe de lo duenyos obliga a nosaltres de vestir lo rol de traballadoras i traballadors salariats. Sem donques, una comunitat treballadoras lligada tota da l’esfructament.
Sem tot(a)s esfructats també si cada u(na) el viu en mou divers. Algun(a)s de nosaltres son esfructats per los horaris insostenibles, o per lo contracte o per les consegüèncias de la sua absència. Havem subit molestie, sem estats llicenciats per aver demanat un augment o per malaltia; havem subit intimidaciò en lloc del treball i, quan és acabada l’estajó, per aver protestat percosa no mos pagavan.
En fì, vos convidem a una nova assemblea pública que serà los 23 de juliol en plaça dels mercats, da les hores 21:30 fi a quant les traballadoras i lo traballadors acaben de traballà, en mou que se pot crear un moment per parlar ensieme, proposar i organitzar-se per les pròximes iniciatives.
Com comunitat treballadoras tenim de prendre consciència per diventar comunitat resistent.
Això que sem fent entre lo treball, lo turisme, la questiò de les cases i l’ocupaciò de l’Alguer vella de part de un petit grup de duenyos esfructador que centralitza profitto en poques mans; i quant fem politica, sem parlant de espaci.
I per valoritzar i pensà l’espaci, mosaltros ne los espaci deiem de esser. Tenim de prendre l’espaci percosa qui esfructa, qui governa, tenc lo temps del profitto, de l’estacionalització, i amb això utilitza l’espaci en mou strumental. Ma se nosaltres mos organitzem, aquell que esfructan i aquella politica istituzionale, hauran lo temps contat. Per treure espaci a ells temps ès necessari que nosaltres prendrem l’espaci.
Per fer en mou que aquest inici de una nova estajò politica de lluita i de critica no sigui una frase buida sense consegüència, seguiu la pagina i les iniciatives, unim-nos i agim ensieme!
Compilau lo nou qüestionari! Veniu a les reunions!
Organitzem-nos i agim!
Ad Alghero, in una delle città più turistiche della Sardegna, la classe imprenditoriale agisce indisturbatamente in termini di sfruttamento stagionale, iscrivendosi a pieno titolo nel complesso tema del lavoro, nella situazione sarda del lavoro stagionale e nel carattere coloniale del turismo in Sardegna.
Tali tematiche devono essere oggi più che mai necessariamente analizzate, problematizzate, criticate e messe in discussione, aprendo finalmente un processo politico di lotta e non solo di una generica, seppur necessaria, rivendicazione dei propri diritti, ma più profondamente, una rivendicazione della propria dignità, intesa come coscienza autodeterminata delle cose che ci spettano, che pretendiamo e che dobbiamo riprenderci.
Alla fine della scorsa stagione quindi, un gruppo di giovani ha voluto iniziare un nuovo percorso politico in città, che potesse rompere il clima di pace terrificante di uno sfruttamento sistemico dei luoghi e della manodopera, per organizzare la rabbia e il malessere diffuso.
Un gruppo che ha come tema di lotta e di analisi quello del lavoro, nel quale il lato propositivo consiste nel voler fare emergere le contraddizioni interne al modello socio-lavorativo presente, unire la comunità lavoratrice e agire, con modi determinati e autodeterminati.
Per questo il primo passo è stata la stesura di un questionario destinato a chi lavora, soprattutto a livello stagionale, per lanciare il nostro movimento attraverso i dati, i numeri e le esperienze dirette delle/gli lavoratrici/tori.
Difatti, la prima necessità è quella di creare un movimento ampio, che possa essere inclusivo per tuttə coloro che sono statə, sono e saranno sfruttatə sul lavoro. Non potevamo che iniziare dunque, con un questionario che potesse raccogliere le esperienze dirette.
Inoltre, abbiamo iniziato ad Alghero, non solo per motivazioni legate a compagnx di Dignitat che la abitano, quanto alle specifiche, allarmanti e gravi problematiche che la città da più di quindici anni vive.
Perché Dignitat, parlando di lavoro stagionale, non può ignorare i temi che ruotano intorno ad esso, come il tema del turismo, un fenomeno che come si inscrive nelle forme di mobilità cieca del capitalismo, è altresì una delle espressioni del rapporto coloniale fra la Sardegna e lo Stato italiano, con effetti di designazione del territorio sardo come parco giochi, enorme stabilimento e terreno agevole alla mafia, camorra e ‘ndrangheta. Espressione coloniale dunque accompagnata dalle altre colonizzazioni di tipo militare, energetico-speculative e carcerarie.
Il 31 maggio, in assemblea, è stato presentato il movimento, la nascita e le ragioni per le quali abbiamo ritenuto necessaria la presenza di una nuova realtà, quella di Dignitat.
Abbiamo fatto la primissima restituzione dei dati del questionario:
Dopodiché abbiamo presentato il nuovo questionario, più rapido e ridotto, per essere compilato in tre minuti, e che da ora distribuiremo.
Un’assemblea che si è conclusa dopo tre ore di riflessioni, critiche e proposte, che abbiamo accolto e che presto svilupperemo per le prossime iniziative. Vogliamo continuare a fare delle piazze il terreno della condivisione, della rabbia e del malessere diffuso sul lavoro; una rabbia e un malessere che dobbiamo gioiosamente utilizzare contro chi ci sfrutta sul lavoro e contro chi governa lisciando il pelo alla classe imprenditoriale.
Bisogna fare chiarezza su chi siamo quando andiamo a lavorare. La classe imprenditoriale ci impone il ruolo di lavoratrici e lavoratori salariati. Siamo quindi una comunità lavoratrice accomunata dallo sfruttamento. Ci accomuna come esperienza anche se ognunə lo vive in modo diverso: alcunə di noi sono sfruttatə tramite gli orari insostenibili, altrə per il contratto o le conseguenze della sua assenza. Abbiamo subito molestie, siamo statə licenziatə per aver chiesto un aumento o per malattia, abbiamo subito intimidazioni sul posto di lavoro e dopo aver chiuso la stagione per aver protestato perché non ci pagavano gli arretrati.
Infine cogliamo l’occasione per invitarvi nuovamente a una nuova assemblea pubblica che si terrà il 23 luglio in Piazza dei Mercati, dalle ore 21:30 fino al post-lavoro, in modo che si possa creare un momento fra lavoratrici e lavoratori per parlare, proporre e organizzarci per le prossime iniziative.
Come comunità lavoratrice dobbiamo prendere coscienza per diventare comunità resistente.
Il tema che stiamo affrontando con un approccio critico sul turismo, e che riguarda tanti aspetti, la questione abitativa, lo sfruttamento sul lavoro, la speculazione ambientale, la designazione del centro storico come impero di un manipolo di imprenditori che colonizzano le piazze; ebbene queste tematiche, e in generale quando parliamo di politica, di società, di economia, stiamo parlando di spazi.
E per valorizzare e pensare lo spazio, negli spazi dobbiamo esserci. Dobbiamo riprenderci e vivere lo spazio in quanto tale, perche chi sfrutta, chi domina, ha con sé il tempo, le tempistiche del profitto, dello sfruttamento, della stagionalizzazione e queste le utilizza
strumentalmente sullo spazio, sugli spazi, le case, gli affitti e beb, le piazze, i luoghi del lavoro, la città stessa. Ma se noi ci organizziamo, coloro che sfruttano e coloro che difendono e promuovono politicamente i padroni, avranno solo il tempo così inteso, così strumentale per il profitto in poche mani, senza più uno spazio; così avranno finalmente il tempo contato. Per togliere spazio al loro tempo è necessario che noi ci prendiamo questo spazio.
Per fare in modo che questo inizio di una nuova stagione politica di lotta e di critica non sia una frase vuota senza reali conseguenze, continuate a seguirci, uniamoci e agiamo insieme.
Compila il nuovo questionario! Vieni alle assemblee!
Organizziamoci e agiamo!
I commenti saranno sottoposti ad approvazione prima della pubblicazione.
Eja, pront.