
Controstoria della Sardegna, il nuovo libro di Francesco Casula
L’assunto che “la storia la scrivono i vincitori” non corrisponde per forza al vero. La storia la scrive chi la scrive. Succede sovente che i perdenti smettano di scriverla, che gli intellettuali passino, armi e bagagli, sotto il nuovo dominatore, per cui non resta che subirne l’interpretazione viziata dalle mire egemoniche, se non proprio la negazione della stessa esistenza di una storia.
Nessuno vieta però, agli sconfitti, di scrivere una controstoria.
Ed è quello che da qualche anno si sta facendo in Sardegna. In questo filone si inquadra l’ultimo lavoro di Francesco Casula.
“Controstoria della Sardegna. Dalla civiltà nuragica al dominio spagnolo“, edizione Grafica del Parteolla, 2024, di Francesco Casula, è un libro militante, sia detto con il massimo rispetto possibile di chi dedica la vita alla divulgazione della cultura sarda, dal punto di vista degli sconfitti, dei “vinti ma non convinti”.
È stato presentato per la prima volta a Cagliari, lunedì 27 gennaio 2025, con Giuseppe Melis Giordano e con l’archeologo Giovanni Ugas, mettendo con forza la necessità di riscoprire quello che nella scuola italiana viene negato. A circa 20 giorni dall’uscita (settembre 2024) è già alla seconda ristampa.
Casula indaga “in s’istòria cuada” e distorta, come, ad esempio, quella di Amsicora, di Ospitone, riconosciuto dux dalla popolazione barbaricina dopo appena 120 anni dalla caduta dell’impero romano d’Occidente, di Leonardo Alagon, ultimo baluardo prima della sconfitta dell’ormai marchesato degli Arborea.
Da qualche anno la percezione della storia sarda è cambiata e ci sono dei punti fermi in questa riscoperta e riscrittura. Il primo è il libro di Frau su Atlantide, che ha generato passione per la storia sarda, diventata improvvisamente pop.
Il secondo è quello dell’archeologo Giovanni Ugas, un punto stabile per la dimostrazione sardi= shardana, tesi corroborata da una mole di dati impressionante.
Il terzo è quello che possiamo definire il “metodo Casula”. Il libro Carlo Felice e i tiranni sabaudi non deve il suo successo solo alle oltre 15.000 copie vendute (una cifra impressionante). Il successo del libro è misurabile nell’efficacia nel far mutare la percezione della statua, da amata appendi-sciarpe dei trionfi del Cagliari, a imbarazzante e odiato orpello che indica con mano ferma la strada ai sardi (sbagliata, visto che era stata montata al contrario, rispetto alla strada statale 131).
Il libro in sé non avrebbe avuto la stessa efficacia nel far mutare su sentidu sopra la statua, senza le 191 presentazioni in giro per la Sardegna e non solo.
Non è solo la statua in sé ad aver subito il mutamento di percezione, ma l’intera epoca piemontese in Sardegna, riscoperta peggiore di quella spagnola.
Per cui se fino a qualche anno fa, se nel recitare l’elenco dei dominatori cattivi, ad un certo punto, qualcosa distorceva quando si arrivava ai piemontesi, dato che da lì nasce l’Italia, ora è l’intera casata dei Savoia che ha fatto l’Italia a subire lo stigma di buona parte dei sardi.
Ci sta in mezzo anche la riscoperta dei giganti di Mont’e Prama, che sublimarono l’epoca che più meriterebbe di entrare non solo sui libri di storia italiana, con parità di spazio rispetto a quella egizia e sumera, ma anche in tutti i libri di storia almeno europei.
Certo, non tutta la storia sarda dovrebbe essere insegnata anche in Italia ed all’estero. Ma in Sardegna è necessario inserire tutti i passaggi, l’epoca giudicale, l’epoca spagnola e quella angioyana, affinché i giovani sappiano che non fummo sempre passivi e che le idee europee attecchirono con incredibile rapidità, con buona pace della tesi di isola refrattaria ai cambiamenti ideologici e fuori dal dibattito europeo e mondiale
Leggiamo dal libro di Casula che “La Sardegna”, conferma Raimondo Zucca, “ha dovuto aspettare molto perché si riconoscesse il valore universale della cultura nuragica”. “Negli anni cinquanta del secolo scorso”, aggiunge, “Massimo Pallottino affermò che sul piano monumentale la Sardegna dell’età del bronzo supera ogni altra realtà dell’Italia continentale ed europea, inclusa la Grecia micenea. Credo che avesse ragione”.
Così, se l’interesse degli archeologi per i giganti fu vivo fin dal giorno della scoperta, “ciò che mancò”, spiega Raimondo Zucca, “fu la responsabilità della politica. E tutto questo è molto amaro e ci dice che la Sardegna non ha più nessun peso politico, non conta più niente”. La storia moderna dei giganti, insomma, “è anche la storia della marginalità della Sardegna”.
Mai parole furono più sferzanti verso lo stato attuale della politica sarda, incapace di immaginare non solo un futuro diverso da quello attuale, ma perfino il passato.
Per cui, e concludo, siamo dentro ad un paradosso che in un altro articolo ho definito paradosso Gramsci-Kane.
Se per l’intellettuale africano Kane, il controllo delle menti (cioè l’istruzione) è più potente della polvere da sparo, per Gramsci è necessario istruirsi per liberarsi.
Il paradosso Gramsci-Kane è irrisolvibile dentro al paradigma attuale di un sistema scolastico italiano, orientato a raccontare, letteratura, arte, e storia come un lungo risorgimento iniziato dagli etruschi, che termina nel 1861, con la lingua come controprova di un’italianità letteraria quasi millenaria, e contemporaneamente imposta come unico mezzo di apprendimento veicolare.
Le tendenze del governo italiano attuale mirano a rafforzare questa impostazione, quella di una “nazione” italica costruita, ma che diventa appunto tale solo per averla “immaginata”. Salvo omettere, tra l’elenco dei “valori” occidentali il colonialismo, sia interno che esterno, che dura ancora oggi.
Il paradosso è che, più i giovani si istruiscono più si auto-colonizziamo.
Dunque, non ci resta che affidarci, per ora, agli intellettuali scomodi, che con testardaggine portano avanti il dissenso e che creano il fermento per la messa in discussione di ciò che ci hanno inculcato durante il ciclo scolastico. Come il libro di Casula, appunto.
Immagine: Francesco Casula
2 commenti
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Proite «con testardaggine portano avanti il dissenso»?
Est SA FRIMMESA DE SA VERIDADE E DE SA RESONE.
S’àteru est tostorrìmine ignorante e presumidu. E prima de totu ingiustìtzia infame, assurda no solu pro sos Sardos ma pro sos dominadores etotu.
Saludi Mario, “testardaggine” in su sensu positivu, ca nci bolit passièntzia meda a cumbati po annus contras a unu stadu chi “aculturat” po cincu oras a sa dii, po 13 annus po minimu, a is giòvunus sardus. E pustis in is mèdias, tv, giorronnalis, radio, cìnema.
Est una lota ìmpari, ma est s’ùnica ghia de sighiri.