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ruota panoramica Alghero

La ruota panoramica ad Alghero (in barba alla tutela del paesaggio). 

Mi è venuta voglia di parlarne. O non serve parlarne perché tanto è tutto uno scherzo? 
In effetti la cosa ha dell’incredibile, sembra davvero una burla.  
Siamo stati avvertiti: per il “Primo Aprile” è prevista l’inaugurazione ad Alghero di una ruota panoramica. La notizia suona un po’ come l’annuncio che saremo vittime di uno scherzo di cattivo gusto e chissà quanti rideranno di noi beffati.

L’amministrazione comunale di Alghero, proprio il Primo Aprile, appenderà sulla schiena dei suoi cittadini un pesce (un pesce stantio, sgradevole per tutti i sensi): una ruota panoramica (la più grande della Sardegna, si promette) sarà piazzata in bella vista nel centralissimo Piazzale della Pace.  

Sì, che ci piaccia o non ci piaccia, la ruota panoramica, a meno di qualche intoppo burocratico provvidenziale o un ravvedimento dell’ultim’ora, diventerà prossimamente un elemento dominante del nostro paesaggio urbano (skyline).
Ma non era sottoposto a tutela?  

Evidentemente l’idea piace molto agli attuali amministratori. E questo basta? 
Cosa ne pensano i residenti? Se ne sentiva davvero la mancanza di questo servizio? 
E che visione, che panorama offrirà ai suoi incoscienti fruitori? 

Forse quello di una città sempre più congestionata, irriconoscibile e in crisi d’identità, dove si può consumare nello stress ciò che, durante il resto dell’anno, altrove si è prodotto nello stress. Una trappola per celebrare “doverosamente” l’illusorio rito della “vacanza” secondo le più stringenti leggi della società consumistica, dove, anche la vacanza, di fatto, non è possibile viverla nel “regno della libertà”, ma solo entro i binari dettati del sistema degli affari economici, per cui ogni esperienza che viene reclamizzata come “rigenerante” deve stare dentro le regole dello scambio monetario che genera profitti.

Non può restare gratuita, al di fuori della “regola aurea” del profitto privato. Anche ciò che dovrebbe curare gli effetti dello stress accumulato, deve rientrare nel sistema, deve produrre affari, produrre profitti; si impone un movimento circolare dal quale non si può sfuggire. E così la ruota panoramica fa venire in mente proprio la ruota su cui corre il criceto in gabbia. Gli etologi ci fanno sapere che per i criceti in gabbia la ruota funziona come un necessario attrezzo antistress che supplisce alla mancanza di libertà di correre in spazi aperti. Ma è lo stesso povero criceto intrappolato che la muove.  

La ruota panoramica, con vista sul deserto di cemento (“beton wüste”, definisce una guida turistica tedesca i nuovi quartieri), sulla discutibile qualità dell’area urbana mal edificata per accogliere quanta più popolazione di vacanzieri, rappresenta emblematicamente questo paradosso: l’attrezzo antistress è di fatto mosso proprio dal faticoso lavoro di chi l’utilizza pagandone il prezzo del biglietto. Non c’è speranza di sfuggire alla pena.

A ben considerare la ruota panoramica è allo stesso tempo un po’ la ruota antistress del criceto in gabbia e un po’ lo stesso ingranaggio del mostruoso macchinario nel quale siamo fagocitati e incastrati come l’operaio nel film di Charlie Chaplin “Tempi moderni”

La ruota panoramica piazzata stabilmente come attrattiva, in una località che magari avrebbe tanto altro di assai meglio da offrire ai suoi visitatori, rievoca in effetti immagini che sono diventate icone della condizione alienata dell’umanità nella società industriale della produzione e del consumo, nella quale si è divenuti tutti propaggini e vittime delle stesse macchine.

Non si scappa, non si può sfuggire alla ferrea legge che ci vuole sfruttati in ogni momento della vita, quindi anche in quello della “vacanza”, dell’”esperienza rigenerante”, del “divertimento” che dovrebbe curare lo stress.

Tutto si fa attività economica, in questo caso “industria del tempo libero”, che produce profitti, anziché rendere possibili “esperienze terapeutiche” di vita, di autonomia, di gratuità, di liberazione, come può essere per esempio il trovarsi in un contesto preservato dalla privatizzazione e dallo sfruttamento consumistico. 

La ruota che ci spreme, inesorabile, continua a girare. E a volte assomiglia anche ad un frullatore… di cervelli. 


Immagini prese da tradeshopitalia.com e centodieci.it

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