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Riflessioni sulla questione spopolamento e il futuro dell’emigrazione in Sardegna

Vivendo all’estero, mi domando spesso se riesco davvero a comprendere a fondo le intricate dinamiche sociali, economiche e politiche della Sardegna, e come potrei mettere le mie competenze al servizio della mia terra per contribuire al suo sviluppo. Questa riflessione suscita in me dubbi sulla mia percezione della realtà e sul contributo che, come molti altri sardi nel mondo, potrei dare per costruire una coscienza nazionale sarda forte. Questi pensieri mi hanno accompagnato ulteriormente durante la conferenza “Owning our Futures”, organizzata dalla Scottish Independence Convention presso il parlamento scozzese.

Il 5 ottobre scorso, mentre a Oristano si svolgeva la terza edizione di Fàulas, ho avuto l’onore di rappresentare Assemblea Natzionale Sarda alla conferenza di Edimburgo. Insieme a rappresentanti di altre quindici nazioni europee, abbiamo discusso il futuro dei popoli e le loro aspirazioni di autonomia, firmando una dichiarazione comune e condividendo strategie per affrontare sfide comuni. Durante i lavori della conferenza, abbiamo affrontato diverse questioni comuni, dalla crisi energetica alla difesa delle lingue minoritarie, dal controllo sulle entrate fiscali alle servitù militari che opprimono territori già fragili. Un tema che ha suscitato in me una riflessione più profonda a margine della conferenza è stato lo spopolamento e il ruolo chiave dell’emigrazione. Parlando con rappresentanti di altre nazioni, non potevo fare a meno di pensare alla Sardegna e ai suoi tanti figli sparsi per il mondo. Ho percepito, ancora una volta, quanto sia forte il legame che unisce noi sardi emigrati alla nostra terra. Un legame che la distanza non ha spezzato, anzi, sembra paradossalmente rafforzarsi con il tempo.

Questa connessione profonda mi ha fatto riflettere sulle opportunità che potrebbero nascere da un dialogo più intenso tra noi disterrados e i chi la Sardegna la vive ogni giorno. In questo contesto, quante persone più competenti di me avrebbero potuto rappresentare meglio le nostre istanze? Quanti sardi all’estero potrebbero contribuire a invertire la tendenza allo spopolamento, portando nuove idee, competenze e prospettive? È cruciale sviluppare una coscienza nazionale forte, affinché i sardi, ovunque si trovino, possano agire in modo responsabile, libero e indipendente. Il futuro della nostra terra non può prescindere dall’impegno di tutti, inclusi i membri della nostra diaspora. La diaspora, infatti, non è solo un fenomeno di dislocamento, ma una condizione continua di appartenenza e partecipazione.

Cenni storici e origine del trauma

Storicamente, il termine “diaspora” si riferisce alla dispersione di un popolo dalla sua terra d’origine, spesso a seguito di eventi traumatici o esili forzati. Si dice sempre che per sanare un problema sia indispensabile conoscere bene la sua origine. E quindi, qual è il trauma all’origine della dispersione sarda? 

La diaspora sarda ha una lunga storia, caratterizzata da ondate migratorie che risalgono alla fine dell’Ottocento e si intensificano nel Novecento, assumendo nuove forme negli ultimi decenni. Il fenomeno della diaspora sarda iniziò con la nascita del Regno d’Italia, legato al processo di unificazione nazionale. L’emigrazione interna fu utilizzata dalle autorità italiane per colmare la carenza di manodopera nelle regioni settentrionali e industrializzate, cercando di integrare le diverse parti del Paese, culturalmente e socialmente distanti. Tuttavia, il governo italiano adottò una politica di disimpegno, non investendo sufficientemente nello sviluppo agricolo del Sud e delle isole, inclusa la Sardegna. Ciò portò molti contadini a emigrare, poiché l’agricoltura rimaneva arretrata e stagnante.

L’emigrazione assunse così una duplice funzione: garantire manodopera a basso costo al nord e favorire l’integrazione culturale per “normalizzare” le tensioni sociali nelle aree periferiche. Sebbene l’emigrazione sarda fosse parte di un processo di modernizzazione e centralizzazione, ebbe un impatto significativo sulla società sarda, contribuendo a costruire una memoria e un’identità condivisa tra gli emigrati. È fondamentale considerare questo aspetto non solo per affrontare la questione dello spopolamento, ma anche per integrare la comunità di disterrados.

L’emigrazione sarda oggi e le sfide future

Oggi, la diaspora rappresenta una risorsa: una comunità di persone che, pur vivendo lontano dalla patria, mantiene legami culturali, sociali ed economici. Questa “partecipazione”, se adeguatamente canalizzata, può rappresentare un elemento di forza per lo sviluppo delle comunità d’origine. L’emigrazione sarda si estende su più continenti: oltre 400.000 sardi di seconda e terza generazione vivono all’estero. Secondo i dati recenti dell’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), circa 130.000 di questi sono nati in Sardegna ma si sono stabiliti in altri paesi. Questa diaspora mantiene stretti legami con l’isola, non solo attraverso rimesse economiche, ma anche nel mantenimento di tradizioni culturali e nella creazione di circoli e associazioni. Ci sono oltre 100 circoli dei sardi nel mondo, attivi nella promozione della cultura sarda e nel mantenimento dei legami con l’isola.

Tuttavia, come spesso accade nelle comunità diasporiche, la dispersione rischia di provocare una perdita di coesione nazionale, a meno che non si attivino politiche e progetti mirati a valorizzarne il ruolo. La mobilità sarda è stata storicamente interpretata in termini di “fuga” e “perdita”, ma oggi è necessario ribaltare questa narrazione. Se integrata nelle politiche economiche e culturali dell’isola, l’emigrazione può rappresentare un potenziale arricchimento per la Sardegna. I sardi all’estero mantengono legami emotivi e culturali con l’isola e possono diventare promotori di reti internazionali capaci di attrarre conoscenze e investimenti.

La situazione attuale evidenzia l’importanza di ripensare il ruolo dell’emigrazione sarda. Di fronte a nuove sfide sociali, economiche e ambientali, la diaspora rappresenta una risorsa inestimabile. Tuttavia, per sfruttare appieno il suo potenziale, è necessario riformare le strutture esistenti, rendendole più flessibili e capaci di rispondere ai bisogni attuali.

Per facilitare il dialogo e la collaborazione tra Sardegna e diaspora, si potrebbero implementare alcune soluzioni concrete. Ad esempio, la creazione di gruppi di lavoro tematici (biodiversità, turismo, cultura, tecnologia) coinvolgendo sardi residenti all’estero e realtà locali in Sardegna. Potrebbero essere organizzati corsi di formazione sull’interculturalità e workshop collaborativi tra comunità locali e quelle estere.

Una “Banca delle Competenze” potrebbe raccogliere i talenti della diaspora e connetterli con opportunità in Sardegna, trasformando i circoli sardi nel mondo in veri e propri hub di competenze al servizio dello sviluppo locale. Inoltre, si potrebbero promuovere reti tematiche per facilitare lo sviluppo di progetti in ambito turistico, agricolo e ambientale, con una collaborazione strutturata tra Sardegna e le comunità all’estero.

Il ruolo cruciale di ANS nella mobilitazione della diaspora sarda

Infine, è cruciale che Assemblea Natzionale Sarda (ANS) si posizioni come il punto di riferimento per la mobilitazione della diaspora sarda, creando opportunità di collaborazione che riflettano il desiderio collettivo di costruire un futuro sostenibile e inclusivo per la Sardegna. La diaspora sarda, composta da centinaia di migliaia di individui sparsi in tutto il mondo, rappresenta non solo una risorsa umana, ma anche un potenziale motore di innovazione e sviluppo. Tuttavia, per sfruttare appieno questo potenziale, è fondamentale che ANS assuma un ruolo attivo e strategico.

ANS può fungere da catalizzatore per la creazione di reti di collaborazione tra i sardi all’estero e le istituzioni locali. Attraverso piattaforme digitali, forum di discussione e incontri periodici, ANS può facilitare il dialogo tra le diverse comunità sarde nel mondo, incoraggiando il confronto di idee e l’implementazione di progetti congiunti. Queste reti possono concentrarsi su vari settori, come la cultura, l’economia, l’ambiente e l’educazione, permettendo a esperti e appassionati di contribuire attivamente allo sviluppo di iniziative che riflettano le esigenze e le aspirazioni delle comunità locali.

Un altro aspetto fondamentale è la promozione di progetti sostenibili che coinvolgano sia la Sardegna che la diaspora. ANS potrebbe lanciare programmi di scambio che incoraggiano il trasferimento di competenze e conoscenze tra i sardi all’estero e quelli residenti nell’isola. Ad esempio, progetti che riguardano l’agricoltura sostenibile, il turismo responsabile e le energie rinnovabili possono beneficiare enormemente della sinergia tra sardi che operano in contesti diversi ma con un obiettivo comune: migliorare la qualità della vita in Sardegna.

Inoltre, ANS ha un ruolo chiave nel rappresentare gli interessi della diaspora sarda a livello politico e istituzionale. Attraverso campagne di advocacy, ANS può sensibilizzare le autorità locali e nazionali sull’importanza di coinvolgere i sardi all’estero nei processi decisionali riguardanti il futuro della Sardegna. Ciò include la promozione di politiche che supportano l’emigrazione come opportunità di sviluppo e non come semplice fuga di cervelli, riconoscendo il valore che la diaspora porta alla sua terra d’origine.

Infine, il ruolo di ANS deve andare oltre la semplice mobilitazione; deve contribuire a creare una coscienza collettiva tra i sardi, che riconosca la propria identità culturale e la sua evoluzione attraverso il dialogo e l’interazione con altre culture. ANS può organizzare eventi culturali, conferenze e festival che celebrano la diversità della diaspora, sottolineando come l’identità sarda si arricchisca attraverso le esperienze globali dei suoi membri. Questi eventi non solo rafforzano il legame con la terra d’origine, ma contribuiscono anche a costruire un’immagine positiva e dinamica della Sardegna nel mondo.

Conclusione

In sintesi, la mobilitazione della diaspora sarda non è solo un’opportunità, ma una necessità per garantire un futuro sostenibile e inclusivo per la Sardegna. Creando reti di collaborazione, promuovendo progetti sostenibili, facendo advocacy a livello politico e costruendo una coscienza collettiva, ANS può diventare un punto di riferimento essenziale per tutti i sardi, ovunque si trovino, contribuendo così a una Sardegna più forte e resiliente. Solo unendo le forze, la Sardegna potrà affrontare le sfide del futuro, valorizzando il potenziale della sua diaspora e costruendo insieme un percorso condiviso verso un domani migliore.


Immagine: adviseonly.com

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Un commento

  1. Articulu de importu meda. Tando mi est bennia a conca custa cosa. Cando atobiamus, o nos intendemus cun parentes o amigos, comente a totu, nos pregontamus de noas. “S’amigu: e figiu tuu? Bene istat? Traballando est?” ” Geo: Eja, istat bene, est traballando, ma de emigrau!
    Custa errespusta mi est bessia sempere naturale, ma cun dolore.

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