Sa Die: cronologia essenziale
Torrat su 28 de aprile e torrat Sa Die de sa Sardigna. Unu momentu de ammentu istòricu e de meledu pagu istimadu dae sa polìtica istitutzionale e dae s’Acadèmia. Tropu cosas de cuddos annos tzerriant in càusa su tempus nostru. Is conseguèntzias de cuddos fatos ant sighidu pro is duos sèculos a pustis e lompent, in calicuna manera, fintzas a nois.
Bastat de lèghere is versos de su innu Su patriotu sardu a sos feudatàrios, sena si firmare a is duas otavas de s’inghitzu, pro atzapare cosas chi nos parent acanta meda a su chi bidimus a die de oe. Duncas no est sceti pro unu sentidu nostàlgicu o natzionalista chi est pretzisu afestare custa die.
Est in antis de totu una netzessidade de torrare a totus is persones sardas, de nàschida o de sèberu, sa connoschèntzia e sa cunsèntzia de cussu perìodu, de is significos suos e de is valores tziviles chi moviant is protagonistas de tando, famados o disconnotos chi siant.
Est una manera de lis torrare unu cunsideru prus giustu e de los arregordare comente si tocat. E est fintzas un’ammonestamentu a sa classe polìtica e a is intelletuales pro chi no ismentighent is doveres issoro.
1780-1790 Periodo di difficoltà nella produzione agricola e di fermenti popolari. La riforma scolastica e universitaria attuata dal ministro Bogino (1759-73) fa emergere una nuova schiera di funzionari e intellettuali.
1792-3 La Francia rivoluzionaria, sconfitti i suoi nemici esterni alla fine dell’estate, organizza una grande spedizione in Sardegna. Nell’isola, le preoccupazioni dell’aristocrazia e della chiesa non trovano riscontro in un’azione concreta del viceré Vincenzo Balbiano. Ai primi di gennaio appare evidente che la flotta francese punta su Cagliari. Lo stamento “militare” (aristocratico) si autoconvoca senza il preventivo consenso del viceré, che avalla solo a posteriori. Seguiranno le convocazioni dello stamento “reale” (ossia delle borghesie cittadine) e di quello ecclesiastico. Cagliari viene bombardata dal mare, ma le milizie sarde respingono lo sbarco delle truppe francesi. In virtù di questo successo, nel corso dell’estate 1793 alcuni delegati degli stamenti sono inviati a Torino con Cinque domande da portare all’attenzione del re.
1794 Dopo lunga attesa, il re respinge le Cinque domande. In aprile, invia la risposta direttamente al viceré, ignorando la delegazione stamentaria a Torino. Gli stamenti, sempre riuniti a dispetto della proibizione del re, accolgono con delusione la notizia. In tutta l’isola, fermenti e disordini nelle città e nelle campagne a causa del caro vita e delle difficoltà di approvvigionamento. Diversi villaggi rifiutano di pagare le esazioni tributarie. All’ora di pranzo del 28 aprile, una finta esercitazione militare maschera l’arresto di due personaggi molto noti e rispettati della borgata di Stampace. La reazione è immediata. Il popolo cagliaritano, con altre genti venute da fuori città, prende d’assalto il Castello, libera i prigionieri e prende in ostaggio il viceré stesso. Tutti gli stranieri, funzionari, militari e prelati, sono confinati agli arresti. In pochi giorni si allestisce l’espulsione di alcune centinaia di persone forestiere dall’isola, con in testa lo stesso viceré Balbiano. La Sardegna viene governata dalla Reale Udienza in cui spicca la figura di Giovanni Maria Angioy.
1795 Le campagne sono in stato di ribellione continua. I feudatari cominciano a temere un rivolgimento politico. Nell’estate, vengono trucidati dalla folla Girolamo Pitzolo, già delegato stamentario a Torino, tornato senza risposta ma con l’incarico di Intendente Generale, e Gavino Paliaccio marchese della Planargia, Generale delle Armi (ossia comandante militare dell’isola), noto esponente reazionario. La nobiltà di Sassari trama per distaccarsi da Cagliari, ritenuta ormai in mano al partito dei “novatori”. I villaggi del Logudoro stipulano patti di mutuo soccorso e rifiutano formalmente l’autorità feudale. Da Cagliari vengono inviati a Sassari dei rappresentanti stamentari per ripristinare l’ordine nel Capo di Sopra. Alla guida di una truppa fatta di contadini e artigiani, sul finire dell’anno prendono d’assalto Sassari e la conquistano. Il capo dei reazionari, Antonio Manca duca dell’Asinara, riesce a fuggire. Cadono nelle mani dei rivoluzionari il governatore del Capo di Sopra e l’arcivescovo, che vengono prontamente mandati a Cagliari agli arresti. In città prende in mano la situazione l’avvocato Gioacchino Mundula, aperto sostenitore della Rivoluzione francese.
1796 In febbraio, Angioy viene investito dal viceré de titolo di Alternos e inviato a Sassari per ripristinare l’autorità costituita. Angioy attraversa la Sardegna da “liberatore” e rinsalda i rapporti con gli esponenti del partito più radicale. A Sassari assume il governo e rimette ordine. Intanto avvia contatti con la Francia per organizzare un colpo di mano politico, ma poco dopo la Francia firma un armistizio col Piemonte. Angioy rompe gli indugi e decide di scendere verso Cagliari con una truppa raccogliticcia, per cercare di forzare la situazione. Abbandonato da molti che presumeva suoi alleati, isolato politicamente e destituito formalmente dalla carica di Alternos, deve fermarsi a Oristano. Le ultime trattative col viceré sono infruttuose. Angioy è dichiarato nemico della patria. Deve fuggire a Sassari e da lì in Corsica e poi in Toscana e Piemonte. I suoi tentativi di essere riabilitato presso la Corte di Torino sono infruttuosi. La sua stessa vita è in pericolo. Passando per Genova, si rifugia come esule in Francia. In Sardegna, comincia la repressione degli “angioyani” e di tutte le persone sospettate di idee innovatrici.
1799-1802 Dopo i primi tentativi di Gioacchino Mundula, anch’egli esule in Francia, Angioy e gli altri compagni di esilio cercano di ottenere l’aiuto francese. Intanto i Savoia devono rifugiarsi in Sardegna, a causa dell’invasione francese del Piemonte (marzo 1799). I rivolgimenti politici a Parigi (fine del Direttorio e inizio dell’epoca napoleonica, novembre 1799) e alcuni disaccordi tra gli stessi esuli sardi rallentano i piani rivoluzionari. Un possibile intervento francese, nel 1800-1, viene dirottato verso la Corsica, dove è scoppiata una rivolta. Francesco Sanna Corda e Francesco Cillocco, anch’essi esuli, decidono di intraprendere una spedizione nel Nord Sardegna, contando sull’appoggio di una banda di fuorilegge locali. Il tentativo sulle prime sembra riuscire, ma si traduce presto in una disfatta, anche a causa del tradimento del bandito Mamia. Sanna Corda muore in uno scontro a fuoco presso la torre di Lungone (S. Teresa di Gallura). Cillocco, tradito e catturato dopo alcuni giorni, viene torturato e poi trascinato in catene a Sassari dove, il 30 agosto 1802, viene crudelmente giustiziato.
1812 L’anno “della fame”. Dopo anni di soffocante presenza sabauda, alcuni reduci del partito novatore provano a organizzare una nuova sollevazione a Cagliari. I piani sono scoperti, i responsabili arrestati: è la cosiddetta Congiura di Palabanda. Condanne a morte, lunghe pene detentive o l’esilio saranno la sorte dei malcapitati.