Politica coloniale sarda-italiana, ovvero “l’arte” dell’arrendevolezza – S’Imprenta, rassegna stampa dalla colonia
Se la politica è l’arte del compromesso, in Sardegna è “l’arte” dell’arrendevolezza.
La Sardegna è sotto assedio da più parti. Le vertenze e le battaglie si stanno sommando una dietro l’altra. Viene minata la scuola, il nostro paesaggio diventerà terra dei predoni del vento, le esercitazioni militari sostenute da Crosetto (e da tutti i principali partiti italiani).
I tagli alla scuola
L’ultima vertenza è quella che riguarda la scuola: gli istituti verranno ridotti da 270 a 228 a partire dal prossimo anno, con ulteriore riduzione di otto entro il 2026-2027.
Come reagisce la politica sarda?
Le giravolte della politica si torcono in una iniziale (finta?) presa di posizione, in modo da rimarcare lo sdegno, per cui lo scorso 29 giugno Biancareddu dichiarava guerra («Noi non ci stiamo» e «Sto valutando l’impugnazione»).
Per ritrovarci, a pochi mesi di distanza, con lo stesso a dire «Sbagliato ma conviene adeguarsi». Nella stessa intervista su La Nuova Sardegna leggiamo che:
“Lei però aveva annunciato la possibilità di presentare ricorso, strada scelta da alcune Regioni. L’ipotesi è stata accantonata?
«Sull’eventualità di ricorrere abbiamo riflettuto a lungo con il supporto di esperti e abbiamo deciso di non farlo perché è altamente improbabile che la riforma venga respinta. E il danno per noi potrebbe essere peggiore».”
“Che cosa potrebbe accadere se la Regione decidesse di non adeguarsi?
«La riduzione-accorpamento delle autonomie scolastiche verrebbe fatta da commissari nominati dal Ministero, cioé da persone che non conoscono il nostro territorio e le sue esigenze.“
E qui il fatto diventa la solita questione dei rapporti tra Sardegna e Italia, che riemerge costantemente, con la classe politica sarda che cede e che, anziché fare fronte comune allo scopo di mettere in evidenza lo svuotamento costante dello statuto autonomo, strumentalizza le bocciature (politiche, ma nascoste dietro asterischi burocratici) dello stato italiano.
I presidi attaccano l’assessore Biancareddu: «Le linee guida non tengono conto delle specificità dell’isola».
Lo sciopero degli studenti dovrebbe essere una cosa naturale, date le condizioni, e magari potrebbe affiancarsi alle varie battaglie che stanno risvegliando la Sardegna, dalla speculazione energetica, alle battaglie sulla sanità, a quelle contro le basi e le esercitazioni militari.
Con un elemento comune: la richiesta di autodeterminazione dei territori.
Un comunicato stampa della regione ci informa che è attivo il portare regionale sardegnacultura.it, voluto dall’assessore Biancareddu.
Ecco come si presenta l’home page: senza protocollo di sicurezza https (la regione aveva già avuto dei problemi con il furto online dei dati sensibili) e con immagini che non vengono caricate. È la fotografia del perché il nostro patrimonio culturale è praticamente sconosciuto.
Miocugino con € 1.800 lo avrebbe fatto meglio.
Intanto, la Regione viene accusata dalla corte dei conti per non avere speso i fondi (inclusi quelli per l’insularità) in dotazione. Un cortocircuito politico-burocratico, visto che nell’isola si tagliano le scuole e la sanità.
Solinas dopo la strigliata della Corte dei Conti la Regione istituisce il collegio dei revisori.
La questione energetica
Sul Manifesto Sardo, alcuni giovani aprono il dibattito sulla transizione energetica (Alla Sardegna. Da parte di giovani che non vogliono vederla bruciare) toccando diverse questioni su alcuni trade-off: riduzione di co2 vs rispetto paesaggistico-estetico; comunità energetiche vs grosse aziende speculative; servitù al sud e sulle isole vs equa distribuzione tra le aree della penisola e delle isole. Le questioni sul tavolo sono tante e tutt’altro che banali.
Sullo stesso sito Cristiano Sabino (Risposta ai giovani che non vogliono vedere bruciare la Sardegna) smonta l’articolo, punto per punto e su vari livelli. Il dibattito è apertissimo, anche dentro i Comitati si discute e ci si confronta, anche aspramente, sul sì-no alla transizione, e soprattutto sul come attuarla.
Il ministero approva il Sacoi (Cavo elettrico sottomarino tra Sardegna, Corsica e Toscana: ok del ministero al progetto di Terna), mentre, messo alle strette, il Comune di Selargius vota per la richiesta di revisione del progetto:
“Il Consiglio Comunale di Selargius, in riferimento al dibattito sul progetto di collegamento HDVC Sicilia – Sardegna West Link della società Terna s.p.a. – protocollo d’intesa e convenzione
IMPEGNA
il Sindaco e la Giunta Municipale di Selargius a presentare una formale richiesta di revisione alla Regione Autonoma della Sardegna sul progetto di Terna s.p.a. ricadente nel territorio di Selargius e contestualmente ad approfondire tutte le prescrizioni indicate dagli Enti che si sono espressi favorevolmente all’intervento”.
Il governo vara il decreto. Mentre l’Unione Sarda titola “Verso una legge regionale per fermare l’assalto eolico: «Moratoria e parere dei comuni vincolante»“, La Nuova Sardegna risponde con un “Via libera alle pale eoliche in quasi tutta la Sardegna“.
Scrive la Nuova, a proposito del nuovo decreto: “A parte tre zone: il parco di Tepilora, i vigneti del Mandrolisai e l’area di Barumini, potenzialmente in tutto il resto dell’isola si potranno impiantare pale eoliche”.
[…]
“Trascorsi «infruttuosamente» i 180 giorni dall’approvazione del decreto, il governo si sostituirà alle Regioni inadempienti e farà in pratica lui la legge valida per quella Regione.”
180 giorni. Siamo in piena campagna elettorale e poi ci sarà il post-elezioni. Verosimilmente saremo ancora senza giunta regionale!
La questione è urgentissima.
Il Messaggero pubblica gli obiettivi sulle rinnovabili assegnati alle Regioni:
Suddividendo i GW per la popolazione (per mille) otteniamo questi dati:
Lo squilibrio tra regioni è evidentissimo, e aumenterebbe di parecchio se inserissimo anche i consumi energetici industriali.
D’altro canto i Comitati devono cambiare registro comunicativo: la suddivisione è ancora squilibrata, ma non sono più gli oltre 50GW che si prospettavano solo poco tempo fa.
Occorre ridimensionare ancora la portata dei GW in base alle nostre esigenze e favorire le comunità energetiche, partendo dal fotovoltaico sui tetti dei capannoni (l’autoconsumo immediato riduce la dispersione energetica nel trasporto) e degli edifici pubblici, in modo tale che a trarre vantaggio delle produzioni siano i cittadini e l’industria locale, migliorando la competitività del territorio.
La questione ecologica, dal punto di vista dello stato italiano, è totalmente strumentale: con una lettera Crosetto ignora la questione ambientale sollevata dal Comipa sul processo penale su Teulada. (Schiaffo del Ministro della Difesa alla Sardegna).
L’Unione riporta la risposta del ministro Crosetto:
«Al riguardo, evidenzio che il mancato svolgimento delle attività addestrative programmate presso i poligoni in questione, la cui utilizzazione è stata già ampiamente circoscritta in aderenza alle richieste del territorio, impedirebbe il corretto approntamento dello strumento militare – in relazione ai compiti d’istituto della Difesa – essenziale ai fini dell’impiego operativo del personale, in condizioni di sicurezza, nell’assolvimento delle missioni assegnate sia nel contesto nazionale sia in quello internazionale». e ancora che «l’utilizzazione è stata già ampiamente circoscritta in aderenza alle richieste del territorio» (de ghisa!).
Arresti per “Mafia” in Sardegna
L’altra importante notizia è quella degli arresti per “Mafia” e corruzione: 31 arresti, tra cui l’ex assessora all’agricoltura Gabriella Murgia. Le questioni giudiziarie seguiranno il proprio iter, qui ci interessano le questioni politiche. La Nuova Sardegna titola Spuntini, favori e massoneria: patto d’onore della cupola sarda.
Solinas nega il fatto che sia una questione politica, facendo finta di non vedere che la Murgia era assessore nel suo governo: «Non riferirò in Aula, la vicenda non è politica. Spero che l’Isola sia immune dalla mafia».
A maggio 2019, la Murgia veniva segnalata dal sito di settore edagricole.it per le dichiarazioni “Non ho competenze specifiche nel settore, ma mi documenterò in fretta perché i sardi hanno bisogno di risposte rapide“. (Sigh!)
Tuttavia il rischio che si risolva in una bolla mediatica è reale, la magistratura ci ha abituato al peggio, sotto elezioni. Sardegna e Libertà pone alcuni dubbi.
Il giorno prima Maninchedda scriveva questa analisi, che poneva tantissime questioni sul piatto, sostanzialmente derubricando l’affare “Mafia” a qualcosa di più simile alla Massoneria.
Ecco alcuni stralci:
[…] Ma ad un certo punto, il Gip descrive bene che cosa intenda la legge e con la legge questa indagine: “Quanto infine alla segretezza degli appartenenti all’associazione, essa può rivolgersi verso l’esterno, ma anche al suo interno, nel caso in cui l’identità degli associati sia interamente nota soltanto ad alcune articolazioni del gruppo, in genere alla sua struttura dirigente. (…) Infine lo scopo di interferenza è riferito dalla legge non soltanto alle più elevate funzioni costituzionali, ma anche alla Pubblica amministrazione centrale e periferica…”.[…]
Questo è il profilo della massoneria e, a mio avviso, si sta descrivendo una loggia, evidentemente mista, di uomini e donne e di uomini e donne dotati di poteri pubblici. Una loggia non cagliaritana, non del Grande Oriente, una di quelle logge di obbedienze spurie e di pratiche molto pratiche.”
e ancora:
“Università, cultura e balentìa In buona sostanza (come direbbe Johnny), il Gip ha dedicato 400 pagine a descrivere il “mondo di mezzo” della Sardegna, una sorta di zona grigia tra area che delinque e area che governa che è sempre esistita, ma che non è mai stata adeguatamente aggredita. Questo mondo è stato individuato dall’indagine con confini ben più ampi di quelli esplicitati.“
Rilevanza penale o meno, come ci si libera da un potere politico che ha le fondamenta su una struttura simile?
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Imàgine de sa chida
Torna Fàulas, il Festival che ribalta i luoghi comuni sulla Sardegna:
ci saremo anche noi de S’Indipendente.
Qui il programma completo!
Imàgine: Quora.com