Restiamo accesi e alziamo il volume. Intervista a Quilo
de Cristiano Sabino
Oggi abbiamo intervistato Alisandru Sanna, noto Quilo, uno dei pionieri dell’hip hop sardo e italiano. È fondatore dei Sa Razza, che sono punta di diamante del rap in lingua sarda al punto di essere diventati oggetto di diversi studi di etnomusicologia e tesi di laurea.
Quilo, ci chiamiamo S’Indipendente dunque la domanda è doverosa: che importanza ha produrre materiali indipendenti?
Innanzitutto, grazie per avermi ospitato in questo nuovo magazine realmente indipendente. Mi auguro che il vostro progetto editoriale cresca sempre di più e che possa fare rete con altre realtà residenti e resistenti. Di questi tempi nella nostra isola c’è un grande bisogno di informazione libera, chiara, e che proponga degli spunti nuovi.
Nel mio percorso artistico ho sempre portato avanti progetti indipendenti dedicandomi all’autoproduzione. Essere indipendenti implica tante difficoltà, è un percorso coraggioso perché ci si va a scontrare con un sistema che non premia il talento o il merito ma gli interessi e le amicizie. Succede spesso, è inutile negarlo. Le realtà mainstream sono potenti e viaggiano su un circuito ampio dove le produzioni, i management sono macchine che producono in serie per il mercato. Oggi, essere indipendenti significa essere artigiani musicali, artivisti veri, non avere padroni a cui rendere conto e affrontare un progetto con un gruppo di persone che vuole raggiungere degli obiettivi precisi.
Purtroppo, però, esistono anche molte realtà “finte indipendenti”, ossia connesse a grandi majors che producono sotto etichette per accaparrarsi anche le nicchie.
In Sardegna com’è la situazione?
In Sardegna abbiamo sempre espresso una bella scena artistica indipendente e, oggi più che mai, serve organizzarsi per portare avanti progetti che dovrebbero essere comunitari. Da questo punto di vista, spesso, ci manca un po’ di unione: non si riesce ancora a fare rete in maniera efficace. Abbiamo la grande fortuna di essere un’isola e di avere una forte identità culturale. Per molti questo è visto come un limite, ma la lingua sarda è quella che, ad esempio, ha fatto grande il progetto dei Sa Razza, quindi è la testimonianza che è una ricchezza.
L’arte ai tempi del Covid-19: “tutti sulla stessa barca”?
No, questa affermazione è completamente falsa: non siamo tutti nella stessa barca. C’è chi ha uno yacht e chi un canotto, c’è chi ha una barca a vela e chi una zattera. Gli artisti vivono tempi durissimi a causa delle restrizioni e tutto il settore è praticamente disintegrato. Pensate anche a tutto l’indotto che gira intorno agli spettacoli e all’intrattenimento. Le disparità sociali stanno aumentando in maniera drastica. Molti artisti non sono tutelati, non esiste una forma fiscale adeguata; se non sei un grande VIP da 100 concerti all’anno o da tour importanti non hai nessun tipo di possibilità di restare in piedi.Si resiste, è vero, ma il tempo passa e questa sarà la seconda stagione estiva senza musica, senza sagre, senza feste di piazza, senza manifestazioni culturali. Parlo sempre con tante persone di talento che fanno arte e con loro ci si scambiano informazioni, opinioni.
Molti artisti però – mi duole dirlo – non si espongono e fino a ieri stavano cantando dai balconi. Da parte mia, già dal 25 marzo scorso sono entrato nell’ottica che questa gestione delle cose non stava bene. Non sono allineato con il modo in cui si stanno gestendo sanità, lavoro e libertà costituzionali. Mi sono reso conto subito che sarebbe stata una mezza catastrofe per la musica e ho alzato la voce già nel brano “Stato a Caso”. Gli artisti non hanno bisogno di capi popolo né di elemosine, hanno bisogno di lavorare e tornare a produrre bellezza. E – ci tengo a precisarlo – non è che la cultura e l’arte prima del Covid fossero messe molto meglio.
Ti troviamo su Spotify?
Sì, oggi un artista deve per forza proporre le sue produzioni sonore su questi digital stores. Sono su Spotify e su tante altre piattaforme, come YouTube per esempio. Da questi distributori un artista indipendente prende briciole, però il campo da gioco è questo e anch’io faccio il mio gioco all’interno di questo sistema. Esserci ti permette, in ogni caso, di poter condividere e diffondere il tuo messaggio, la tua musica originale. Tutte le mie produzioni sono sempre aggiornate e si trovano on line
Com’è fare musica al tempo dei social?
Non demonizzo mai i social. Ovviamente preferisco di gran lunga i concerti dal vivo, il calore umano che c’è dentro la musica. Però i social aiutano parecchio a divulgare e, se usati bene, possono essere ottimi strumenti. Dico sempre “tu non sei il tuo social”. Significa che un artista deve essere intelligente e capace nell’utilizzare queste piattaforme. La musica non può essere relegata solo allo streaming online, non riesco proprio a concepire una simile forzatura. Non dobbiamo cadere nella trappola di accettare questa modalità in nome di un mondo eternamente pandemico.
Recentemente hai lavorato a una produzione trilingue sardo-siciliano-italiano. Di che si tratta?
Si tratta del brano “Radici“realizzato in due versioni, una rap e una più dub. Mi è venuta l’idea di realizzare un brano in tre lingue, mettendo in evidenza la fratellanza tra due isole. Ho collaborato alla produzione di questo brano con due artisti torinesi, Nadya e DubGun. Nadya è una cantante straordinaria di origini siciliane che ha subito accolto questo progetto. Fabio è un producer dub di grande stile. Abbiamo prodotto tutto a distanza, purtroppo, ma, nonostante ciò, ritengo il pezzo davvero valido. Lo rilanceremo questa primavera.
Lingua sarda e lingua siciliana suonano insieme per la prima volta in un brano. Ho fatto delle ricerche e non ho trovato nulla di simile in letteratura musicale. Questa song è la testimonianza che possiamo unire le culture e abbattere muri pur tenendo le nostre Radicisempre ben piantate. Lo trovate su YouTube nel canale Nootempo.
Che cos’è Nootempo?
Nootempo è una “fabbrica silenziosa” che produce, ufficialmente dal 2008, progetti artistici indipendenti. Non è una etichetta discografica come molti pensano. È una factory che scova artisti e segue la direzione artistica dei loro progetti. Da tempi non sospetti ha iniziato a seguire molti artisti oggi apprezzati, li ha spinti e promossi. Siamo stati tra i primi a creare una realtà come questa.
Nootempo ha un sito ufficiale – www.nootempo.net – e un piccolo network su tutte le piattaforme social. Abbiamo creato anche una piccola sede a Liverpool (UK) dove i due artisti producers sardi Gangalistics e Flub Lomax vivono e si occupano di cercare relazioni con il Nord Europa. Inutile dire che la pandemia ha frenato bruscamente tante belle cose in programma, ma il nostro progetto va avanti come forma di resistenza attiva. Non si può possono uccidere l’arte e la cultura.
Grazie Quilo.
Grazie a voi. Mando un abbraccio a tutti gli artisti sardi residenti e resistenti, a quelli che producono in maniera originale, a quelli che continuano a lottare senza nascondersi, a quelli che portano avanti con fatica le loro idee e la loro arte. Non speriamo, costruiamo. Non arrendiamoci anche se è difficile. Restiamo accesi e alziamo il volume. Pesai sa conca, sempri!
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