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Si scrive “dimensionamento scolastico”, si legge “spopolamento”

I Cobas Sardegna : «perderemo centinaia di posti di lavoro e il diritto allo studio»

La Sardegna è quella Regione, formalmente autonoma ma di fatto mera appendice di un centralismo politico arrogante e sempre più distopico, dove si spendono moltissimi soldi in convegni contro lo spopolamento e fesserie tipo dare ad un euro le case dei paesi agli stranieri, e poi lo Stato italiano taglia con l’accetta quaranta autonomie scolastiche e quasi nessuno sente il bisogno di alzare la bandiera della rivolta.

Dico quasi nessuno, perché per fortuna qualcuno c’è. L’unico sindacato della scuola esclusivamente sardo, i Cobas Scuola Sardegna, hanno infatti lanciato uno sciopero che aveva come focus proprio l’opposizione al cosiddetto dimensionamento scolastico. Lo scorso 7 dicembre, migliaia di docenti in tutta l’isola hanno incrociato le braccia e  decine di scuole sono risultate interamente chiuse a causa della mancanza di personale docente e ATA, questo nonostante l’aperto boicottaggio del Ministero e delle sue articolazioni territoriali che hanno inviato la comunicazione sullo sciopero solo 72 ore prima della sua effettuazione violando la loro Legge sul Diritto di Sciopero (146/1990).

I Cobas Sardegna hanno anche organizzato una manifestazione sotto il palazzo del Consiglio Regionale della Sardegna per denunciare la norma sull’aumento del numero minimo di alunne/i (media da 900 a 1.000), per mantenere l’autonomia degli Istituti Scolastici e il continuo smantellamento degli stessi Istituti, con un futuro distruttivo dimensionamento scolastico che non tiene in alcun conto le specificità dei territori, prevede la creazione di Istituti “monstre” ingestibili e la perdita di migliaia di posti di lavoro.

L’attuale Giunta Regionale, a guida nominalmente sardista, ha infatti accettato senza fiatare il taglio di 42 autonomie scolastiche su 270 che dovrebbero diventare 228 nel 2024/2025 ed essere ridotte ulteriormente negli anni successivi. Del resto la cosiddetta “opposizione” (i cui partiti principali, come il PD, hanno compito tagli analoghi) non hanno creato alcuna mobilitazione intorno a questo tema e anche nella campagna elettorale, il tema della difesa della scuola sarda è completamente sparito dai radar.

Lo sciopero è stato indetto anche contro il disegno di legge di bilancio del Governo che peggiorerebbe le attuali e future pensioni intaccando anche diritti acquisiti e per la modifica della Legge Fornero e della Legge Dini che allungano a dismisura la vita lavorativa e prevedono pensioni miserabili per le prossime generazioni. Altri temi di rilievo sono l’opposizione all’Autonomia Differenziata, alla cosiddetta “didattica delle competenze addestrative” e della digitalizzazione selvaggia, contro lo sperpero dei denari del PNRR, e per l’abolizione dell’INVALSI che di fatto cancella ogni ipotesi di autonomia didattica e di sapere situato e legato al contesto.

Oltre a ciò I Cobas sardi si schierano contro l’ipocrisia del CCNL Scuola che prevede aumenti ridicoli rispetto all’inflazione e per l’immissione in ruolo di tutti i precari e le precarie che hanno tre anni di servizio, con la modifica delle norme sul reclutamento. Last but not least I Cobas sardi, da sempre impegnati nelle mobilitazioni contro l’occupazione militare della Sardegna, si schierano  contro tutte le guerre, le servitù militari e le spese militari in continuo aumento e per la riconversione delle fabbriche di armi e la fine del loro commercio con investimenti di tali risorse nelle urgenti necessità sociali.

Contemporaneamente alla mobilitazione nelle scuole e davanti al palazzo del Consiglio regionale, i Cobas hanno anche lanciato una petizione contro il Dimensionamento Scolastico in Sardegna e quindi l’ulteriore chiusura di circa quaranta scuole. La petizione in pochi giorni ha raggiunto la bellezza di quasi 1.800 firme.


Immagini: Cristiano Sabino

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