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Rivoluzione e resistenza popolare sarda tra guide indiane, protagonismo e soluzione concrete

Sedere a un tavolo di negoziazione per individuare le aree idonee allo sviluppo eolico e fotovoltaico in Sardegna insieme alla Regione per obbedire al Governo italiano potrebbe sembrare, a prima vista, un’opportunità di dialogo e collaborazione. Tuttavia, questa partecipazione deve essere vista come inopportuna se le dinamiche di potere non offrono un reale equilibrio tra le parti coinvolte, condizionando la possibilità di difendere realmente gli interessi del territorio e delle comunità locali e quindi trasformando i partecipanti in “guide indiane”.

Antonio Gramsci ci insegna che il consenso può diventare una forma di controllo quando è guidato da forze esterne più potenti. In questo senso, sedersi al tavolo senza una chiara parità decisionale porta a una situazione in cui le scelte sono già in qualche modo predefinite dagli interessi economici più ampi, estranei al contesto locale.

Inoltre, Frantz Fanon ci mette in guardia contro il rischio di accettare compromessi che, sebbene appaiano come progressi, possono perpetuare uno stato di dipendenza. Questo è particolarmente rilevante se la voce dei comitati, del popolo e delle comunità è marginalizzata a favore di interessi più grandi promossi da enti e aziende con sede altrove.

Partecipare a questi incontri, quindi, sarebbe visto come legittimazione di un processo in cui le vere istanze locali non trovano sufficiente spazio o ascolto. In un contesto di tali dinamiche, diventa cruciale considerare se esistano reali possibilità di influenzare le decisioni verso un modello di sviluppo che rispetti le tradizioni, il paesaggio e le esigenze della popolazione sarda.

L’inopportunità non sta nel rifiuto totale del dialogo, ma nella critica alla natura di un sistema che potrebbe non garantire quella libertà e uguaglianza necessarie per una transizione energetica che sia davvero equa e sostenibile per tutti.

In caso contrario, pensare di governare il processo di transizione energetica significa accettare di essere le guide indiane del governo italiano e degli speculatori.

La soluzione: l’unico modo per tutelare la sovranità locale è impugnare i decreti governativi e promuovere uno scontro istituzionale, soluzione che può sembrare drammatica, ma che affonda le radici in una volontà di preservare l’autodeterminazione. Sollevare una questione istituzionale, in questo contesto, non è solo un atto di resistenza, ma di riaffermazione della propria identità e indipendenza, un invito a guardare oltre la semplice logica economica e a considerare il benessere integrale di una comunità e del suo ambiente.

Nel frattempo l’unico modo per acquistare potere negoziale in un tavolo politico è quello di raggiungere il maggior numero di firme per la legge di iniziativa popolare “Pratobello24”.

Nella foto alcune guide indiane che collaborano con i primi stati federati del Nord America per il confino del proprio popolo nelle riserve.

Costoro vennero convinti che avrebbero vissuto nel progresso in pace e prosperità.


Immagine: farwest.it

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