Incursioni arabo-musulmane e tentativi di conquistare la Sardegna (703-1016)
Le notizie sulle incursioni e sui tentativi di occupazione nei secoli VIII-X e su quella più importante, nel 1015 (da parte di Mujahid, passato alla storia con il nome di Musetto) sono state tramandate soprattutto da cronisti arabi che scrivevano nei secoli XII-XV e anche nel XVI. Si tratta dunque di fonti indirette. In tutti comunque non vi è mai alcun riferimento a una dominazione straniera o a una difesa che non fosse fatta dagli stessi Sardi. Per il resto esse sono unilaterali e mirano a esaltare imprese con risultati sempre favorevoli agli Arabi.
Le incursioni iniziano nel 703 e proseguono, ininterrottamente fino al 1016, non ogni anno ma quasi. Con conseguenze particolarmente nefaste, anche a livello fiscale. Nel 753 infatti, in seguito ad un attacco, secondo un’attendibile fonte araba riportata da M. M. Bazama (Ibn-al-Atîr), viene imposto ai Sardi il pagamento della gizyah.Si tratta di un’imposta applicata con precise condizioni e regole dai Mussulmani sui popoli che non preventivamente convertiti all’Islam, riconoscevano prima dell’annientamento delle proprie truppe di essere stati vinti in un’azione di guerra santa.
Alla gizyah erano sottoposti tutti i liberi adulti di sesso maschile socialmente attivi i quali in media dovevano versare ognuno alla fine dell’anno lunare quattro monete d’oro dette dìnar, ciascuna pari al peso di 21 e ¾ di semi secchi di carrubo oppure quaranta monete d’argento dette dirham del peso di 14 e 17/20 di semi secchi di carrubo. Non si sa per quanto tempo e a quali condizioni i Sardi pagarono la gizyah.
Quando si fanno sempre più frequenti e pericolose i Sardi avvertono l’esigenza di costruire alleanze più vaste e solide. Così nel 815 un’ambasciata di Sardi (legati sardorum de Carali civitate) in autonomia – a significare che ormai sono liberi dai Bizantini attraverso la progressiva formazione dei Giudicati – conducono una missione presso Ludovico il Pio, a Francoforte, per richiedere assistenza militare (il fatto è narrato negli Annales Regni Francorum di Eginardo, – 775-840 – storico franco al servizio di Carlo Magno).
Ludovico il Pio era appena succeduto al padre Carlo Magno e i delegati (dona ferentes) con i Franchi che all’epoca, detenevano la Corsica, in vista di una coalizione antiaraba, stabilirono rapporti di buon vicinato e collaborazione difensiva tra le due isole. Anche se il risultato fu positivo i Sardi – pare di Calaris – si difesero ancora da soli sia nel 816 che nel 821-822.
L’accordo fra i Sardi e i Franchi si protrasse attraverso i decenni fino al secolo XI. I sardi avevano potuto resistere alla marea araba per tutto l’VIII secolo; ma lo sforzo fu sovrumano e forse temettero di non poter continuare indefinitamente senza un’intesa con i popoli vicini.
Scrive il Carta-Raspi:
“Le popolazioni interne e soprattutto i Barbaricini non avevano a temere dalle incursioni né dai tentativi di conquista: avevano resistito alle legioni romane, avevano contrastato le signorie vandale e bizantine.
Altrettanto non era però per le città costiere e per i minori centri poco discosti dalle spiagge, continuamente esposti ai terribili assalti mussulmani. I nemici piombavano improvvisamente sulle coste, forti di decine di navi e prima ancora che la difesa entrasse in azione, incendiavano i legni ancorati nei porti, seminavano strage e rovina fra le popolazioni, predavano quanto trovavano, e catturavano schiavi, specialmente donne per gli harem. Solo quando le vedette scaglionate lungo le coste riuscivano ad avvistare in tempo le navi era possibile darne avviso e predisporre le resistenze: ma il più delle volte il nemico profittava delle tenebre e riusciva a sbarcare inosservato”.
L’unico modo di difendersi era comunque quello di opporre flotte a flotte, che la Sardegna con la costituzione dei Giudicati possedeva: a documentarlo – fra gli altri – è proprio lo storico Eginardo. Oltre alle testimonianze che abbiamo nel secolo XIII per i Giudicati di Torres e di Cagliari e nel XIV secolo per quello di Arborea.
La Sardegna infatti aveva ripreso la sua antica tradizione marinara con la fine della signoria bizantina e l’affermarsi dei Giudicati, che manterrà finché non cadrà sotto il dominio aragonese prima e spagnolo dopo.
Arriviamo così al 1015-16 quando si verifica un tentativo di conquista dell’isola da parte di Mujahib (più noto come Museto). Musetto, che aveva istituito un principato sulle coste meridionali della Spagna, sbarcò a Cagliari con una flotta di un centinaio di navi, riuscendo a occupare buona parte della pianura del campidano ma non proseguì subito verso l’interno dell’Isola e rientrò in Spagna, lasciando però i suoi uomini nelle zone occupate.
Secondo alcuni storici l’intervento di Pisa e Genova, avrebbe ricacciato l’esercito di Museto, aprendo le porte della Sardegna alle due repubbliche marinare.
Mi riferisco in modo particolare a Paola De Gioannis e Giuseppe Serri che (in l’Antologia storico-letteraria Ed. La Nuova Italia, Firenze, pag.366) scrivono: ”Pisa e Genova già impegnate nella lotta contro l’espansionismo arabo, decisero di costruire un’alleanza per fermare definitivamente la pericolosa avanzata delle forze mussulmane. Pertanto quando Mugahid l’anno successivo tornò in Sardegna per proseguire nell’occupazione dell’Isola, si scontrò con una forte flotta organizzata dalle due città: sconfitto duramente, fu costretto a tornare in Spagna, lasciando nelle mani nemiche gran parte dei suoi soldati. Questo fu l’ultimo tentativo di occupazione della Sardegna da parte degli arabi, anche se le loro incursioni sulle coste continueranno per secoli: ma fu anche il momento di inizio del dominio di Pisa e di Genova sull’isola, dapprima esercitato con i loro mercanti e poi con l’occupazione di una parte del suo territorio”.
In totale disaccordo con questa ipotesi storiografica è Raimondo Carta Raspi che (in Storia della Sardegna, Mursia ed. Milano, pagina 341) scrive: ”La Sardegna viene difesa dai Sardi. Nessuna antica o recente fiaba può contestare questo merito ai sardi, questa pagina eroica e sanguinosa fra le altre dimenticate o malnote della storia. E anche il merito di aver contribuito in tal modo a preservare l’Europa da un’invasione.
Altro merito dei Sardi è il contributo dato alla difesa della propria terra alla cristianità, mal ricambiata dai pontefici dei secoli successivi e ciò vedremo a suo tempo”.
Comunque la si pensi, dopo il tentativo – fallito – di conquistare la Sardegna da parte di Musetto, sono ricordate poche incursioni arabe in Sardegna, fino alla fine dei Giudicati, quando riprenderanno con maggiore forza e frequenza, con i catalano-aragonesi, gli spagnoli e infine con il brutale dominio sabaudo, fino al Congresso di Vienna. Ma questo è un altro capitolo.
(Prima parte)
Immagine: storicang.it