Alcune domande per Comandini sulla speculazione coloniale – S’Imprenta
S’Imprenta – Rassegna stampa dalla colonia
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Il Comitato di difesa del territorio – No Tyrrhenian link rispolvera un vecchio post di Comandini del 10 luglio 2021, in cui attaccava nettamente l’ondata speculativa e in particolare il Tyrrhenian Link, paragonato al Tyrannosauro Rex.
Ecco cosa scriveva Comandini, accompagnando con una immagine eloquente:
Più sotto scriveva:
“Quindi la politica energetica dei Sardi non può essere decisa con Decreti Ministeriali senza coinvolgere le forze sociali e istituzionali dell’ isola, che mirano solo a realizzare interessi e opportunità per chi sta fuori dalla Sardegna, sfruttando il nostro territorio e ambiente.”
Su questo post si possono dire due cose: la prima è che Comandini aveva visto lungo, nel 2021 non c’era l’ondata di richieste di impianti che è emersa negli anni successivi, la dimensione del progetto è emersa in seguito. Perciò o è stato particolarmente lungimirante, o aveva altre informazioni riservate.
La seconda è che Comandini ha cambiato idea sulla speculazione predatoria, sul Tyrrhenian Link e sul coinvolgimento delle forze sociali, che aggiornate alla situazione attuale, sono le 210.729 persone che hanno firmato la Pratobello.
Cambiare idea è lecito, solo le pietre non lo fanno, ma per il segretario del PD sardo, che regge il consiglio regionale, è necessario spiegare PERCHÉ ha cambiato idea, deve chiarire il suo cambio di passo.
Dunque Comandini dovrebbe dire perché ha cambiato idea, o perché gli hanno fatto cambiare idea, dato che lo considerava “il nuovo predatore della Sardegna“.
Già che ci siamo, ci dica anche quale destino ha in serbo per la Pratobello24.
Aspettiamo cortesemente la risposta.
La settimana scorsa si è scatenato il finto perbenismo della Nuova Sardegna, che per denunciare le foto di Gallura, le ripubblica ipocritamente, dunque il problema non è la sicurezza delle persone, ma attaccare politicamente la posizione della Pratobello, su cui si concentra il dibattito tra i pro e i contro. Rincara la dose, dando anche la notizia “Rinnovabili, per le vie di Cagliari un furgone con le foto segnaletiche dei consiglieri e la scritta «alto tradimento»”.
La Nuova Sardegna in un altro articolo si occupa di “transizione energetica”, e per farlo usa la tecnica delle fàulas da smontare. Alcune cose che scrive sono anche vere, ma en passant, fa notare, parlando del Tyrrhenian Link, che “se ne dovrà posare sicuramente almeno un altro“. Ecco accontentati quelli che dicevano che il cavo da solo non aveva anche funzione speculativa, perché insufficiente rispetto ai GW in coda alle richieste di autorizzazione.
Cagliaripad riesce ad intitolare: Pratobello, ondata di rabbia social: presi di mira anche Comandini e Deriu.
E scrive: “Prosegue l’ondata di odio social nei confronti degli esponenti della maggioranza colpevoli, secondo i comitati, di aver affossato la legge Pratobello“.
“Odio social”? La questione è Politica, la legge sta per essere realmente affossata, i comitati lottano praticamente a mani nude contro il potere, e usano l’unica arma rimasta: la creatività, seppure con toni sopra le righe, e tanto volontarismo.
Dunque, è questo il dibattito?
Iniziamo:
Tornando indietro di qualche mese, rileggendo questo criticatissimo post di Biolchini (Transizione ecologica: oltre le speculazioni e l’isteria ribellista, la Sardegna che ruolo vuole avere?), scopriamo che ha fatto proseliti anche in molte persone che lo avevano criticato. Biolchini dava interpretazioni totalmente personali sul successo di Saccargia e sbagliava la previsione sul metano, esplicitamente vietato dalla Pratobello, ma sulla critica all’Unione Sarda ha avuto un largo seguito e i suoi semi hanno attecchito come zizzania: segno che c’è stato un cambio di passo nel dibattito, e uno spostamento generale del baricentro, verso le idee di Biolchini.
Se usassimo le sue posizioni come pietra miliare, mentre solo pochi mesi fa si trovavano ad un estremo del dibattito, in compagnia dei soli strenui difensori di Todde, oggi le ritroveremmo nel bel mezzo.
Intendiamoci, l’Unione Sarda non est farina po fai òstias, ma data la sproporzione di forze economico-finanziarie, giuridiche, politiche, repressive, mediatiche messe in campo dallo stato italiano in questa “transizione”, non possiamo permetterci di fare gli schizzinosi e rifiutare un alleato simile.
Questa lotta è lunga e logorante, le uniche armi giuridiche sono la legge popolare Pratobello e la legge “aree idonee” del governo sardo. È necessario mantenere l’obiettivo e lottare con tutte le forze possibili, inclusa quella dell’Unione Sarda. È una battaglia di tutto il popolo sardo, che va oltre l’attuale destra e sinistra coloniali, non siamo in una situazione normale, le scelte di questi mesi si ripercuoteranno per i prossimi cinquant’anni.
Se qualcuno ha altre prospettive legali-giuridiche applicabili in brevissimo tempo (i giochi si stanno chiudendo), o altre strategie efficaci di diverso tipo, le tiri fuori, S’Indipendente è uno spazio aperto al confronto ed ai contributi esterni, basta rispettare queste linee guida.
La conferenza stampa di martedì dei comitati Pratobello era un chiaro messaggio sul fatto che la Rete non si chiuderà con la fase legislativa, ma metterà radici profonde e durature per la nascita di un movimento anticoloniale sardo. Un atto creativo, generato dalla rete rizomatica orizzontale, confederazione paritaria territoriale che si muove per proposte autorevoli più che per ingessati regolamenti.
Dal comunicato escono parole come “autodeterminazione”, “democrazia”, “autonomia”, “indipendenza” (da registrare meglio queste ultime due, non si sposano bene insieme).
Venerdì 1 novembre, gli indipendentisti di Sardigna Natzione Indipendentzia, di Entula e di Unioni Giovines Comunistas prendono simbolicamente possesso di una pala eolica con un blitz. Dal mondo indipendentista nascono parecchie delle elaborazioni teoriche anticoloniali attuali, è necessario sfruttare quel bagaglio di esperienze.
Dall’altra i partiti, minoranza numerica organizzata di pochi che decide su tutti. In Liguria vota il 34,68%, la democrazia è al collasso, le aspettative della popolazione bassissime.
Comandini venne eletto segretario del PD sardo a marzo 2023 con circa 15.000 voti, 3.000 voti in meno dell’avversario Meloni, ma per un meccanismo bulgaro ha eletto più delegati.
Era minoranza nel suo stesso partito, ma da questi 15.000 voti arriva a diventare presidente del consiglio regionale sardo.
Comandini è segretario del PD sardo, che alle ultime elezioni ha preso 94.393 voti, che a sua volta è il partito più votato del centrosinistra, che ha preso 290.640 voti (su 1.447.753 elettori), mentre le liste di centrodestra hanno preso più voti (333.612).
La democrazia non è dittatura della maggioranza, ma della minoranza meglio organizzata, che controlla tessere di partito, elevate a potenza con effetto moltiplicatore, in un gioco di scatole cinesi.
Comandini, come Licheri nei Cinque Stelle e Truzzu a destra, fa parte di un partito statale che impone i candidati, e a cui deve rendere conto, dunque a noi non resta che scegliere tra due espressioni legate ad interessi coloniali. I partiti italiani in Sardegna sono le cinghie di trasmissione del colonialismo italico. Poi ci sono anche da considerare quelli che esercitano poteri senza mandato elettorale, e il primo nome che viene alla mente è Antonello Cabras, inserito nei vari gangli mediatici-finanziari sardi.
Sui social passano le parole del vecchio amico Gian Piero, andrebbero scolpite a caratteri cubitali: “dal punto di vista di una Natzione oppressa come quella Sarda, nessun partito può essere considerato di sinistra quando questo è espressione dello stato imperialista che la opprime“.
È necessaria una svolta libertaria, spostare i poteri dallo stato centralista ai territori e alle persone, in modo da garantire realmente le minoranze dallo strapotere politico, per poi riscoprirci comunità natzionale, che tratta alla pari con l’Italia e con gli altri stati.
Le leggi elettorali sono le chiavi a tutti i livelli, da quella bulgara della segreteria del PD, fino ad arrivare in Europa da cui siamo esclusi, ma subiamo le leggi, passando per quella regionale. Le minoranze organizzate, dopo essersi assicurate il centro di comando, vietano le resistenza passiva ai blocchi stradali e pretendono il silenzio di Gallura che usa la creatività sopra le righe per superare la sordità della politica.
Il blocco della legge popolare, come in un romanzo sud-americano, è cronaca di una morte annunciata, in cui il delitto si sta compiendo in diretta.
L’impotenza di fronte alla sordità del potere, dentro ad una partita con delle regole “democratiche” truccate, implica come soluzione quella di alzare il tiro della polemica e dello scontro politico (nell’ambito della non-violenza), mettendo i rappresentanti di fronte alle proprie responsabilità, altro che “odio social”, la questione è squisitamente politica: a origas surdas, fueddus macus, ribaltando il proverbio sardo a fueddus macus, origas surdas.
Nella maggioranza, i Socialisti appoggiano la Pratobello: “Siamo costretti ancora oggi a rimarcare la nostra insoddisfazione rispetto a quanto la maggioranza del governo regionale sta ponendo in essere rispetto alla legge Pratobello 24“.
Dunque, che fine fa la retorica dello strumento della destra? La Pratobello è stata strumentalizzata dalla destra (che a Roma governa con Pichetto Fratin) perché la sinistra l’ha ignorata, e continua ad ignorare il popolo.
Todde sa che questa è una guerra di logoramento, questi quattro anni modificheranno radicalmente il panorama politico sardo, a destra come a sinistra: ogni pala che sbarcherà ad Oristano sarà un salasso di consensi elettorali e la nascita di qualcos’altro.
Capitolo “la Pratobello apre alla sperimentazione dell’idrogeno“…
Caterina Tani (Liberu): “Per chi pensa che con la Pratobello 24 si apre all’ idrogeno. State sereni perché mi sa che ci pensa già questa giunta.”
L’idrogeno c’è già da tempo in Sardegna, alcuni progetti risalgono all’era Solinas.
Questa notizia risale ad aprile 2023: Idrogeno, alla Sardegna 75 milioni per tre centrali al servizio della rete ferroviaria, dell’Assessorato dei Trasporti, in collaborazione con l’Arst.
Altra azienda che sta investendo nell’idrogeno è la Sotocarbo (azienda della Regione Autonoma della Sardegna per il 96% e dell’ENEA 4%): dalla «Grande miniera di carbone» all’idrogeno verde, il piano di Sotacarbo (articolo di luglio 2023).
Per prendere una posizione occorre prima studiare, cercheremo di informarvi su questo campo, senza preconcetti.
Sa cida in 1 minutu
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Immagine: Piero Comandini