
Sardegna – Corsica: un passaggio lungo 16 km
Giovedì 13 marzo 2025 alcuni rappresentanti delle Nazionali di calcio di Sardegna e Corsica si sono incontrati a Sassari presso il circolo Tirrindò, che ha messo a disposizione i propri spazi per la conferenza stampa congiunta con cui si è ufficializzata la prossima partita che vedrà coinvolte le due squadre il 7 giugno 2025.
La conferenza stampa ha visto la presenza del Presidente di FINS (Federatzione Isport Natzionale Sardu) Gabrielli Cossu insieme a Massimo Meloni, Collaboratore Tecnico nello Staff della Natzionale Sarda de Fùbalu, e insieme a loro – a rappresentare la vicina Isola – c’era André Di Scala, manager della Nazionale Corsa.
Questo secondo match segue dopo alcuni anni quello del 2 giugno 2019, la prima partita del Trofeo Simeoni – Simon Mossa, tenutosi a Olbia e conclusosi con la vittoria della Squadra Corsa: è stata l’occasione per ricordare quel momento, la correttezza dell’incontro, e considerare come purtroppo la situazione sanitaria di poco successiva abbia pesato anche sulla progettualità delle due realtà. Per il prossimo giugno i vincitori della passata sfida hanno deciso di rimettere in palio il trofeo (realizzato dall’artista Gabriele Todde), il ché risulta un segno tangibile della volontà di mantenere vivi i legami di amicizia e collaborazione che legano le due organizzazioni sportive, separate – come ci tengono a ricordare i dirigenti – da soli 16 km di mare.
Per questo incontro, che si svolge fra under 15, la Natzionale Sarda ha programmato il ritiro a Serramanna, ci ricorda Gabrielli Cossu ringraziando gli organizzatori della partita di ritorno per il gradito invito. Quest’incontro si colloca all’interno di relazioni continuative fra le due realtà: André di Scala dal canto suo ha infatti sottolineato come il rapporto fra le due compagini sportive non sia più quello di “cugini primi”, ma ormai di vera e propria fratellanza, e che il calcio contribuisce a cementare queste relazioni.
In questo senso un incontro di pallone, sottolinea, non è solo una partita: “ha un senso più ampio”. Inoltre ha ricordato come i legami fra le due Isole non siano solo di ordine sportivo, ma esistano anche nella dimensione politica, universitaria, culturale, e per quanto riguarda le politiche comuni come quelle di contrasto agli incendi e di gestione delle risorse. “Due isole sorelle come le nostre – aggiunge – devono andare più lontano”: perciò i ragazzi che giocheranno non stanno semplicemente partecipando a una partita di pallone, ma è anche altro: è condivisione, un momento per conoscersi, e per capire che fra di loro ci sono, appunto, “solo 16 km”. È un’occasione di costruzione di un momento da vivere insieme, per i giovani e per gli adulti.

Massimo Meloni prendendo la parola si dice onorato di partecipare a questo progetto, che ritiene essere anche un momento di costruzione dell’appartenenza alla collettività sarda, a volte un tema problematico per noi, come si trova ad ammettere.
Dopo la presentazione ufficiale dell’incontro, c’è stata l’occasione per me e per Vittorio Cuccheddu (per conto di Helis) di fare alcune domande. È stata l’occasione di riflettere su come lo sport si leghi alla società, sarda e corsa, e come sia una cartina di tornasole di queste ma anche uno spazio in cui si può promuovere il cambiamento.
In questo doppio aspetto del campo dello sport, le due squadre e le relative organizzazioni non intendono perdere lo spirito sociale che le ispira: Gabrielli Cossu sottolinea, per esempio, come quello in cui FINS agisce sia un contesto in cui si costruisce anche un senso di collettività, in cui si può pensare alla Sardegna attraverso quell’idea di nazione che per la sua generazione non era per niente scontata, proseguendo sulla scia del lavoro intellettuale che Simeoni e Simon Mossa hanno svolto nelle due Isole. Gli fa esco Di Scala, che oltretutto ha ricordato anche il forte impulso di Edmond Simeoni alla creazioni di legami con gli altri popoli del Mediterraneo, e l’attenzione che spingeva a dedicare ai giovani.
Un tema di stringente attualità perché, come il dirigente còrso ammette, oggi come oggi essere giovani è profondamente differente da quando lo era lui: è un mondo più difficile, complicato, con più incertezze. In questo contesto, è convinto, saranno i ragazzi a continuare la creazione di ponti e legami che già esistono fra le nostre Isole, culturalmente, storicamente, in termini di politiche comuni. Questo incontro futuro, allora, è l’occasione per far conoscere giovani sardi e còrsi e ricreare i nostri legami. Sullo stesso punto interviene anche Massimo Meloni, che nota come una partita porti ben altro con sé, in questo caso specifico infatti c’è anche la costruzione del senso di appartenenza a una comunità e a una terra.
Da questo punto di vista vincere l’incontro sarà l’obiettivo delle due squadre, ma che conterà tanto quanto il conoscersi e il passare del tempo insieme, unitariamente. Perché lo sport, oltre che rappresentare la società in cui si pratica, è anche uno spazio dove migliorarla: Vittorio Cuccheddu ha colto la palla al balzo, con le sue domande, per discutere di inclusività e di come alcune categorie siano marginalizzate rispetto al calcio maschile, chiedendo come si collochino la Nazione Sarda e la Squadra Corsa di fronte a questi temi. Cossu su questo argomento ricorda il primo evento CONIFA a cui la FINS ha partecipato, nel 2019 nel Principato di Monaco, in cui la Natzionale Sarda di calcio a 7 No Limits ha partecipato e portato a casa ottimi risultati. E ricorda anche il forte impegno per la creazione di una nazionale femminile di calcio, che purtroppo ancora non si è concretizzata per tutte le difficoltà che vive il campionato di calcio femminile in Sardegna. Aggiunge: “noi dobbiamo rappresentare ciò che esiste, non abbiamo ancora la forza di stimolare la nascita di ciò che non esiste: quindi laddove avremo modo di rappresentare qualcosa che c’è già nel territorio, andremo a essere l’espressione di ciò che il territorio esprime”. Nel futuro si spera di riuscire a spingere anche in altre discipline: basket, calcio a cinque, pesistica, freccette, ma è chiaro che siano dirimenti anche le risorse economiche a disposizione e investite.
Di Scala sottolinea l’importanza della questione: da 5 o 6 anni in Corsica si spinge sugli “sport per tutti”, dedicati a ragazzi e adulti con abilità differenti, fisiche o di altro genere, che si è concretizzata con una squadra ad Ajaccio, ma questa spinta coinvolge tanti settori sportivi còrsi come la boxe americana, la muay thai, il tennis, la vela, e questo – afferma Di Scala – lo riempie di orgoglio. Motivando questo circolo virtuoso, il dirigente lo attribuisce a un fatto: essere numericamente di meno, in Corsica, diventa un elemento di collaborazione interna, invece che un ostacolo.
Vittorio Cuccheddu, consapevole della fatica di organizzare un progetto di questo genere, domanda come le dirigenze intendano avvicinare un pubblico più ampio, per far diventare “popolare” questo calcio. È qui Massimo Meloni a rispondere: il tecnico sardo che riconosce esserci diverse difficoltà, ma individua nel risultato che si ottiene a fine partita un fattore trainante: “maggiori risultati si ottengono, più le persone si appassionano al progetto”. Certamente, ammette, servirebbe una maggiore volontà da parte di chi crede nel progetto: nella scorsa partita con la Corsica, per esempio, nella loro squadra giocavano 8 o 9 professionisti delle serie maggiori, fra cui Cabella, giocatore del Lille impegnato in Champions League. Continua Meloni: “quindi un giocatore internazionale, di fama, della Ligue 1. Gli ho chiesto se il Lille gli dia il permesso di giocare in queste partite della Squadra Corsa, e lui ha risposto che non ha problemi a pagare una multa, se non gli venisse concesso, e che ora fa parte del suo contratto la garanzia di poter giocare con la nazionale isolana, dandogli la priorità”. Questo ha impressionato profondamente Meloni, che aggiunge che – pur riconoscendo che non sia facile– sarebbe di grande aiuto se anche in Sardegna ci fosse questo atteggiamento.
Su questo diverso modo di agire Di Scala intravede una certa differenza del mondo del calcio della Serie A italiana: mentre chi gioca nella prima serie francese riesce a giocare nella Squadra Corsa senza troppi problemi, chi gioca in Italia ha invece diverse difficoltà, perché i club difficilmente lasciano questo spazio agli atleti. E – prosegue il dirigente còrso – la partecipazione degli atleti fortemente riconosciuti ha un ruolo importante nel far identificare il pubblico con il progetto della Nazionale, come in Corsica anche in Sardegna.
Ci salutiamo contagiati dall’entusiasmo dei dirigenti: il lavoro che svolgono ogni giorno loro, le atlete e gli atleti, le dirigenze, gli staff, non è facile. Ma prevale la loro volontà di rappresentare le proprie Isole, e di creare un legame di amore e rispetto fra di esse ed il pubblico, le giocatrici e i giocatori, così come di costruire legami di rispetto e fratellanza con l’Altro.
Oggi il progetto di FINS sta andando in una direzione, che è quella di esserci come sardi nel mondo, in questo caso dello sport: non è un cammino breve, ma questo importa poco. Importeranno di più i ponti che le persone coinvolte riusciranno a costruire, anche nella forma di un passaggio ben riuscito.
Immagini: Vittorio Cuccheddu