Gli intellettuali incalzano i candidati a sindaco di Cagliari
Riceviamo cinque domande per i candidati sindaci di Cagliari, come quelle poste dagli Stamenti sardi al re Savoia nel 1793, da parte di un gruppo di intellettuali composto da Giuseppe Melis Giordano, Claudia Aru, Francesco Casula e Marcello Cocco per chiedere la riaffermazione dell’identità del popolo sardo attraverso vari temi: la lingua, la toponomastica, la storia.
Capitale di un popolo o banale capoluogo di Regione italiano?
È una crisi di identità che da tempo vive Cagliari. Le precedenti amministrazioni, siano state esse di centrosinistra o di centrodestra, non hanno mai cercato una risposta. E quando, indirettamente, hanno affrontato il tema, hanno fatto prevalere “l’anima italiana” rispetto a quella sarda.
L’amministrazione che ci apprestiamo a scegliere può finalmente fare una scelta identitaria, facendo emergere la sardità di Cagliari. Per farlo i candidati sindaci e i candidati consiglieri dovrebbero prendere alcuni impegni:
1) Indire un referendum consultivo per chiedere ai cittadini se favorevoli ad applicare l’articolo 13 della Legge regionale 22/18 attraverso la quale ripristinare le denominazioni in lingua sarda delle vie, piazze, frazioni e località del territorio comunale e la predisposizione della relativa segnaletica verticale bilingue. Per esempio, il corso Vittorio Emanuele II potrebbe tornare a essere diviso in tre parti, “Sa Passillada”, “Sa ruga de is Ferreris” e “Su Brugu”.
2) Indire un referendum popolare per chiedere ai cittadini se, nelle rimanenti strade non intaccate dall’applicazione della disposizione di cui al punto 1, i Savoia debbano essere ancora celebrati dalla toponomastica cittadina. Per esempio, l’attuale spazio dedicato a Carlo Felice potrebbe invece essere dedicato al popolo sardo come Largo 28 aprile 1794 Die de sa Sardigna.
3) Promuovere, in collaborazione con i dirigenti e il personale scolastico, l’organizzazione di corsi di lingua sarda per gli studenti, per le famiglie e per tutti i cittadini interessati.
4) Promuovere e, dove possibile, finanziare corsi di storia sarda nelle scuole di competenza comunale.
5) Ricordare degnamente i sardi che hanno dato lustro alla città e all’Isola: è incredibile che esista una targa nel luogo in cui ha dimorato Honoré de Balzac, venuto in Sardegna per fare speculazione e non vengano, invece, segnalati i luoghi in cui hanno vissuto, per citare solo due nomi, Antonio Gramsci e Ottone Bacaredda.
Infine, una domanda per ciascuno di essi:
Siete pronti ad affrontare il tema dell’eventuale spostamento della statua di Carlo Felice da piazza Yenne qualora una larga parte della popolazione manifestasse questa volontà?
Claudia Aru
Francesco Casula
Marcello Cocco
Giuseppe Melis
Immagine: pesintermediazioni.it