
Intervista a Lorenzo Scano su Terre Rare di Osilo: ultima frontiera dello sfruttamento coloniale in Sardegna?
Sulla base di una serie di articoli comparsi sul giornale on line EMMO di Osilo, veniamo a conoscenza di un’operazione di enorme impatto ambientale che riguarda una vasta area di oltre 31 KM quadrati in prossimità del paese e, marginalmente, di altri due comuni. Una società, la Valmisa s.r.l, costituita a Cagliari nel 2024, ha infatti chiesto l’autorizzazione a eseguire opere di carotaggio per la ricerca delle cosiddette “terre rare” in seguito all’approvazione da parte del Parlamento del decreto “Materie prime” del luglio 2024, nel quale si stabilisce che l’autorizzazione ad aprire nuove miniere e giacimenti debba avvenire attraverso procedure accelerate (massimo 18 mesi). Il 16 aprile si terrà un’assemblea pubblica in cui la società interessata illustrerà il progetto alla popolazione. Nell’attesa di darvene riscontro ne parliamo con Lorenzo Scano, Insegnante con tre ruoli ordinari, operatore culturale, ambientalista, archeologo. Fondatore e dirigente di varie Associazioni in questo campo; autore di 180 articoli stampa e diversi libri. Esperto di scienze dell’antichità. Aggiornatore culturale per formazione professionale e educazione degli adulti. Promotore di convegni, anche di livello internazionale.
Domanda: Che cosa si intende con la dicitura “terre rare” e perché è stato emanato un provvedimento di urgenza?
Risposta: Per “terre rare” si intendono diversi elementi minerali, in particolare del gruppo Lantanidi, utili nelle nuove tecnologie di produzione e trasmissione dell’energia e nella miniaturizzazione: telefonia mobile, applicata anche sul funzionamento di droni, eolico e fotovoltaico. Caratteristica di questi elementi in natura è la diffusione minima in grandi volumi: questo spiega lo sfruttamento di giacimenti di questo tipo in aree desertiche o comunque a basso controllo sociale, come Afghanistan, area del Congo ecc..Ma la grande domanda ed il prezzo di mercato molto elevato spiegano i tentativi di occupazione in sempre nuove aree, dove la grande finanza tende a superare eventuali resistenze scavalcando le norme di attenzione e di salvaguardia. Da ciò l’utilizzo della decretazione di “urgenza”.
D: Per quale motivo è stata scelta l’area di Osilo e quali conseguenze ci saranno, se verrà autorizzata la richiesta, sul territorio interessato?
R: L’area di Osilo ha le caratteristiche più favorevoli per aggressioni di questo tipo:scarsa densità abitativa, presenza di un centro urbano abbastanza lontano per non avvertire i disagi ma di cui utilizzare infrastrutture e servizi, idrico, energetico e di viabilità; questo territorio è stato già oggetto di attenzione, con un accantieramento respinto a fine anni ’90 per irregolarità e danni di vario tipo, che però rilevò la presenza di una certa quantità di oro: 6-8 grammi per tonnellata. A quel tempo i giacimenti sudafricani di Kimberley erano stati abbandonati per una percentuale di 10 grammi-tonnellata Ma rispetto ad allora il prezzo dell’oro è più che triplicato, e ciò rende lo sfruttamento più lucroso per l’imprenditore: a ciò si aggiunga la richiesta di concessione per svariate altre materie prime, dal nichel a piombo, zinco e soprattutto terre rare. Tutto ciò, assieme all’intenzione di sfruttare il tout venant, fa pensare ad un intervento massiccio, con grandi macchinari e grandi movimentazioni di materiale. Nel caso di scavo in galleria, non sarà comunque possibile evitare l’investimento di falde acquifere, con effetti imprevedibili; se in superficie, alterazioni massive del paesaggio. Le rassicurazioni in merito, presenti nella richiesta, sono pacificamente smentite dagli interventi già operati in Sardegna dagli stessi soggetti. (ndr, vedi la questione “fanghi rossi” di Furtei, disastro ambientale lasciato dalla Sardinia gold mining dopo il suo fallimento)
D: L.’art. 2 del decreto stabilisce: “..il riconoscimento dei progetti strategici di estrazione, trasformazione o riciclaggio di materie prime in Italia, prevedendo tempi definiti per la valutazione di eventuali ostacoli e disponendo l’attribuzione della qualifica di progetti di interesse pubblico nazionale. Il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE), con il Ministro della difesa, ha 60 giorni per valutare i progetti, dichiarandoli di interesse pubblico nazionale e di pubblica utilità. Una volta riconosciuti come strategici dalla Commissione europea, tali progetti diventano di interesse pubblico nazionale, e le opere necessarie alla loro realizzazione diventano di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti”. E ancora recita l’art. 3 “La concessione può includere vincoli per esproprio e variazioni urbanistiche”. Dunque diventa quasi impossibile opporsi? Quali strumenti si potrebbero utilizzare per eventuali deroghe?
R: Un decreto ha ovviamente dignità e valore inferiori rispetto ad un legge, come dimostrano recenti pronunciamenti relativi ad interventi in Toscana. Ed esistono leggi di protezione e salvaguardia sul paesaggio, sulle acque, sia superficiali che di falda, altre che riguardano flora, fauna, beni culturali, salute a benessere sia collettivo che individuale. La legge 349-86 indica peraltro i soggetti portatori di interesse diffuso che possono agire in merito, sia presentando osservazioni che agendo in contenzioso.
D: Ancora una volta la Sardegna è sotto attacco per uno sfruttamento indiscriminato, da parte di multinazionali o imprese nate ad hoc, delle sue risorse e dei suoi territori, dal carbone al petrolchimico, dalle rinnovabili alle miniere. Una lunga storia di devastazione ambientale e culturale senza alcun beneficio per i sardi che continuano purtroppo a impoverirsi.
Cosa ne pensi al riguardo?
R: Penso che tutto ciò non sarebbe possibile in presenza di un corpo politico preparato: la Sardegna non riesce non dico a riscuotere ma neppure a stabilire delle royalties di cava, che ad altre Regioni fruttano centinaia di milioni-anno; non riscuote servitù di passaggio delle linee di sottoservizio; non attiva nessuna fra le competenze primarie da Statuto. Possiede a tutti i livelli apparati burocratici surdimensionati ed inefficienti. Sembra inoltre vittima di autocolonialismo. Nulla infatti potrebbe avvenire senza l’acquiescenza dei decisori politici regionali e locali, spesso benevoli con chiunque prometta semplicemente qualche posto di lavoro.
D: Quali interessi si muovono dietro queste attività minerarie?
R: Sul progetto di Osilo manca naturalmente un business plan. Quale sarebbe il MOL,(margine operativo lordo), cioè l’introito della scavo minerario? Naturalmente, sarebbe ora una ipotesi da parametrare in base alle percentuali stimate ed alle quantità progressive di materiale scavato: ma i proponenti se ne guardano comunque bene. Per una idea, l’oro supera oggi i centomila euro al chilo, mentre nell’ipotesi che si trovi Scandio, si arriverebbe a 1.200.000 euro- tonnellata, per Disprosio e Neodimio oltre i 600.000…Quale percentuale resterebbe al territorio? Zero per cento, temo.
Grazie Lorenzo
Immagine di copertina: pagina FB Emmo – Il primo giornale di Osilo