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Aree idonee per Assemblee Costituenti – S’Imprenta

S’Imprenta – Rassegna stampa dalla colonia (tutti i sabato mattina su S’Indipendente)

Todde annuncia la legge per le aree idonee. Va studiata a fondo, ma da una prima occhiata emergono alcuni spunti.
Qualcuno ha previsto che i comitati della Pratobello rivendicheranno la paternità di alcuni pezzi della legge. Lo stesso qualcuno, evidentemente, ha notato l’uso di pezzi della Pratobello, ma soprattutto di pezzi importanti dei concetti espressi dal documento dei comitati, presentato all’ANCI. Manca tuttavia il tetto massimo dei GW.

Alcune domande:
– quanta percentuale di eolico e quanta di fotovoltaico?
– quanti GW di fotovoltaico va sui tetti?
– il Tyrrhenian Link viene bloccato? (la questione non è mica chiusa)
– quanti sono i Gw dei 37 impianti che non è riuscita a bloccare con la moratoria? 

L’ambientalista Roberto Schirru (Green Peace e Legambiente), scriveva sulla Nuova Sardegna di 0,2% del territorio necessari per la Sardegna, Cani parla di 99% tutelato. Si sono allargati?
Visibile da quanta percentuale del territorio?
Ovvio che una pala occupa il territorio di poche decine di metri, ma è visibile da chilometri.
È il massimo ottenibile, data la situazione iniziale? Le carte sono da studiare nelle sue conseguenze reali. Ad esempio, una casa con terrazzo in centro storico può installare 3 kw, se non sono visibili all’esterno? Il giudizio sulla legge è sospeso.

Il coinvolgimento di comuni è stata una pantomima pantagruelica pentastellata.
Ad appena quattro giorni dalla richiesta ai 377 comuni (scadenza 12 settembre) delle aree idonee è pronto il testo.

È ovvio che la legge era già pronta e non c’è stato nessun coinvolgimento politico, ma un onere burocratico, nemmeno utile, visto che la legge era già scritta. 

A Selargius è andata in onda una pantomima dentro la pantomima.
Il comune, su richiesta del Comitato di difesa del territorio -No Tyrrhenian Link, ha concesso un consiglio comunale aperto per ascoltare i pareri e i consigli della popolazione, ma a data scaduta (era martedì 17) ed a documenti inviati il 12. 
Presenti al consiglio, come al solito, carabinieri, polizia e le barbe perfettamente sagomate della Digos La popolazione ha posto domande serie e soluzioni concrete, che rimarranno lettera morta. 

Sardegna prima in Italia a presentare la legge sulle aree idonee, ovvio, nessun’altra regione è stata incalzata dai comitati e dalla concorrenza popolare della Pratobello 24. 
Ora la legge arriverà in aula, ma come risolverà il problema della legge popolare?
La ignorerà completamente? Impossibile, troppe firme.

Oltre un anno fa scrivevamo: “Comitati contro la speculazione o laboratori politici anticoloniali?“.
I comitati sono stati bravissimi a fare due cose:
mettere in cima all’agenda politica la questione transizione (una roba mica facile)
coinvolgere la popolazione.
In realtà hanno anche proposto due moratorie, ma non sono state prese in considerazione dalla politica. Ora la palla su questa questione non è più in mano ai comitati, i quali devono spostare l’asticella più in alto e mantenere l’iniziativa.

Il dibattito sulle rinnovabili ha messo a nudo un nervo scoperto: nei rapporti tra Sardegna e Italia, quest’ultima prevale in modo pressoché discrezionale.
Ad esempio, le batterie a Selargius da 150 MW della Whysol-E Sviluppo S.r.l, sono state imposte nonostante la regione non abbia firmato l’intesa (“RITENUTO quindi di poter procedere con l’autorizzazione senza dover attendere l’Intesa da parte della Regione Autonoma della Sardegna né le determinazioni del Comitato interistituzionale, in conformità alle nuove disposizioni summenzionate;“).

I comitati, nel documento dell’Anci, hanno parlato di Nuova Questione Sarda.
Da questa esperienza politica, l’assalto all’arma bianca del territorio sardo, abbiamo imparato alcune lezioni:  

– esiste un conflitto storico e mai risolto tra Sardegna e Italia.
– la Sardegna (ma anche il sud), come denunciava 100 anni fa Gramsci, ancora una volta viene utilizzata come colonia.
– i poteri attuali dello statuto sono insufficienti.

Se, forse, riusciremo a limitare i danni di questa ondata di servitù coloniali, sarà merito della pressione popolare, senza la quale le leggi statutarie sarebbero diventate carta straccia. 

Dunque, qual è la lezione di questa fase?
Fra due o tre anni ci saranno altre emergenze e, passato questo momento, l’Italia ricomincerà a portare altre servitù, forse le scorie nucleari, o altro.
Questa fase va capitalizzata con una revisione della carta sarda, statuto o carta costituzionale che sia, per poter ripartire poi da un trampolino più alto, salvaguardando il territorio, con pieni diritti.
Occorre prendere pieno possesso del nostro territorio, per salvaguardarlo. 

Queste consapevolezze acquisite non dureranno a lungo, i tempi della politica imporranno nuove emergenze, vanno bloccate attraverso una codifica nel testo della carta sarda.

I tempi sono quelli giusti, il nord sta combattendo per la sua di autonomia, abbiamo il dovere di entrare nel dibattito pensando ai nostri poteri, non bloccando le autonomie degli altri.

Qualche mese fa ne parlava la Scuola di Cultura Politica Francesco Cocco, anche a fronte dell’autonomia differenziata, non senza contraddizioni. Cioè, mentre chiedeva il blocco di quella del nord, proponeva di rivedere lo statuto sardo per aumentare il raggio dell’autonomia. E gli egoisti sarebbero quelli del nord (per quanto la proposta leghista nasce da questioni puramente economiche). 

Dunque, il dibattito è maturo al punto giusto, la popolazione ha assunto un grado di partecipazione non secondario.
I poteri su territorio, ambiente ed energia sono i principali da blindare e da rendere primari, escludendo un improbabile interesse statale superiore a vanificare quelli sardi.

La scuola deve essere di competenza sarda. Lingua, storia e letteratura sono fondamentali per avere consapevolezza dei propri diritti.
Dietro l’accettazione di tante servitù nei decenni passati, c’è stato prima di tutto un fatto culturale irrisolto.
Tra le altre cose è necessario risolvere la legge elettorale antidemocratica, pur non essendo parte dello statuto. 

Intendiamoci. Della necessità di una revisione dello statuto se ne parla da decenni, ma i tentativi si sono arenati.

In passato ci provò Cossiga, nel 2002, che propose al parlamento italiano la “Costituzione della comunità autonoma di Sardegna” o “Noa Carta de Logu de sa comunidade autonoma de Sardigna“, definendo fin dall’inizio la Sardegna come “Nazione individuale e distinta nell’ambito della Nazione italiana“. Lo statuto sardo è parte della costituzione italiana, per cui, attualmente, deve passare per una modifica come qualsiasi altra legge costituzionale.

Le richieste di revisione dello statuto si moltiplicano, a chi spetta oggi l’onere dell’iniziativa?

Professor Giovanni Ugas ne parlava qualche mese fa, proprio su S’Indipendente, andando dritto al cuore delle ragioni.

Bachisio Bandinu dà seguito al suo articolo e organizza un incontro tra comitati, istituzioni locali e componenti regionali.
Nell’articolo parlava di giunta regionale “necessaria” e di Assemblea Costituente, ma non è chiaro se per riscrivere lo statuto o per qualcos’altro.
L’intervento degli intellettuali nella questione è da salutare favorevolmente. È da scongiurare, però, l’intervento della Giunta e dei partiti compromessi, dato che questi ultimi rischiano di imbottigliare la protesta sarda in una normalizzazione controllata e sterilizzata.

Il centro sinistra riunito chiede la riforma dello statuto, e Graziano Milia, tra i firmatari, fa riferimento al testo del 2006.
Dalle parti di Sardigna Natzione stigmatizzano il fatto che questa proposta provenga dal centrosinistra ed evidenziano i rischi di regressione dei poteri sardi. 

Tra l’autonomia differenziata della destra, il tentativo di revisione dello statuto della sinistra, quello dell’intellettuale Ugas, e quello di Bandinu, che riunisce sindaci, comitati e Giunta, manca un elemento. 

Se autodeterminazione deve essere, è necessaria la partecipazione popolare.

I comitati Pratobello 24 consegneranno il 2 ottobre le firme in regione, è sarà festa di popolo. 
il “movimento” delle 100.000 firme non può sfociare in un fallimentare movimento elettorale, ma deve puntare più in alto, su qualcosa che possa realmente incidere sul futuro della Sardegna, in maniera stabile e permanente.

Sulla scia dell’esperienza aree idonee, la concorrenza tra le varie proposte ha messo le ali al dibattito è, in tempi record, le proposte sono arrivate ad un tavolo decisionale.

Occorre un grande dibattito, inizialmente anche separato tra questi attori, anche in competizione, confrontare tutte le proposte in campo, per poi raccogliere le firme per dare forza di popolo al testo.

Da questa fase se ne esce unendo la popolazione, sulla scia del “metodo Pratobello 24“, in cui persone di ogni colore politico facevano la fila sotto il sole agostano. Il cambiamento non può essere una questione elitaria, o il popolo partecipa al processo o non sarà autodeterminazione consapevole.


“Aspettando Fàulas”… oggi l’evento online,

In attesa del “Festival che ribalta i luoghi comuni sulla Sardegna” (il 5-6 ottobre ad Oristano), stasera alle 18, S’Indipendente presenterà un evento online: “Aspettando Fàulas“, il festival che ribalta i luoghi comuni sulla Sardegna dell’Assemblea Natzionale Sarda.
Un approfondimento sulla speculazione diverso dai soliti, lontano dalla fruizione immediata delle notizie mordi e fuggi.

Parleremo di speculazione coloniale con Federica Pau, Omar Onnis, Cristiano Sabino e Sara Corona.

Proprio Sara Corona, sul canale Instagram Archeocosas questa settimana ha smontato con poche semplici ironiche parole il goffo tentativo di Tajani di ergersi a difensore della Sardegna. Non di tutta la Sardegna. Solo di quella vacanziera, in particolare di Porto Rotondo, che potrebbe perdere l’immagine di isola ospitale e far scappare i turisti. L’eolico lo vorrebbe nell’interno dell’isola, ben nascosto. Però sostiene la Pratobello, cercando di metterci il cappello sopra!
Poche idee, ma … di una pochezza proprio.

Ecco il post esilarante, tocat a si dda pigai a arriri.


Sa cida in 1 minutu

Speculazione coloniale. Batteria di energia dalla Co2, il gigantesco progetto a Ottana: hangar visibile da chilometri

Speculazione coloniale. Scano di Montiferro, vietati i trasporti eccezionali: l’ordinanza contro le pale

Speculazione coloniale. Impatto irreversibile sul paesaggio: il Ministero dice no a 400 ettari di pannelli fotovoltaici a Olmedo

Speculazione coloniale. Aree idonee, i dubbi dei sindaci: «Legge da valutare»

Autonomia. Centrodestra: «Autonomia sotto attacco? Va bene riscrivere lo Statuto ma senza strumentalizzare»

Economia. La Sardegna ha sconfitto la peste suina, via tutte le restrizioni: «Una giornata storica»

Economia. Lingua blu, arriva il vaccino per il sierotipo 3

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Politica. Nuove province, nominati gli amministratori: ecco chi sono

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Coordinatori calati dall’alto, la base umiliata, deve subire la scelta per fedeltà al capobastone romano. I partiti italiani sono le cinghie di trasmissione del colonialismo italico.

Le scomode inchieste de La Nuova Sardegna. Tortolì, il muflone fugge inseguito da un cane nel centro abitato


Immagine di copertina Diart Digital Art di Angelo Secci

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